La mostra, dal titolo “Il luogo dei sogni: Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle”, aprirà al pubblico dal 9 luglio al 3 novembre 2021, a Capalbio. La sua curatrice è Lucia Pesapane, studiosa di Niki de Saint Phalle (alla quale ha dedicato diverse retrospettive) e grande promotrice del lavoro delle artiste donne.
Se è vero che tutta l’arte è, in qualche modo, un atto politico, la produzione di Niki de Saint Phalle non è da meno. Durante la sua parabola creativa, iniziata negli anni Sessanta, l’artista francese si è da subito avvicinata a tematiche importanti quali il riconoscimento della forza e della potenza femminile e il cambiamento climatico. Come è lei stessa ad affermare: «Molto presto capii che erano gli uomini a detenere il potere, ma quel potere lo volevo anche io. Avrei rubato loro quel fuoco. Non avrei accettato i limiti imposti alla mia vita solo perché ero una donna. No, sarei entrata anche io nel mondo degli uomini, che mi sembrava essere avventuroso, misterioso ed eccitante».
Oggi sappiamo che quel “fuoco è stato rubato” e che Niki de Saint Phalle lo ha usato – metaforicamente – per costruire un eccentrico eden nella Maremma toscana: Il Giardino dei Tarocchi. Questa opera d’arte ambientale si trova in località di Garavicchio nel comune di Capalbio e rappresenta, per intensità e coinvolgimento, un luogo meravigliosamente surreale. Le grandi dimensioni, la policromia, la gioia e il suo l’impegno sociale sono le parole chiave per la realizzazione, a partire dal 1978, di questo progetto ambizioso e immersivo, che vede la costruzione di 22 sculture colossali. Sul suo suolo troneggiano le figure degli arcani, misteriosi custodi di saperi esoterici e simbologie antiche. Qui si passeggia (e talvolta si entra!) tra Adamo e Eva, L’Eremita, L’Oracolo, Il Diavolo e l’Impiccato, la Papessa e il Mago e, curioso ma vero, l’artista stessa ha vissuto dentro l’arcano dell’Imperatrice per sette anni.
Eppure, come direbbe Calvino, la leggerezza non è mai superficialità : nonostante l’atmosfera ludica e colorata, viene lasciato ampio spazio alla riflessione su temi sociali e ambientali, ancora fortemente attuali e significativi.
Ecco perché il comune di Capalbio ha deciso di rendere omaggio a Niki de Saint Phalle attraverso una mostra diffusa che si snoda tra il Giardino, Palazzo Collacchioni e la Galleria Il Frantoio – mentre viene celebrata anche al MoMA PS1 con una retrospettiva. Le due sedi istituzionali custodiranno ben 100 opere che si affiancheranno ad altri oggetti, disegni, foto, maquettes e video, testimoni della genesi della grande opera a cielo aperto. Il percorso sarà circolare e senza frontiere, come lei avrebbe voluto («Sogno di abitare in uno spazio senza frontiere» aveva raccontato), e sottolineerà , come fa già il Giardino stesso, l’importanza dell’arte come veicolo per costruire un immaginario di coesione e unità sociale.
Forse oggi più che mai il suo messaggio rimane fondamentale, a riprova di come la partecipazione comunitaria e la condivisione debbano superare la mentalità individualista. Dopotutto, anche questa immensa opera d’arte è stata costruita in forte sinergia con amici, assistenti e collaboratori con l’intento di dare vita, concretamente, a un micro-cosmo dove serenità , supporto e atmosfera sognante fossero le basi per un messaggio di speranza.
«Il Giardino dei Tarocchi non è il mio giardino, ma appartiene a tutti coloro che mi hanno aiutata a completarlo. Questo giardino è stato fatto con difficoltà , con amore, con folle entusiasmo, con ossessione e, più di ogni altra cosa, con la fede. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi. Come in tutte le fiabe, lungo il cammino della ricerca del tesoro, mi sono imbattuta in draghi, streghe, maghi e nell’Angelo della Temperanza», si è premurata di ricordarci l’artista. Il suo è un prezioso dono, non sprechiamolo.
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Mi vergogno di non averlo ancora visitato e mi prometto di farlo questo anno, quando si stava lavorando a Capalbio per realizzare il parco dei tarocchi, io subaffittai il loft in rue de senne a Paris, abitato all'epoca da Ricardo un artista che lavorava insieme ad altri per la realizzazione del progetto. Ho vissuto per tutto quel bel periodo anni 80 avanzati, in quel bel appartamento pieno delle opere di Niki de Saint phalle, sedersi nella poltrona scultura, è uno dei più bei ricordi e l'atmosfera in generale dell'artista argentino che poi seppi con dolore che venne a mancare per la malattia del secolo che fece tante vittime come oggi con il maledetto covid-19
La mostra è molto bella, anche il palazzo pulito e ben tenuto. Peccato per gli orari....chiudere la mostra alle 12 30 per riaprirla alle 17 30 significa che, per chi è arrivato a capalbio per le 11 30 e deve fare un paio di ore di macchina per tornare, vedrà solo una parte della mostra a fronte del pagamento dell'intero biglietto.