A Venezia poco distante da piazza San Marco, la Fondazione Louis Vuitton ospita una mostra imperdibile a cura di David Nam, nell’ambito degli eventi collaterali della 17. Mostra Internazionale di Architettura, dove idealmente dialogano la francese Charlotte Perriand (1903-1999) e Frank Ghary (1929), l’archistar nato in Canada, naturalizzato americano, che ha creato tra le altre architetture, “decostruttiviste”, come il Guggenheim di Bilbao e Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, e la Fondazione del marchio del lusso francese, inaugurata nel 2014 sul Bois de Boulogne a Parigi, considerata un paradigma dell’architettura del XXI secolo.
Nella sede Veneziana i due architetti, diversi per esiti formali, geografie, esperienze e contesti culturali e sociali, condividono in epoche diverse la ridefinizione dello spazio domestico, entrambi sono precursori della casa “flessibile”, non invasiva e adattabile ovunque (fino al 21.11.2021).
Charlotte Perriand è stata architetto, designer, urbanista, fotografa, una protagonista del Modernismo internazionale in anni in cui le donne non potevano fare molto. L’indomita viaggiatrice che ha vissuto quasi tutto il Novecento all’insegna della libertà espressiva, è tra le poche donne a partecipare al IV CIAM ad Atene. La sua carriera è stata adombrata dalla fama dei colleghi uomini, in primis Le Corbusier. Perriand nel 1940 si imbarcò per il Giappone dove è stata invitata a tenere un seminario sul nuovo design, sono sue La Grand Confort, la Basculante e la Chaise Longue, importanti sedute ideate negli anni in cui lavorava nello studio di Le Corbusier, per anni attribuite a lui.
La sua biografia è degna di un film d’avventura: donna dalla forte personalità, tenace e coraggiosa che con il suo lavoro ha rivoluzionato il concetto dell’abitare; per esempio è sua l’invenzione delle cucine modulari per l’Unité d’Habitation de la Cité Radieuse di Le Corbusier a Marsiglia. Pionieristica è la sua cucina aperta e la natura integrata alla casa, abitazioni minime, leggere e standardizzate. È una chicca il suo rifugio alpino Tonneau, ispirato a una giostra per bambini e pensato per climi esterni, non realizzato negli anni Trenta, ma costruito da Cassina alla Fondazione Wilmotte nel 2012, a Venezia e ancora visitabile.
Per la prima volta nella mostra veneziana viene esposto tra gli altri progetti spicca il un modello originale di Tritrianon (1937), una minuscola unità d’abitazione progettata da Perriand con materiali naturali subito dopo aver lasciato lo studio di Le Corbusier, dove aveva lavorato per dieci anni intorno alla definizione degli spazi d’aria e di luce dell’architettura moderna, messo a confronto con Power Pack (1969), una capsula per abitare trasportabile e autosufficiente grazie a un “alimentatore”, progettata da Frank Ghary, ma non è stata realizzata. Questo progetto è stato fra i primi dello studio dell’architetto nello suo studio di Santa Monica, poi diventato un modello per ricerche successive nell’ambito della sostenibilità.
In mostra nell’Espace LV ci sono diversi schizzi, progetti, disegni originali, fotografie, modellini che accomunano i due architetti di epoche diverse nella capacità di ripensare l’architettura con un minimo impatto ambientale in tempi non sospetti. Entrambi condivido un’architettura in cui l’uomo è in armonia con la natura e il contesto, e questi due piccoli progetti anticipano tematiche contemporanee. Sorprende l’affascinante Perriand, attualissima per una visione dell’architettura inclusiva e democratica, caratterizzata da spazi funzionali, essenziali, inspirati all’architettura giapponese, costruiti con moduli industriali prodotti in serie. Resta una prodezza creativa , la sua Maison au bord de l’eau (casa in riva all’acqua ), del 1934, ideata per i lavoratori francesi che dovevano avere le ferie pagate. Fedele ai suoi valori sociali, per una vita Perriand ha progettato all’insegna di un’ architettura e design non elitario, alla portata di tutti.
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