30 agosto 2022

Brian Eno, per il Trentino

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Il Castello del Buonconsiglio e il Castello di Beseno, in Trentino, diventano parte integrante delle nuove installazioni di Brian Eno. Completamente site-specific

Brian Eno #1 © Pierluigi Orler

Fino a novembre, la città di Trento ospita una serie di progetti site-specific ideati da Brian Eno, artista sperimentale, poliedrico e prolifico (ad oggi ha pubblicato oltre quaranta album) che, a partire dalla metà degli anni Sessanta, ha scritto la storia della musica attraverso esperienze da solista e collaborazioni con autori del calibro di David Bowie e John Cage. Inventore del genere ambient, all’impegno nel campo musicale, Eno ha affiancato quello nell’ambito delle arti visive, che lo ha portato alla realizzazione di opere apprezzate in tutto il mondo.

Ma torniamo a Trento, e per essere più precisi al Castello del Buonconsiglio, celebre per ospitare il Ciclo dei mesi, grande affresco di tema profano che si affaccia sulla quotidianità del tardo Medioevo. È da qui, dall’interno di un piccolo studio nel maniero, che Eno sviluppa il concetto alla base della serie di installazioni site-specific Three installations for Buonconsiglio e 77 Million Paintings for Beseno, ideate per la realizzazione del progetto “Brian Eno x Trentino”.

Brian Eno per il Castello di Beseno #2 © Pierluigi Orler

La serie di installazioni sonore ideata da Eno, è composta da tre opere inedite che, ricorrendo alla musica generativa, si fondono con gli spazi del castello, in un dialogo visivo e sonoro, secondo un progetto espositivo felicemente integrato nel percorso museale.
Eno, cui si deve anche l’invenzione del genere ambient, usa la definizione “musica generativa” per riferirsi ad un tipo di musica sempre diversa e mutevole, realizzata ricorrendo all’uso di un sistema.
L’aspetto che più lo affascina dell’arte generativa, è la potenziale infinità di variazioni e combinazioni che la portano ad un’imprevedibilità alla quale deve sottomettersi anche l’autore stesso, secondo una concezione che l’artista condivide con John Cage, il quale affermò che la funzione dell’arte è quella di imitare la natura nel suo modo di operare.

A partire dalla metà degli anni Sessanta, grazie ad esperimenti con la luce e il suono, Eno comincia la sperimentazione che porterà alla nascita della musica generativa, genere musicale che si è  consolidato attraverso numerose esperienze, tra le quali và annoverata anche la collaborazione con Mimmo Paladino per l’installazione I Dormienti, esposta per la prima volta a Londra nel 1999, nei sotterranei della Roundhouse.

L’installazione Face to Face, ospitata nella grande Sala dei Vescovi, nasce da una riflessione sul tema del passaggio tra la vita e la morte.
Partendo da un nucleo ristretto di ritratti fotografici di persone reali (18 in tutto), le immagini si avvicendano attraverso il ricorso ad un software appositamente sviluppato, che ne trasforma lentamente i caratteri, pixel dopo pixel, fino a generare un numero potenzialmente infinito di volti di persone mai esistite.
Quello che salta all’occhio, è il carattere fortemente perturbante delle immagini, nell’accezione freudiana del termine, che concilia il senso di angoscia con quello di  famigliare. Il padre della psicanalisi spiega che la condizione essenziale perché abbia luogo il sentimento perturbante ai trova nella incertezza intellettuale e, osservando i volti che si susseguono senza sosta nell’installazione, si avverte un senso di inquietudine, legato alla percezione di qualcosa di artificioso, e allo stesso tempo vicino e naturale.
Le immagini, incorniciate in pieno stile barocco, si mescolano a quelle delle numerose effigi di vescovi del passato ospitate all’interno della stessa sala e, con esse si fondono dando vita ad un’emozionante miscela.

Nell’installazione ospitata nella loggia al primo piano del castello, il ricorso all’immagine viene meno, per lasciare il posto al suono di Music for Cortile dei Leoni, che accoglie il visitatore nel contesto di quello che rappresenta un luogo di riposo, tra un’ala e l’altra. Qui, la voce della figlia più giovane di Brian Eno – sulle note di musica inedita composta dall’autore- avvolge lo spettatore per proiettarlo all’interno di un’atmosfera sospesa e fantastica. In questa e nell’installazione ospitata nei Giardini di Magno Palazzo – composta da tre anfore in terracotta dalle quali si sparge il suono – l’artista presenta per la prima volta quello che egli stesso definisce come un nuovo genere musicale, ovvero long song, nel quale la musica ambient incontra la voce.

Chiudiamo con l’installazione multimediale site-specific 77 Million Paintings, opera spettacolare che vede le grandiose mura di Castel Beseno trasformarsi in fondale per dipinti fatti di luce che si snodano per oltre 100 metri di lunghezza, offrendo una serie di metamorfosi apparentemente infinita. Il progetto, è stato realizzato grazie all’uso di un software che sovrappone in ordine casuale 400 dipinti realizzati da Eno, generando milioni di combinazioni casuali di immagini. L’installazione sarà visibile in una serie di appuntamenti serali (venerdì e sabato), fino al 10 settembre.

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