CANEMORTO, un’enciclopedia di stile: ecco a voi i tre cani dell’arte

di - 10 Novembre 2020

Il collettivo di tre artisti a viso coperto nasce a Milano nel 2007. Dal muro alla tela, passando dalla pelle umana alla video arte, la produzione di CANEMORTO fruga la polpa viva dell’arte per estrarne, più levigato e più duro, l’osso dell’anima.

Genuini e brutali, adepti fedeli alla Txakurra, i CANEMORTO si configurano come un fenomeno assoluto nel variegato panorama dell’arte contemporanea mondiale, e si raccontano per The Underground, la nostra guida all’arte diffusa al di là dei circuiti convenzionali.

CANEMORTO
CANEMORTO, La Calda Notte, vernice spray su stoffe cucite a mano, 300 x 500 cm, 2018

Chi è Txakurra?

«La Txakurra è una divinità maligna dalle sembianze di un cane morto. Ci è apparsa nel 2007 e da allora ci sforziamo di diffondere il suo culto in ogni modo possibile».

Vi hanno spesso paragonati alla pittura informale astratta in particolare a Fautrier, Dubuffet e Gorky. Ci sono davvero degli artisti o movimenti che vi hanno influenzato?

«Certo, la pittura è sempre stata la nostra ossessione principale e nel corso degli anni abbiamo assorbito le influenze più disparate, dall’arte primitiva a quella contemporanea, con un occhio di riguardo a tutto ciò che è considerato outsider».

CANEMORTO Foto di Tanguy Bombonera

Nel video di Toys esplorate con il linguaggio della strada la linea di confine tra purezza artistica e mercato. Quanto è difficile restare fedeli alla linea?

«Si tratta di un concetto molto complesso e ambiguo. Una linea demarcata non esiste, ogni artista può tentare di tracciarla o anche evitare del tutto di porsi il problema. Nel nostro caso ci affidiamo unicamente al volere della Txakurra».

Arte urbana: un concetto controverso. Nella contrapposizione tra writing e street art, CANEMORTO è sempre stato chiaro nel gridare “non prendo soldi dalla strada”. Cosa ne pensate delle possibili contaminazioni tra i due ambiti?

«In realtà diffondere una fede religiosa comporta dei costi molto alti, perciò abbiamo sempre tentato di prendere soldi da tutte le parti. Per quanto riguarda le contaminazioni tra i due mondi, a nostro avviso ce ne sono pochissime valide e tantissime di dubbia qualità».

CANEMORTO Foto di Tanguy Bombonera

Nella vostra carriera vi siete destreggiati stupendamente tra happening, video, graffiti, scultura, pittura e tattoo. Tra le vostre performance più originali, la Pizzeria da Canemorto, come è nata questa idea?

«Nel 2017 siamo stati invitati a fare una mostra personale a Kapow, un’associazione culturale di Gent, in Belgio. Dopo aver visto lo spazio espositivo, ci siamo messi a scherzare tra di noi perché sembrava una pizzeria d’asporto. A questo punto abbiamo deciso seriamente di trasformare il posto in una pizzeria d’asporto, ci siamo procurati un forno e per due giorni abbiamo impastato e sfornato pizze-sculture a forma di teste di cane. Probabilmente molti abitanti del quartiere pensano ancora che sia stata una pizzeria eccentrica fallita molto in fretta. L’anno scorso il progetto si è evoluto in una nuova versione: Osteria da Canemorto».

Tra le ultime fatiche del trio la collaborazione con Egreen per il suo ultimo album mixtape I SPIT VOL.2 per il quale hanno curato comunicazione, grafica e concept muovendosi con una vera e propria street promo che ha invaso la città di Milano. In un mondo che rincorre un’ideale di bellezza evanescente e irraggiungibile, CANEMORTO ci fa scoprire la bellezza primitiva e innata delle cose.

«È inutile che lo spettatore cerchi nella visione di un’opera d’arte qualcosa che lo consoli. Troverà solo qualcosa che lo dilanierà. Starà a lui decidere come adoperarlo», Lea Vergine (1936 – 2020).

CANEMORTO, Chill Cover, olio e vernice spray su tela, 180 x 180 cm, 2017

Articoli recenti

  • Progetti e iniziative

«La rigenerazione può avvenire solo a livello delle coscienze». Ecco cosa sta succedendo in uno dei quartieri più difficili della Sicilia

Il futuro del contemporaneo può essere nei musei a cielo aperto? Lo abbiamo chiesto in questa intervista ad Antonio Presti…

23 Febbraio 2025 13:30
  • Arte contemporanea

That’s Amore: Michael Landy e Gillian Wearing insieme da Thomas Dane Gallery

Un dialogo inedito tra la città e la vita di coppia, il caos metropolitano e il legame coniugale. A Napoli,…

23 Febbraio 2025 12:00
  • Cinema

Berlinale 2025: colazione con i produttori del film vincitore dell’Orso d’Oro

Un incontro a colazione con Yngve Sæther e Hege Hauff Hvattum, produttori di Drømmer, il film di Dag Johan Haugerud…

23 Febbraio 2025 11:54
  • Fotografia

Other Identity #148, altre forme di identità culturali e pubbliche: Elisabetta Marangon

Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…

23 Febbraio 2025 9:30
  • Mostre

Venezia: da CREA Cantieri del Contemporaneo, la grande personale di Andrea Marchesini

Fino al prossimo 27 aprile, CREA Cantieri del Contemporaneo, sull’isola della Giudecca, ospita un’esposizione caleidoscopica, dove scampoli di tessuto e…

23 Febbraio 2025 0:02
  • Mercato

Investec Cape Town Art Fair 2025: è iniziata la più grande fiera d’arte dell’Africa

Oltre 120 espositori e più di 500 artisti per la fiera di Cape Town. Sguardo agli stand della 12esima edizione, a…

22 Febbraio 2025 17:52