Sarà l’artista aborigeno Archie Moore, appartenente alla cultura Kamilaroi/Bigambul, a rappresentare l’Australia alla 60ma edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che si terrà nel 2024. È la seconda volta che un artista delle First Nations, cioè originario delle popolazioni autoctone australiane, è chiamato a realizzare il Padiglione del proprio Paese con un progetto personale. Nel 1990, furono Trevor Nickolls e Rover Thomas i primi artisti aborigeni a rappresentare l’Australia a Venezia, mentre nel 1997 fu la volta di Judy Watson, Yvonne Koolmatrie ed Emily Kngwarreye. Il primo solo show risale invece all’edizione del 2017, con Tracey Moffatt. Il progetto di Archie Moore, sul quale c’è ancora il massimo riserbo, sarà curato da Ellie Buttrose, associate curator of Contemporary International Art alla Queensland Art Gallery.
«Questa mostra arriva durante una fase significativa, in quanto l’Australia Council segna 50 anni di investimenti dedicati alle arti e alla cultura delle Prime Nazioni. Che artisti come Archie Moore possano rappresentare l’Australia in questa occasione globale è qualcosa di unico. Gli australiani possono essere orgogliosi e festeggiare», ha dichiarato Franchesca Cubillo, direttrice esecutiva dell’Australia Council, First Nations Arts and Culture.
Nato nel 1970, a Toowoomba, e di base a Redlands, nel Queensland, nella zona nordorientale dell’Australia, Archie Moore è uno degli artisti più conosciuti e apprezzati in patria. Nel corso della sua ormai lunga carriera, Moore ha lavorato con un’ampia tipologia di media, tra pittura e scultura ma anche tessitura, per creare opere incentrate su temi sia personali e individuali che politici e sociali. Se la sua pratica non può che riflettere un background culturale caratterizzante e legato al territorio e alla storia dell’Australia, la sua poetica si può rileggere anche attraverso la prospettiva di argomenti e di interessi più ampi e trasversali, dalle lotte per il diritto alla giustizia alla messa in discussione delle narrazioni egemoniche.
Nel 2010 ha ricreato quattro versioni della sua casa d’infanzia e nel 2022 l’ha costruita all’interno della galleria Gertrude Contemporary di Victoria. Per il National Self-Portrait Prize del 2013, un importante riconoscimento assegnato a cadenza biennale e dedicato all’arte aborigena, ha presentato un cane tassidermizzato e dipinto con lucido da stivali, intitolato Black Dog. Nel 2014 ha lavorato con maestro profumiere per creare una serie di “ritratti di odori” che evocassero momenti della sua infanzia. Nel 2018, il GUAM – Griffith University Art Museum gli ha dedicato una mostra personale incentrata sui ricordi dell’infanzia di trascorosa nelle zone rurali del sud-est del Queensland. Una sua opera, United Neytions, composta da 28 grandi bandiere con disegni usati dalle nazioni aborigene, è esposta in modo permanente nel terminal internazionale dell’aeroporto di Sydney. In Italia, alcuni suoi lavori sono stati esposti Al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, in occasione della mostra “Australia. Storie dagli antipodi”, a cura di Eugenio Viola (che ce ne parlava in questa intervista).
L’Australia Council, l’ente che si occupa dell’organizzazione del Padiglione dell’Australia alla Biennale di Venezia, non ha rilasciato particolari sul progetto che Archie Moore presenterà in Laguna. «Grazie a tutti per l’incrollabile fiducia nel mio progetto per la grande manifestazione della Biennale di Venezia», ha dichiarato Moore. «Mi sento onorata che Archie mi abbia affidato la cura di una mostra così significativa», ha commentato Buttrose. «La sua capacità di coinvolgere il pubblico a livello emotivo, attraverso ricordi e storie familiari in opere d’arte che stimolano la discussione su come ci assumiamo la responsabilità del cambiamento sociale, è singolare. Esporre alla Biennale di Venezia offre un’opportunità tempestiva e critica per la pratica di Archie, che presenterà un progetto che collegherà emotivamente il pubblico internazionale con l’atto imperativo di dire la verità», ha concluso la curatrice.
Si delinea così il panorama della 60ma edizione della Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea della Biennale di Venezia, che sarà curata da Adriano Pedrosa. Nelle scorse settimane, alcuni Padiglioni di primo piano hanno già svelato le proprie carte: la Gran Bretagna schiera Sir John Akomfrah, Julien Creuzet rappresenterà la Francia, mentre l’artista svizzero-brasiliano Guerreiro do Divino Amor è stato chiamato per il Padiglione della Svizzera.
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