Si è aperta ieri BienNoLo, quest’anno più ambiziosa e audace della prima edizione del 2019. Questa manifestazione di arte “quartierale e cantierale”- come l’ha definita l’ideatore istrionico Carlo Vanoni – Patrocinata dal Comune di Milano, Ufficio Arte negli Spazi Pubblici, ci invita ad esplorare (fino al 10 ottobre) un arcipelago chiamato città, attraverso opere diffuse e azioni performative in luoghi non convenzionali di Milano, compresi tra la Stazione Centrale, Viale Monza e le rive del Naviglio della Martesana.
I curatori Carlo Vanoni, Gianni Romano, Matteo Bergamini e Rossana Ciocca quest’anno puntato su obiettivi tutt’altro che effimeri, nonostante il titolo seducente “Nunc est bibendum, nunc libero pulsanda tellus” (ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra a piede libero, tratto da una Ode di Orazio): dietro una esortazione alla leggerezza festaiola, quando la BienNoLo sarà passata, resteranno opere permanenti, concepite per e nella città.
È questa una delle grandi novità di BienNoLo, lasciare opere sul territorio che facciano “risuonare, risvegliare Milano”; una invocazione politica ma non partitica, per i cittadini che vivono la polis nel senso greco del termine, ambiente sociale per eccellenza. Sono opere-manifesto di un fare collettivo che chiedono a chi ci governa di investire di più nell’arte pubblica, soprattutto nei luoghi decentrati, come vettore di rigenerazione sociale: imparare a guardare l’arte in piazza è sempre spiazzante, e cambia il modo di guardare il mondo.
Ma passiamo, allora, a queste opere! Le più instagrammate a Nolo sono l’intervento murale gigante Be Very Happy! (2021) di Maurizio Cannavacciuolo sulla grande parte cieca di via Marocco 10, dove campeggia una caleidoscopica deflagrazione di pittura segnico-gestuale-astratta e vibrante, dall’iconografia vagamente islamica, d’impatto ipnotico. Una cosmogonia tellurica di texture dinamiche di colore rosso, giallo, blu, arancio e verde; da guardare per una immersione metaforica nel vitalismo di Napoli, dove è nato l’artista.
Poco distante, in via Oldrado da Tresseno 1, sorprende Ditelo con i fiori (2021), un intervento di flower art incastonata in balcone del duo Bianco–Valente, poetici nel loro non nostalgico richiamo di vivere ogni momento della giornata intensamente a caccia di soprese nel caos brulicante della città.
Fate pochi passi e raggiungete via Oxilia 4, dove si distingue a colpo d’occhio Cantina (1990), in una strana vetrina invasa da 180 bottiglie dell’ironico e imprevedibile Aldo Spoldi, che dietro l’allestimento e la grafica pop accattivante, si celano non poche perplessità sul rapporto tra arte e mercato. Questa esilarante installazione è visibile tutto il giorno a costo zero, come tutte le sedi all’aperto e al chiuso di BienNoLo.
Da qui si arriva a razzo in Piazza Morbegno, nel cure di Nolo, dove al centro della piazza, sul tetto di una edicola chiusa da tempo, la “rianimazione” del luogo è data dalla scritta Wake me up when biennolo ends (2021), un manifesto emblematico per la BienNoLo 2021, firmato da Giulio Alvigini. A tal proposito si consiglia di esplorare sulla pagina Instagram Make Italian Art Great Again i suoi altri messaggi-opera dai balconi.
Ma BienNoLo, inclusiva, va anche al Garage Garibolodi, in via Mauro Macchi 95, che ospita un’altra opera permanente, EU (2020) di Enzo Umbaca, una bandiera dell’Unione Europea, le cui iniziali EU coincidono con il nome e il cognome dell’artista. Da questa idea nasce European Union dipinta sul muro del cortile interno di questo luogo nato negli anni ’30, luogo dove venivano realizzati i mosaici per la costruzione e l’abbellimento di Milano. E qui sullo sfondo di blu, lo stesso della bandiera europea, 12 stelle equivalenti al numero delle nazioni si affacciano sul Mediterraneo realizzate con la tecnica del mosaico. Queste stelle marine e cosmiche “brillano” di associazioni che rimandano alle antiche civiltà del Mediterraneo, la culla della cultura occidentale. Una bandiera incastonata in un muro di cemento a Milano che apre orizzonti rigeneranti tra aria, terra, cielo e mare; un chiaro manifesto su dove dovremmo andare verso il futuro comunitario. Sarebbe un sogno vedere questa opera su una parete nel parlamento europeo a Bruxelles; chi lo propone?
All’angolo di via Ferrante Aporti e Popoli Uniti, incantano due billboards raffiguranti paesaggi metropolitani di Luca Pancrazzi, realizzati per la prima volta negli anni ’90, incorniciati in due gradi spazi per affissione abbandonati, che risolvono visivamente e architettonicamente l’impasse di un cosiddetto “vuoto urbano”: impressionanti per forma, contenuto e significati, perché aprono il nostro sguardo su orizzonti ignoti, oltre la strada che costeggia la ferrovia; in cui tutto dipende dal nostro sguardo. Le immagini sono tratte dall’archivio fotografico dell’artista, da scoprire sul luogo periferico ma centrale per i cultori di opere intense che rivendicano attenzione e attivano le sinapsi dei visionari urbani più esigenti.
