Biennale dello Stretto, un ponte d’arte tra terre e leggende

di - 2 Dicembre 2022

Si protrae fino al 15 dicembre 2022 la prima edizione della Biennale dello Stretto, intitolata “Le tre linee d’acqua”, accolta nei suggestivi spazi del Forte Batteria Siacci, fortificazione umbertina del 1888 ubicata a Campo Calabro (RC) e presso il Parco Horcynus Orca di Capo Peloro (ME). Lo Stretto di Messina costituisce una riserva naturale unica al mondo dal punto di vista paesaggistico, meteorologico e culturale: tre chilometri di distesa marina che hanno dato vita a numerosi miti. Le peculiarità climatiche dello Stretto hanno ispirato numerosi racconti mitologici: la Fata Morgana, per esempio, non è solo un fenomeno ottico-climatico, ma un mito che narra di una fata, sorellastra di re Artù, che ingannava gli aspiranti conquistatori della Sicilia facendola apparire molto vicina e inducendoli, così, a naufragare. Il mito della “lupa” si basa invece su un’analogia tra l’ululato della ninfa Scilla, trasformata in una creatura mostruosa dalla pozione di Circe e i rumori incessanti emessi dalle navi quando questa particolare nebbia rende invisibili la Sicilia alla Calabria e viceversa. Due dei tanti fenomeni che caratterizzano lo Stretto sono dovuti a particolari rotture degli equilibri tra acqua, luce e temperatura.

Ph. Daniela Sarica

Gli “Strettesi” (termine coniato dal meteorologo messinese Samuele Mussillo) sono sempre stati – più o meno inconsciamente – influenzati da tali fenomeni e anche da ciò a cui ordinariamente non si pone attenzione: la particolare luce e le cromie che costituiscono peculiarità di tale area geografica, per esempio. I biennalisti della prima edizione, non a caso, sono mossi proprio da due elementi: luce e acqua.

Ph. Daniela Sarica

Tra le opere presenti nel padiglione calabro della Biennale dello Stretto, vi è una costante di operazioni realizzate mediante l’impiego di neon e luci. Diversi gli interventi site specific che contengono brevi frasi diffuse nel percorso, realizzate con neon colorati: l’inarrestabilità del pensiero viene paragonata alla vastità dell’oceano, vi sono riferimenti alle forme di vita che abitano il mare partendo dalla fauna reale, passando poi a figure mitologiche quali le sirene, per poi giungere con una suggestiva allegoria ai migranti con la frase al neon rossa che si riflette su uno specchio d’acqua recitando: “qui non sbarcherà mai nessuno”.

Ph. Daniela Sarica

Un altro intervento neonista, accolto nei suggestivi spazi della fortezza umbertina, è stato realizzato da Gianni Brandolino, che ha modellato neon dai toni freddi, restituendo graficamente le code delle tre sirene che nell’Odissea avevano provato ad ammaliare Ulisse, allegoria di un passato svanito, di cui non rimane che un lontano ricordo.  Tra gli artisti-ricercatori vi è Francesco Scialò, che coinvolge il fruitore in una dimensione più intimistica, donando al proprio interlocutore una visione compartimentale luminosa e variopinta, che suscita introspezione ed ispezione.

Ph. Daniela Sarica

Tra le opere scultoree ospitate dalla Biennale vi è Apsia-Rhegion, un albero di fico selvatico, allegoria della fondazione delle città di Reggio Calabria, realizzato con materiali di riciclo dal collettivo Lab 1, coordinato da Filippo Malice. Le abilità scultoree di Giuseppe Lococo e Nadia Riotto sono giunte a completamento con gli interventi sonori di Enzo Cimino e il sapiente direzionamento delle luci blu-viola che proiettano il minuzioso fogliame nelle pareti della sala.

Ph. Daniela Sarica

Alle numerose opere presenti nelle sale interne (proiezioni, installazioni e sculture) si aggiungono interventi esterni, tra cui alcuni realizzati su lembi di velo e tessuto bianco, con ricami appesi a funi tese tra due pareti esterne che entrano in una totale commistione visiva con il cielo e i moti ventosi. La Biennale dello Stretto, realizzata grazie al protocollo d’intesa firmato dai primi cittadini di Messina e Reggio Calabria, proposta dell’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria e curata da Alfonso Femia e Francesca Moraci, sottolinea l’identità culturale comune alle città dello Stretto, pur non essendo collegate da un ponte fisico.

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