Sono seimila le differenti specie di piante germogliate dal pavimento della Nashira Gallery in occasione di Natural Reserve, la personale di Zadok Ben-David (fino al 26 gennaio 2024). A primo impatto il colore nero, con il quale sono state dipinte, porta a un senso di smarrimento, legato all’associazione con un’idea di decadimento e morte imminente. Ma girando attorno al cerchio dal diametro di ben cinque metri, dal quale sembrano essere realmente nate, rivelano anche tonalità variopinte. Questo gioco contrastante tra nuance accese e scure rappresenta «due situazioni estreme: la vita e la morte. Tuttavia si tratta di una scelta più che di un destino. I fiori sono intesi come una metafora, un simbolo di due stati emotivi estremi – felicità e dolore», ha affermato l’artista. È il tema di Natural Reserve, che conduce il pubblico a riflettere sulle conseguenze dell’agire umano.
Il delicato rapporto tra individuo e natura è il fulcro della ricerca dell’artista israeliano Zadok Ben-David. Una vera e propria denuncia sociale nei confronti delle azioni massificate e distruttive che la razza umana ha intrapreso nel corso degli ultimi secoli e che stanno portando, sempre più velocemente, verso il punto di non ritorno. La propensione verso la sopravvivenza della specie si fa sempre più disperata, andando a ricadere su chi non è stato dotato del dono della parola: i vegetali e gli animali. Ma in questo contesto, apparentemente senza speranza, Ben-David rintraccia uno spiraglio di luce.
Non tutto è perduto, così come comunicano le opere di Zadok Ben-David all’interno della mostra allestita da Nashira Gallery, che rende visibile la duplice realtà in cui il singolo vive e agisce. Esposte a parete, una serie di piante e fiori in acciaio sono custoditi sotto teca come per segnalarne la loro preziosità e importanza. Lo specchio retrostante sottolinea il loro essere indispensabili per la biodiversità e l’incessante lotta per la sopravvivenza. Simbolo di questa battaglia sono le sfumature multicolori intervallate da quelle nere sul lato opposto. È il caso del soffione di tarassaco rosa Changing Mood 5 (2023) e delle numerose varietà di vegetali in Desert Bloom (2021).
A queste figure delicate, si affiancano dei video sulla stessa tematica che mirano a suscitare delle reazioni in chi le osserva. In Same Place Other Times (Panorama) (2023) il cielo terso si alterna al tempestoso, influendo sulle stesse piante sottostanti, inghiottite dall’oscurità. Un’inquietudine analoga si prova guardando Conversation Peace (2018). Due sagome di uomini speculari mostrano al loro interno un’esplosione di farfalle colorate, sostituite gradualmente da numerosi insetti scuri. Velocemente, dall’atmosfera di quiete e pace, i due corpi si ritrovano a vivere una situazione pericolosa, in cui il fuoco fa da padrone.
In questo contesto, in cui una via di salvezza è ancora possibile, la razza umana riuscirà a preservare anche ciò che ha intorno, mettendo da parte l’egoismo? C’è ancora speranza? Queste sembrano le domande che Zadok Ben-David vuole rivolgere al suo pubblico. La mostra sarà visitabile fino al 26 gennaio 2024.
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