In che modo possiamo provare il nostro esistere? Fino al 25 marzo 2023, la galleria LABS Contemporary Art di Bologna ospita Il segno traccia del nostro vissuto, mostra personale di Greta Schödl a cura di Silvia Evangelisti e organizzata nell’ambito di Art City Bologna 2023, in occasione di Artefiera. Con un passato da studentessa dell’Accademia di Vienna, la ricerca della Schödl intreccia vita e pratica artistica nel comune interesse per il segno come testimone di ciò che è o è stato, in bilico tra significato e significante.
La verità è che quest’esistenza non ci basta. Forme artistiche e forme linguistiche, che sembrano essere nate anche per questo, custodiscono due preziose possibilità per l’uomo: quella di collocarlo nell’immanenza spazio-temporale e quella di estenderlo anche al di là di questa. La poetica di Greta Schödl fa sua questa verità, rendendola il “prana” – più o meno consapevole – che nutre la sua ricerca e ne anima le opere. Blocchi di marmo, pagine di libri, carte, foglie e lenzuola: nella scelta dei singoli oggetti si alternano materia organica e inorganica, storia personale e storia naturale.
Eppure, tutto viene elevato unanimemente grazie alla pratica che l’artista riserva alla superficie di ciascuno: la scrittura. Nella sua scrittura, accanto all’eco della Secessione tra foglia oro e slancio gotico, vi si legge una profondissima forma di dedizione, di aderenza alla vita. Supporto e lingua coincidono: sul marmo si ripete la parola marmo, sulla federa la parola federa e così via. Con una trasparenza disarmante, il lavorìo della Schödl sembra mostrarci per la prima volta le cose “per quello che sono”, eppure sotto una luce nuova. Avviene così il loro battesimo, la loro ascesi: nominandole oltre la mera realtà.
Parallelamente, quella ripetitività di lettere e simboli produce un’eccedenza di significato e il suo conseguente annullamento: come quando leggiamo ininterrottamente un’unica parola e ci sembra non avere più senso, così qui il segno si trasforma pian piano in puro ritmo. Non sappiamo a che altezza delle opere, ma a un certo punto subentra sempre un’astrazione che crea lo spazio sufficiente per scorgere nient’altro che l’azione che l’ha prodotta. La scrittura si rivela qui per la Schödl tanto pratica artistica quanto vitale, si ripete, si ripete e si ripete, come a dimostrare la sua presenza sulla Terra di pari passo con l’incedere della mano.
Una ritualità pura, confermata dall’artista stessa in una conversazione sul tempo necessario a realizzare le sue opere, in cui ha affermato: «Il tempo non esiste». Il tempo di creazione non esiste perchè si sovrappone a quello della vita, sfuggendo alla semplice quantificazione. Riconoscere per riconoscersi, tracciare per tracciarsi: è così che Greta Schödl sembra raccontarsi al mondo. In questo senso, pratica artistica e opera – seppur in modo diverso – diventano antidoti per una lotta comune: quella contro il nulla che avanza.
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