Si terrà dal 25 gennaio 2025, in vari luoghi di Jeddah, in Arabia Saudita, la seconda edizione della Biennale delle Arti Islamiche. Con il tema And All That Is In Between, la Biennale esplora la dimensione esperienziale della fede, intrecciando opere contemporanee e oggetti storici delle culture islamiche. La Biennale delle Arti Islamiche 2025 ospiterà oltre 30 artisti provenienti dall’Arabia Saudita e da tutto il mondo, tra cui Ahmed Mater, Imran Qureshi, Asim Waqif, Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, Takashi Kuribayashi e il collettivo Slavs and Tatars, oltre all’italiano Arcangelo Sassolino. Le opere saranno esposte sia in spazi interni che all’aperto, con epicentro presso il terminal Hajj del King Abdulaziz International Airport di Jeddah, vincitore del Premio Aga Khan, riservato alle architetture realizzate nei paesi ad alta presenza musulmana
Organizzata dalla Diriyah Biennale Foundation, istituzione culturale saudita istituita nel 2020 e dedicata alla promozione dell’arte contemporanea islamica attraverso l’organizzazione di biennali di livello internazionale, la manifestazione ha già stabilito un precedente significativo, con la prima edizione, inaugurata a gennaio 2023, vistata da circa 600mila persone e con la partecipazione di artisti come Wael Shawky e Moataz Nasr.
La Biennale delle Arti Islamiche si inserisce in un calendario saudita già fitto di appuntamenti dal respiro internazionale, come la Biennale di Diriyah – la cui ultima edizione, nel 2024, è stata curata da Ute Meta Bauer – e la Biennale Desert X ad Al-Ula. Senza contare gli altri impegni del Regno nel settore dell’arte contemporanea, come nel caso dei 50 milioni di euro donati per sostenere i lavori di restauro del Centre Pompidou di Parigi. Insomma, nonostante nel paese arabo ci sia ancora molto da fare per i diritti umani – come dimostra il record delle oltre 300 esecuzioni capitali nel 2024 – il settore culturale è visto come un motore di sviluppo strategico di primo piano.
La curatela è guidata dall’artista saudita Muhannad Shono, affiancato da Joanna Chevalier e Amina Diab come curatori associati, e con il supporto di un team di direttori artistici di fama internazionale: Julian Raby, Amin Jaffer e Abdul Rahman Azzam. Insieme hanno selezionato opere che affrontano i temi della fede e della natura, celebrando l’immaginazione collettiva e il potenziale del sacro.
«Ho scelto artisti che mi ispirano e in cui vedo riflessi delle mie stesse aspirazioni, mescolando nomi emergenti e affermati», ha spiegato Shono, introducendo gli autori coinvolti: Fatma Abdulhadi, Bilal Allaf, Nasser Alzayani, Ahmad Angawi, Abdelkader Benchamma, Gabriel Chaile, Saeed Gebaan, Louis Guillaume, Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, Bashaer Hawsawi, Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser), Nour Jaouda, Tamara Kalo, Raya Kassisieh, Asif Khan, Lúcia Koch, Takashi Kuribayashi, Ahmed Mater, Mehdi Moutashar, Timo Nasseri, Hayat Osamah, Nohemí Pérez, Imran Qureshi, Anhar Salem, Arcangelo Sassolino, Slavs and Tatars, Iqra Tanveer e Ehsan Ul Haq, Charwei Tsai, Asim Waqif, Ala Younis, Osman Yousefzada.
La Biennale si svilupperà su sette aree tematiche, diffuse in 100mila metri quadrati di spazi espositivi. Nei cinque padiglioni interni, le opere contemporanee dialogheranno con oggetti storici come mappe, strumenti astronomici e gioielli, offrendo una prospettiva unica sull’eredità culturale islamica. All’esterno, sotto il monumentale tetto del terminal Hajj, il tema del giardino islamico prenderà vita nella sezione AlMidhallah (Il Canopy), con installazioni che rifletteranno sulla natura e sulle sue connessioni con le questioni sociali ed ecologiche contemporanee. Il percorso esterno è suddiviso in quattro quadranti, progettati per favorire la riflessione, la meditazione e l’interazione sociale. Questo approccio vuole offrire un’immersione profonda nelle molteplici declinazioni delle arti islamiche, aprendosi alle suggestioni della contemporaneità.
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