Ci sarà anche Maurizio Cattelan tra gli autori che “rappresenteranno” il Vaticano alla 60ma Biennale d’Arte di Venezia, in un padiglione che si annuncia di ampio respiro, con un gruppo di artisti di caratura internazionale, quali Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret e la compianta Corita Kent. Curato da Chiara Parisi e Bruno Racine, rispettivamente direttrice del Centre Pompidou di Metz e direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, sede veneziana della Fondazione Pinault, il progetto espositivo sarà allestito negli spazi d’eccezione della Casa di reclusione femminile della Giudecca e diverse opere saranno realizzate con la collaborazione delle detenute. Insomma, a giudicare dai nomi coinvolti, il Padiglione della Santa Sede già si candida a essere uno dei più interessanti della Biennale 2024.
E anche la struttura concettuale sembra ben strutturata e aggiornata. Con i miei occhi è il titolo della mostra, non solo in riferimento alla testimonianza della fede e alla sua presenza nella vita attiva quotidiana – riprendendo le parole espresse dal Papa nel suo discorso agli artisti – ma anche per riportare la nostra attenzione «Sull’importanza di come costruiamo il nostro sguardo sociale, culturale e spirituale, di cui siamo tutti responsabili», ha spiegato il cardinale José Tolentino de Mendonça che, come prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione del Vaticano, sovrintende l’organizzazione del Padiglione alla Biennale di Venezia. «Viviamo in un’epoca marcata dal predominio del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, che propongono uno sguardo umano sempre più differito e indiretto, correndo il rischio che esso rimanga distaccato dalla realtà stessa», ha continuato il Cardinale, durante la conferenza stampa di presentazione svoltasi lunedì, 11 marzo. «La contemporaneità preferisce metaforizzare lo sguardo; invece, vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni. Questo è ciò che accomuna l’esperienza religiosa con l’esperienza artistica: nessuna delle due smette di valorizzare l’implicazione totale del soggetto», ha raccontato Tolentino de Mendonça.
«Quando ho mostrato a Papa Francesco il progetto del padiglione della Santa Sede, per la prossima Biennale dell’arte di Venezia, mi ha risposto: “Andrò anche io con i miei occhi”», ha dichiarato il cardinale. E la presenza del Santo padre è tutt’altro che scontata alla Biennale ma è già programmata. Domenica, 28 aprile, papa Francesco visiterà il Padiglione della Santa Sede e incontrerà la comunità ecclesiale del patriarcato di Venezia.
E dire che fu proprio Cattelan a realizzare una delle opere più provocatorie nei confronti del mondo cattolico, con la sua iconica Nona Ora, del 1999, l’installazione scultorea in cui era raffigurato a grandezza naturale Papa Giovanni Paolo II, adagiato su un tappeto rosso, colpito su un fianco da un meteorite. Il riferimento è tutto evangelico: nella nona ora, corrispondente alle 15, Gesù morì sulla croce. L’opera fu esposta alla Royal Academy e, nel 2001, anno in cui fu battuta in asta da Christie’s per 886mila dollari, anche alla Biennale di Venezia. In questa occasione, che segna un ritorno del famosissimo artista italiano in Laguna, la sua opera sarà installata all’esterno del Carcere della Giudecca. Saranno inoltre presentati dei lavori di Corita Kent pop artist scomparsa nel 1986, attivista impegnata nel sostegno dei diritti civili e suora dell’ordine delle Missionarie del Cuore di Maria. Zoe Saldana e Marco Perego presenteranno una installazione video sul tema della libertà, mentre l’artista libanese-americana Simone Fattal, compagna della poetessa Etel Adnan, esporrà una installazione composta da testi realizzati da alcune detenute.
«Bisognava scegliere, per la Santa Sede, che non ha un proprio padiglione, un luogo che conteneva già in sé un messaggio», ha precisato Racine. Le visite al Padiglione si effettueranno solo su prenotazione e saranno tenute dalle stesse detenute. «Si è creata tra tutti una relazione di grande fiducia, con l’idea di affidarsi gli uni agli altri in un grande unitario progetto gioioso», ha aggiunto Parisi.
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Bellissimo progetto importante sia per il senso espresso dal Cardinale Mendoncia e da Papa Francesco è la presenza concreta delle detenute che offrono al mondo il segno concreto e spirtuale del dolore e del bisogno di riconciliazione.