Dopo le recenti presentazioni dell’Esposizione Internazionale curata Cecilia Alemani, con ben 213 artiste e artisti tra Giardini e Arsenale, e del Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti ed Eugenio Viola, cresce l’attesa per la 59ma edizione della Biennale d’Arte di Venezia. Apertura fissata per il 23 aprile 2022, con vernice da venerdì 20, e c’è da scommettere che l’atmosfera sarà piuttosto frizzante e l’aspettativa alta. Insomma, dopo tutte le difficoltà dovute alla pandemia c’è sicuramente bisogno di vedere e di ragionare di cose belle e interessanti. Nel frattempo, i Padiglioni che già avevano annunciato i propri artisti diverso tempo fa – visto che questa 59ma edizione avrebbe dovuto svolgersi nel 2021 – svelano le carte dei progetti. Uno degli ultimi a dichiararsi è anche quello tra i più attesi, cioè il Padiglione della Gran Bretagna, che negli anni ha saputo portare nomi illustri del proprio parterre artistico, come Tony Cragg, Anish Kapoor, Richard Hamilton, Rachel Whiteread, Chris Ofili, Gilbert & George, Tracey Emin.
Come già scrivevamo, nel 2022, per la quarta volta di fila sarà una donna a rappresentare l’arte della Gran Bretagna alla Biennale di Venezia e, dopo Sarah Lucas, nel 2015, Phyllida Barlow, nel 2017, e Cathy Wilkes, nel 2019, potremo vedere e conoscere meglio la ricerca di Sonia Boyce che comunque è la prima donna di origine afrocaraibiche a essere scelta dal British Council, l’ente che si occupa dell’organizzazione del Padiglione della Gran Bretagna, per la prestigiosa commissione per la kermesse in Laguna.
Un’azione di Boyce, che attualmente vive e lavora a Londra, scatenò alcune polemiche qualche anno fa, quando l’artista rimosse per una settimana un dipinto di John William Waterhouse, Hylas and the Nymphs, un’opera che mostra giovani donne nude, dalla sala della Manchester Art Gallery. L’azione, che Boyce rivendicò come artistica e performativa, voleva portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle modalità in cui le decisioni su ciò che è reso visibile al pubblico vengono prese nei musei. Un argomento che, negli anni a seguire, è diventato sempre più urgente e di pubblico dominio.
E dunque, cosa presenterà Boyce ai Giardini? Si tratterà di una grande installazione multimediale, composta da video, suoni, wallpaper e oggetti scultorei, che descriveranno la vitalità del gioco e della collaborazione nella pratica di elaborazione artistica, uno dei temi principali della ricerca di Boyce, incentrata sul coinvolgimento in prima linea della soggettività.
«Pochi metterebbero in dubbio le enormi sfide che abbiamo affrontato collettivamente negli ultimi due anni», ha commentato l’artista, nata nel 1962, a Islington. «Ciò che ha brillato, per me, in questo viaggio per creare un nuovo corpus di lavori, è lo spirito irrefrenabile della creatività umana. Le persone che hanno accettato di intraprendere questo viaggio con me hanno brillato», ha continuato Boyce che, a partire dagli anni ‘80, iniziò a realizzare ritratti di soggetti neri, con particolare attenzione alle donne, in risposta all’ondata di razzismo che stava colpendo il Regno Unito a quel tempo.
«Sonia Boyce descrive incontri sociali intimi per esplorare le dinamiche tra le persone, spesso concentrandosi su gesti inaspettati», hanno spiegato Emma Ridgway e Shane Akeroyd, associate curator del Padiglione della Gran Bretagna alla Biennale d’Arte 2022. «Lavorando attraverso il disegno, la fotografia, il video e l’installazione, negli ultimi 20 anni, l’indagine artistica di Boyce è stata incentrata su come vengono espresse le identità, in particolare quando le persone sono consapevoli di essere viste», hanno continuato.
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