BIOMEGA Multiverso è il progetto dell’artista Cosimo Veneziano, nato da un percorso attivato nel 2018, in collaborazione con il Brain Lab – Dipartimento di Neuroscienze dell’Università IULM di Milano e una serie di partner istituzionali, grazie al contributo del bando ORA! della Compagnia di San Paolo, promosso dal Centro Studi Argo e curato da ARTECO. Il progetto prosegue in questa seconda fase, promossa dalla Fondazione Sardi per l’Arte (Torino), concretizzata grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito della settima edizione del programma Italian Council (2019), volto ad azioni di promozione e diffusione nazionale e internazionale dell’arte contemporanea italiana, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Macerata, M17 Contemporary Art Center di Kiev, Mufoco – Museo di Fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo (MI) ed exibart. Ce ne parla l’artista.
Parlaci del progetto BIOMEGA
Il progetto nasce dall’incontro, in occasione della residenza presso Guilmi Art Project (2016), tra me e l’agricoltore Filippo Racciatti, che da alcuni anni raccoglie e seleziona semi con l’intento di creare un archivio di piante non geneticamente modificati; un esempio per individuare forme alternative di economia, dinamiche e in dialogo con la natura. Biomega si muove proprio all’interno della ricca relazione tra arte e natura, binomio che negli ultimi anni si è espresso anche come strumento critico in grado di rintracciare e mettere in dubbio la genealogia dei rapporti esistenti tra le coltivazioni e i modi della globalizzazione.
Con che tipo di istituzioni e professionalità ti sei confrontato per la realizzazione di BIOMEGA?
Le Istituzioni e le professionalità sono state differenti a partire dai relatori del public program fino alle Istituzioni coinvolte. Biomega Multiverso è un lavoro transdisciplinare sull’uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, nato con l’obiettivo di riflettere sulle procedure di acquisto dei consumatori, oggetto di studio del neuromarketing. BIOMEGA Multiverso prosegue con un workshop ideato per l’Accademia di Belle Arti di Macerata – partner culturale del progetto – svoltosi il 12 e il 13 giugno 2020 con la modalità di Didattica a Distanza proponendo, oltre a una presentazione dell’intero progetto, una riflessione su come le telecamere dei nostri device ormai filtrano quotidianamente i nostri rapporti sociali, e su come questi mezzi tecnologici cambiano e continueranno a modificare lo spazio in cui ci muoviamo, le relazione che istauriamo e i sentimenti che proviamo. Con questa emergenza sanitaria, le piattaforme online forniscono ogni tipo di servizio: teleconferenza (Zoom), telemedicina (Teledoc), telepalestra (Peloton), telecinema (Netflix & co.), per non parlare dell’e-commerce. Tutte queste telecamere mappano il nostro modo di vedere e di conseguenza di consumare. Le piattaforme digitali sono diventate infrastrutture cruciali, strategiche, che svolgono funzioni di rilevante interesse pubblico nel nostro paese, ma poco regolamentate e regolamentatili, ciò definisce la loro natura privata, oltre che prevalentemente straniera. Tramite il workshop sono state presentate queste riflessioni agli studenti e il materiale redatto dagli incontri sarà formalizzato in una pubblicazione d’artista in tiratura limitata, con i testi dei docenti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata: Luigi Pagliarini, intervenuto sull’argomento lo scorso maggio 2019, nel contesto del Public Program al PAV – Parco Arte Vivente di Torino con un intervento dal titolo Dall’Acropoli ad oggi tra Psiche, AI e Neuroscienze nell’arte e nel mercato e Maria Letizia Paiato autrice di un’intervista a me e Pagliarini dedicata a Biomega (segnonline.it 29 agosto 2019). Inoltre i materiali saranno caricati sul sito dedicato al progetto biomega.centrostudiargo.it.
Al centro di questo grande e complesso progetto vi è la relazione tra arte e natura in termini attuali: pratiche che hanno a che fare con i rapporti tra le coltivazioni e la globalizzazione. Perché hai deciso di approfondire questi aspetti?
Perché sono riflessioni che tocchiamo tutti i giorni, soprattutto le tematiche relative al binomio arte e natura collegate all’uso delle immagini. I prodotti vengono presentati e venduti tramite le immagini pubblicitarie (solitamente prelevate da database di stock photo), soprattutto quelli a carattere alimentare, con i quali ci nutriamo quotidianamente. Siamo arrivati addirittura ad un livello nel quale il testo molto spesso è diventato un appendice, tutto passa attraverso loro.
Tra i vari ambiti messi in luce durante il tuo lavoro transdisciplinare di questi anni, quale vuol essere il punto di riflessione della mostra BIOMEGA Multiverso a Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino?
Sto costruendo vari punti di riflessione con la mostra itinerante “Biomega Multiverso”. Il corpo centrale delle opere sono otto lavori serigrafici con ricamo, realizzati mediante i tracciati visivi recuperati dalla collaborazione con il Brain Lab – dipartimento di neuromarketing dello IULM di Milano, ma presso Camera ho presentato anche in dialogo una coppia inedita di vasi in ceramica. Le sculture sono state realizzate con la tecnica dell’ingobbio a partire dall’osservazione di fotografie di oggetti legati alla tradizione agricola, di cui si è perso l’uso, archiviate presso la Fondazione Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro Collecchio (PR). L’intero lavoro insiste sulle diverse modalità di percezione visiva, con l’obiettivo di indurre il visitatore a interrogarsi su quanto queste possano influire sulle sue scelte quotidiane di consumatore. Infatti sempre sulla tematica delle “immagini” a Kiev presenterò un lavoro inedito sull’importanza dell’azione dello sguardo quando si posa su un oggetto sollevando, in questo caso, un interrogativo importante sull’idea di rimozione della storia legata a monumenti e statue, e sulle nuove forme di occultamento e di negazione.
Ci spieghi la scelta del titolo BIOMEGA Multiverso?
In fisica moderna il multiverso è un’ipotesi che postula l’esistenza di universi coesistenti fuori del nostro spazio-tempo, spesso denominati dimensioni parallele. Ho pensato ad un titolo che toccava e dava l’idea di universi multidisciplinari, inoltre le diverse mostre realizzate hanno sempre un’appendice di lavori inediti pensati per quel luogo.
È stato presentato, inoltre, il volume Biomega Multiverso Cosimo Veneziano, a cura di Beatrice Zanelli pubblicato da NERO EDITIONS. Ce ne parli?
Il volume Biomega Multiverso Cosimo Veneziano a cura mia e di Beatrice Zanelli si inserisce nel dibattito contemporaneo non solo per porre in dialogo molteplici discipline quali arte contemporanea, neuroscienze, antropologia, sociologia, scienze della terra e cultura visuale in senso ampio, ma anche per stimolare, nei singoli e nella collettività, un’accresciuta attenzione a tematiche legate alla nutrizione e all’agricoltura, all’uso delle risorse naturali e al loro controllo da parte del mercato. La mia pratica si dimostra fondata sulla multidisciplinarietà del mio agire artistico, la necessità di muoversi liberamente tra diversi media, identificando di volta in volta quelli più adatti a incarnare, e a rendere visibile, l’orizzonte concettuale dal quale si muove la mia ricerca.
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