Dopo gli annunci di alcune delle nazioni più attese, come Gran Bretagna, Francia e Australia, continua a delinearsi la prossima edizione della 60ma edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia: questa volta, a mostrare le carte è il Giappone che, per il suo Padiglione ai Giardini – molto spesso tra i più visitati a curati – presenterà un progetto di Yuko Mohri. A curare l’esposizione di Mohri alla Biennale di Venezia sarà Sook-Kyung Lee, figura chiave della critica d’arte asiatica, già direttrice della 14ma Biennale di Gwangju e attualmente Senior Curator alla Tate Modern di Londra.
Le nomine sono state annunciate dalla JF – Japan Foundation, istituzione fondata nel 1972 dal Ministero degli affari esteri giapponese e che si occupa dell’organizzazione del Padiglione del Giappone alle varie manifestazioni della Biennale di Venezia: il Paese del Sol Levante partecipa alla Biennale d’Arte ufficialmente dal 1952, mentre a quella di Architettura dal 1991. Ricordiamo che la 60ma edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, curata da Adriano Pedrosa, si terrà dal 20 aprile al 24 novembre 2024.
Nata nel 1980 a Kanagawa, Mohri è considerata tra le artiste più interessanti della sua generazione e ha già partecipato a manifestazioni importanti in tutto il mondo, come la 14ma Gwangju Biennale, nel 2023, la 23ma Biennale di Sydney, nel 2022, esponendo in molti musei di alto profilo, in patria e all’estero, dal Centre Pompidou di Parigi e di Metz al National Museum of Modern Art di Kyoto. La sua pratica si accosta all’installazione e alla scultura non tanto per comporre o costruire ma per raccontare e tenere traccia di fenomeni che cambiano costantemente, sottoposti a diverse condizioni. Negli ultimi anni ha esplorato questa idea anche attraverso i linguaggi del video e della fotografia.
«Quello che mi interessa è come una crisi, paradossalmente, accenda i più alti livelli di creatività nelle persone», così Mohri introduce il suo progetto per la Biennale di Venezia 2024, facendo riferimento alle numerose proteste perpetrate dai giovani attivisti per il clima e alla domanda fondamentale che, da sempre, percorre la ricerca artistica e che, in questi ultimi mesi, è posta in altri termini: “Cosa è più preziosa, l’arte o la vita?”.
«Questa motivazione è stata l’ispirazione fondamentale per questo progetto, innescato dalla testimonianza dei lavoratori della ferrovia di Tokyo che impiegano ingegnosamente oggetti di uso quotidiano per fermare le perdite d’acqua nelle stazioni», ha continuato l’artista, citando una sua opera, Moré Moré (Leaky), Variations, ispirata alle perdite di acqua nelle metro giapponesi e presentata anche al PAC di Milano, in occasione della mostra collettiva “JAPAN. BODY_PERFORM_LIVE”, visitabile fino al febbraio 2023, a cura di Shihoko Iida e Diego Sileo (qui il nostro approfondimento). «La convinzione è cresciuta più forte dentro di me dopo aver osservato come si è svolta la pandemia di COVID-19, una catastrofe globale che ha trasformato la vita di tutti i giorni in tutto il mondo», ha concluso l’artista.
«Il suo lavoro ci fa vedere non solo gli oggetti ma il loro ambiente e riesce a farci ascoltare non solo il suono ma la sua atmosfera e i suoi vuoti», ha continuato la curatrice Sook-Kyung Lee, che ha avuto modo di conoscere da vicino l’opera di Yuko Mohri alla Biennale di Gwangju. «Sono fiduciosa che Yuko creerà un lavoro stimolante per il Padiglione del Giappone a Venezia nel 2024».
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