Fuori, fuorissimo dai luoghi comuni, in via Jean Juarés 22, all’East River, quasi un “moulin de la galette” milanese, all’ombra di una maestosa ciminiera fa capolino Il rosa e il nero (2021) di Giovanni Frangi, una grande tavola di legno concepita come un omaggio a un testo teatrale di Carmelo Bene inscenata nel 1968 con le musiche di Sylvano Bussotti, ai bordi di una recinzione, come se fosse sempre stata lì, realizzata ad hoc in dialogo con il contesto ai bordi della Martesana tra giochi di bambini, canoe, sedute yoga e occasioni di svago notturno. Qui Giuseppe Stampone, oggi alle 15, terrà una performance con Maria Crispal. Date un’occhiata, infatti, anche al calendario degli eventi diffusi di scena fino al 10 ottobre; sono azioni urbane che agitano pensieri, volti ad affrontare in maniera semiseria le sfide di un secolo sempre più ambivalente, urbanizzato, in bilico tra lo smodato sviluppo tecnologico e la necessità di fare ovunque comunità, in cui “La libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione”, come cantava Giorgio Gaber.
Fuori NoLo, dentro il quartiere Isola, in una ex–falegnameria, si apre al pubblico il nuovo spazio Loro Milano, via Ugo Bassi 32, di Luca Acquati, appassionato cultore e collezionista di arte contemporanea. Qui c’è aria di festa, basta un colpo d’occhio alle opere di grandi dimensioni e capirete il perché. Tra le altre opere c’è l’intervento permanente, un dipinto a muro a fondo d’oro, intitolato Due pacchetti di sigarette (2021) di Flavio Favelli, artista riconoscibile per assemblaggi di materiali diversi, in cui oggetti, ambienti, testo e immagine attivano la memoria senza cercarla, rimestando nel torbido di un passato che non passa e dove la realtà sembra dissolversi in una nuovo la di fumo.
Di fronte spicca Mylar Works Retrospective (2021) dell’argentino spericolato Daniel González, noto per le sue architetture effimere che riassume in questo spazio 14 anni di lavoro (ma non si sente la gravità del suo operato), con una serie di “stendardi” che incitano alla festa, al ballo. Questi gioiose composizioni definiscono spazi di libertà, e divertirci insieme con l’arte è davvero uno “sballo” collettivo. Il mylar è un materiale utilizzato per tende dei teatri di Broadway e per impacchettare caramelle, è colorato e luccicante attira e riflette la luce che seduce lo sguardo e diventa materia di riflessione sulla profonda leggerezza della vita.
H+ (Accapiù) è l’altro hub di Biennolo, in via Soperga 41. Qui, nel giardino, troverete opere-delizie che stupiscono, meravigliano e imbrigliano la mente intorno ai paradossi esposti da artisti diversi. Tra le altre è emblematica Angelo, una seduta per mamme e bambini (1992-93), una panchina recinto dove sostare e osservare, riposare e pensare, del mitico e granitico Ugo La Pietra, un protagonista dell’Arte pubblica da sempre impegnato sulle tematiche intorno al rapporto individuo e ambiente, pubblico e privato. Questa installazione fa parte della serie Panchine Recinto che pone i bambini in una area protetta e libera lo sguardo delle madri che possono guardare oltre. Quasi tutte le sere qui si svolgeranno azioni; si consigliano gli incontri nominati Tables of contents di Rebecca Agnes, bevendo un bicchiere di vino intorno a un tavolo strambo segnato da una germinante mappa di frasi, siamo invitati dall’artista a condividere “con-testi” di socialità; come lo capirete partecipando!
Su viale Monza 91, debutta con Biennolo il nuovo spazio espositivo Nolo91, dove al piano terra, nel cortile e nello spazio ipogeo troverete soprese, immersioni tecnologiche, installazioni interattive in cui diversi linguaggi ci proiettano nel polimorfico mondo dell’arte. Un viaggio nell’immaginario dall’inferno al paradiso, in cui ognuno trova il suo girone di appartenenza. Nello spazio sotterraneo c’è una installazione sonora con televisioni in gesso che proiettano un video incentrato sulle azioni resilienti di una agile atleta che tenta disperatamente di fare la verticale sul divano: un lavoro semiserio, apparentemente lieve che iconizza i luoghi comuni dell’abbandono di Sonia Andresano, dal titolo Ritenta, sarai più fortunata (2021). Ardono nel nostro sguardo le ombre di folle impresse nella serie di Crowd Mental Unity (2020), dipinte con il fuoco di David Michael Fayek, stormi di masse inquietanti; e negli ultimi tempi ne vediamo diverse con la speranza che alcune che rivendicando diritti e cambiamenti, possano presto riformare la società all’insegna di un benessere collettivo nel rispetto indiscutibile della libertà dell’individuo.
È noioso descrivere le opere di 53 artisti partecipanti, nati in un arco di tempo che va tra il 1933 e il 1998, che ci imbrigliano con lo sguardo. Alcune opere smuoveranno riflessioni su tematiche sociali e ambientali, ma tutte rotano intorno alle urgenze del presente, affrontate emotivamente, con leggerezza con differenti tecniche e linguaggi (inclusa pittura e video installazioni non previste nella precedente edizione), che disegnano nuove prospettive di sguardo sulla città e trasformano la camminata in un azione cognitiva, esplorativa, poetica e soprattutto di conoscenza. Oltre i limiti del pregiudizio.
Qual è l’eredita di questa kermesse artistica, l’effetto postumo di una bienNolo diffusa negli anfratti dei quartiere? È una indefinibile sensazione, mista a consapevolezza, di avere recuperato uno sguardo innocente, quasi infantile, della capacità di stupirci dell’incanto di piccole cose attraverso l’arte che ci viene incontro e forse ci attraversa.
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