06 dicembre 2024

Biennale d’arte di Venezia 2026: dalla Francia al Canada, annunciati i primi padiglioni nazionali

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Dopo l’annuncio della curatrice Kuyo Kooh, già inizia a delinearsi la Biennale d’Arte di Venezia 2026: ecco i primi artisti dei Padiglioni nazionali, dalla Francia di Yto Barrada al Canada di Abbas Akhavan

La prossima edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che aprirà nell’aprile 2026, inizia a delinearsi: dopo l’annuncio di Kuyo Kooh come curatrice della 61ma Esposizione Internazionale, iniziano a uscire anche i nomi degli artisti dei Padiglioni Nazionali. L’ultima in ordine di tempo è stata l’Islanda, che sarà rappresentata da Ásta Fanney Sigurðardóttir, mentre nelle scorse settimane era stata la volta di Francia, con Yto Barrada, Irlanda, con Isabel Nolan, Estonia, con Merike Estna, e Canada, con Abbas Akhavan.

Ad annunciare il proprio artista anche il Taipei Fine Arts Museum, con Li Yi-fan che presenterà un progetto collaterale per Taiwan nel cartellone ufficiale della Biennale di Venezia del 2026. Taiwan ha partecipato alla Biennale di Venezia con un padiglione nazionale dal 1995 al 2003, prima di essere inglobato nel Padiglione della Cina all’Arsenale, che ha assunto lo status di padiglione nazionale.

Li Yi-fan

Padiglione Francia: Yto Barrada

Una commissione organizzata dall’Institut Francais ha scelto Yto Barrada come artista che rappresenterà la Francia alla 61ma edizione della Biennale d’Arte di Venezia. La giuria ha selezionato Barrada «Per la sua pratica multidisciplinare che unisce comunità artistiche e sociali in cerca di una nuova utopia», si legge nelle motivazioni. «Come ricercatrice iconoclasta, artista olistica e senza confini, Barrada reinventa la scultura sociale attraverso la lente di pedagogie alternative e trasforma i canoni del modernismo in un giardino plurale».

Nata nel 1971 a Parigi, di origini marocchine, Yto Barrada vive e lavora tra New York e Tangeri. Ha studiato storia e scienze politiche alla Sorbona e quindi fotografia a New York. Negli ultimi 25 anni ha sviluppato una ricerca che unisce installazioni, film, fotografie, scultura e tessile, per affrontare un ampio raggio di temi, dal ruolo del gioco nelle pedagogie alternative alla politicizzazione della botanica nei piani urbanistici, dal traffico internazionale di dinosauri fossili alla antropologia colonia, dal pan-africanismo alle politiche culturali durante la Guerra Fredda.

Nel 2006, Yto Barrada ha cofondato il Cinémathèque de Tanger, una associazione che ha sede nei locali del Cinema Rif e offre al pubblico di Tangeri una programmazione di qualità che riflette la diversità della produzione cinematografica, senza subire l’egemonia dei film commerciali. Ha anche creato The Mothership, un centro di ricerca e di residenza con un giardino coltivato da lei stessa, nel quale ospitare artisti, botanici e pensatori.

Ha esposto in mostre personali al Jeu de Paume di Parigi, alla Tate Modern e al Barbican Centre di Londra, al Walker Art Center di Minneapolis, al MoMA – Museum of Modern Art di New York e al MoMA PS1. Ha parteicpato alle Biennali di Sharjah (2011), Istanbul (2013), Marrakech (2016), Gwangju (2018) e del Whitney (2022). Alla Biennale di Venezia aveva già esposto nel 2007 e nel 2011. Ja vinto molti premi, tra cui il Soros Arts Fellowship nel 2023 e il Mario Merz Prize nel 2022. È rappresentata da Polaris Gallery (Parigi), Sfeir-Semler Gallery (Beirut, Amburgo), Pace Gallery (New York, Londra, Seoul, Hong Kong, Ginevra, Los Angeles, Tokyo).

Yto Barrada, ph. Anass Ouaziz

Padiglione Islanda: Ásta Fanney Sigurðardóttir

Nata nel 1987 nella a Reykjavík, laureata in belle arti presso l’Iceland University of the Arts, Sigurðardóttir è riconosciuta per la sua pratica multidisciplinare che fonde diversi media, dai disegni alle sculture, dal suono ai testi, dalle immagini in movimento alla performance. Ha esposto in musei locali e all’estero, tra cui il Museum of Contemporary Art Tokyo, il Nobel Prize Museum di Stoccolma e l’Onassis di Atene. È anche una poetessa, ha pubblicato cinque libri e le sue opere letterarie le sono valse anche una nomination per il Prix Bernard Heidsieck – Centre Pompidou, nel 2021.

