L’OCA – Office for Contemporary Art Norway ha annunciato gli artisti ai quali sarà commissionato il progetto espositivo del Padiglione Nordico alla 59ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che si terrà nel 2022. Si tratta di Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara e Anders Sunna, tre artisti accomunati dalla loro origine lappone e che, in questa occasione, saranno chiamati a rappresentare proprio l’eredità della loro area geografica. È un momento di una certa rilevanza, perché è la prima volta che la grande regione, non riconosciuta come Stato e diffusa tra Norvegia, Svezia, Finlandia e la penisola di Kola, in Russia, viene considerata ufficialmente come una entità culturale e storica unitaria. Quella di chiamare tre artisti Sámi – le lingue sami sono le lingue uraliche parlate in quella zona, chiamata Sápmi – è una scelta coraggiosa e significativa ma, del resto, il Padiglione Nordico, che quindi alla Biennale d’Arte del 2022 sarà chiamato Padiglione Sámi, ha spesso presentato progetti di grande impatto.
La mostra è curata da un team composto dallo studioso Sámi Liisa-Rávná Finbog, dall’attivista Sámi Beaska Niillas e dalla direttrice dell’OCA, Katya García-Antón, con il supporto di Liv Brissach, responsabile progetto dell’OCA, e Raisa Porsanger, artista Sámi e responsabile progetto dell’OCA. Il progetto si avvarrà anche del supporto di un gruppo internazionale di consulenti, composto dall’artista aborigeno Brook Andrew e dall’artista ed educatrice Wanda Nanibush, di origini Anishinaabe.
«La trasformazione del Padiglione dei Paesi Nordici della Biennale di Venezia del 2022 nel Padiglione Sámi è un atto di sovranità indigena che evidenzia il rapporto degli artisti con la loro patria, Sápmi, un’area che precede il concetto di regione geografica e presenta un padiglione che racconterà la storia di quella che originariamente era una regione senza confini. È un ribaltamento simbolico delle rivendicazioni coloniali che hanno cercato di cancellare la terra e la cultura Sámi», spiegano dall’OCA.
Nonostante la zona non sia turbata da guerre o conflitti evidenti, la popolazione Sámi è orgogliosa delle proprie tradizioni e ha dovuto condividere le stesse preoccupazioni di tutte le minoranze. I temi affrontanti sono quelli più urgenti della contemporaneità, dall’autodeterminazione degli individui e dei popoli, ai problemi ambientali, questi ultimi particolarmente sentiti dai Sámi, considerando la rilevanza anche simbolica, oltre che economica, nella loro tradizione, della pesca e dell’allevamento delle renne. Per il loro progetto, gli artisti rifletteranno su questi argomenti universali, attingendo alla tradizione e alle conoscenze Sámi.
«La pandemia, l’impatto dei cambiamenti climatici e le richieste mondiali di decolonizzazione ci stanno portando a concentrarci su possibilità alternative per il nostro futuro e quello del nostro pianeta. In questo momento cruciale, è fondamentale considerare i modi indigeni di relazionarsi con l’ambiente e con gli altri. Le opere di Feodoroff, Sara e Sunna nel Padiglione Sámi presenteranno una visione avvincente di come funzionano queste relazioni, da una prospettiva Sámi. Le opere di questi artisti contrastano l’impatto del colonialismo sulle loro vite e, così facendo, si connettono con le esperienze condivise da tante persone, indigene e non, nel nostro mondo», ha commentato Katya García-Antón, direttrice dell’Ufficio per l’arte contemporanea norvegese e commissario del Padiglione nordico.
La presentazione ufficiale si terrà oggi, alle 13, in diretta streaming, che potete seguire qui.
Nata nel 1977, Pauliina Feodoroff è di origini Skolt Sámi, una piccola regione che abbraccia parte del comune di Inari in Finlandia e la zona russa di Petsamo, vicino al confine finlandese. Feodoroff ha lottato per i diritti della terra e dell’acqua per la popolazione Sámi, in qualità di presidente del Saami Council e come artista ha lavorato principalmente con i linguaggi della performance e dell’immagine in movimento. Nel 2018, ha presentato What Form(s) Can an Atonement Take, progetto multidisciplinare incentrato sulla cura dell’ambiente secondo le tradizioni Sámi.
Da Guovdageaidnu, nella zona norvegese di Sápmi, proviene Máret Ánne Sara, nata nel 1983 e conosciuta per le sue sperimentazioni su materiali eterogenei e per la sua ricerca dedicate alle problematiche politiche e sociali della popolazione Sámi. Le sue opere sono realizzate a partire da pratiche sostenibili, apprese dalla sua famiglia di allevatori di renne. Pile o’ Sápmi, una sua installazione presentata a documenta 14 di Kassel, nel 2017, era composta da 400 teschi di renne e documenti, attualmente in collezione al National Museum della Norvegia.
Anders Sunna, nato nel 1985, è originario di Kieksiäisvaara, nella parte svedese di Sápmi. Le sue opere, disegni, graffiti, sculture e installazioni, sono cariche della oppressioni subite dalla popolazione Sámi nel corso della storia, a partire da quelle che hanno colpito la sua famiglia che, da anni, si batte per i diritti di usare la terra e la foresta per portare avanti la tradizione dell’allevamento di renne.
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