«Sono onorata ed emozionata di rappresentare l’Islanda alla Biennale di Venezia del 2026», ha affermato l’artista. «Ho la sensazione che sarà un’esperienza emozionante, alimentata da una splendida serendipità. Devo dire che sono al settimo cielo, come diciamo in islandese “ég er himinlifandi”, che letteralmente significa che “sono vivo come il cielo”».

L’Islanda è una presenza fissa alla Biennale di Venezia sin dagli anni ’60 e ha iniziato a presentare il suo padiglione nazionale nel 1984. L’Icelandic Art Center si occupa dell’organizzazione del padiglione. Tra le presentazioni recenti figurano Hildigunnur Birgisdóttir, nel 2024, e Sigurður Guðjónsson, nel 2022.

Munnhola, obol ombla obla by Ásta Fanney Sigurðardóttir. Performance film 29 min. Premiered at Sequences Festival, 2021. Courtesy of the artist and Iceland Pavilion

Padiglione Irlanda: Isabel Nolan

Di base a Dublino, classe 1974, Isabel Nolan ha già fatto parte della spedizione irlandese in Laguna nel 2005 – ma in quel caso si trattava di una mostra collettiva – e nel 2025 parteciperà anche alla 13ma edizione della Biennale di Liverpool. Per la Biennale d’Arte di Venezia del 2026 presenterà invece un progetto individuale, curato da Georgina Jackson, direttrice della Douglas Hyde Gallery of Contemporary Art al Trinity College di Dublino.

La sua pratica si dipana tra scultura, tessuti, fotografie e testo, utilizzando tecniche di modellazione e artigianato premoderni per esplorare il valore intrinseco del “fare”. Le sue opere spesso evocano l’estetica della cosmologia, frutto di un processo creativo lento e intenzionale che fonde modelli visivi con un senso di ordine enigmatico.

La letteratura è una fonte ricorrente d’ispirazione per Nolan: la poesia The Darkling Thrush di Thomas Hardy, ad esempio, ha ispirato The Weakened Eye of Day, un’opera concepita per l’Irish Museum of Modern Art nel 2014. Come parte di questo progetto, l’artista ha realizzato anche un’opera audio online intitolata The Three Body Problem, un esempio di “fantascienza speculativa”, ispirato all’omonimo libro di Cixin Liu.

Isabel Nolan

Padiglione Canada: Abbas Akhavan

Il Canada ha annunciato Abbas Akhavan come rappresentante per il Padiglione Nazionale alla 61ª Biennale di Venezia. Nato a Teheran nel 1977 e trasferitosi in Canada durante la guerra degli anni ’80, Akhavan vive tra Montreal e Berlino. È noto per le sue installazioni site-specific che combinano media diversi, come video, scultura, disegno e performance. «Il lavoro di Abbas è profondamente influenzato dalle specificità dei siti, dalle architetture alle economie circostanti e alle persone che li abitano», ha dichiarato Jean-François Bélisle, direttore della National Gallery of Canada.

Akhavan ha presentato mostre in prestigiose istituzioni, tra cui la Chisenhale Gallery di Londra (2021) e la Contemporary Art Gallery di Vancouver (2022). Nel 2026, al termine della Biennale, sarà protagonista di una retrospettiva al Walker Art Center di Minneapolis. Tra i suoi lavori più celebri figura Cast for a Folly (2019-2022), esposto alla Ny Carlsberg Glyptoteket, che rievoca il saccheggio del Museo Nazionale di Baghdad del 2003. L’opera utilizza repliche smantellate di reperti, come un leone assiro in basalto ricreato in terra cruda, per riflettere sul caos e sull’uso degli oggetti durante il conflitto.

Abbas Akhavan, curtain call, variations on a folly, 2021-2023

Padiglione Estonia: Merike Estna

Classe 1980, Merike Estna ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Tallinn e ha poi completato gli studi alla Goldsmiths University di Londra nel 2009. Attualmente vive e lavora tra Tallinn e Città del Messico. È stata scelta per rappresentare l’Estonia a seguito di un bando aperto dell’Estonian Centre for Contemporary Art.  In una dichiarazione, la giuria ha riconosciuto il lavoro di Estna per la sua «Maturità e impatto», sottolineando la capacità dell’artista nel collocare la pittura tra la performance e il sociale.

La pratica artistica di Merike Estna ruota attorno alla pittura. Traendo ispirazione da motivi e cromie delle arti applicate tradizionali — spesso esclusi dal canone della pittura — Estna sfida le convenzioni di un linguaggio visivo storicamente dominato dalla prospettiva maschile. Il suo lavoro mette in discussione la netta separazione tra arte alta e arti decorative. Partendo dall’applicazione di motivi su tela, l’artista ha ampliato il suo approccio fino a coinvolgere abiti, oggetti e interi spazi, esplorando le possibilità del colore e i gesti della pittura in contesti sempre più immersivi.

Merike Estnam, Modern Museum di Malmö. Foto: Bengt Arvidson

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