È stata inaugurata presso la Cripta di San Gennaro nel Duomo di Napoli lo scorso 7 maggio, l’installazione di sculture in gesso “Dodici volti nel volto” dell’artista napoletano Christian Leperino (Napoli, 1979), già docente di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, che sotto la cura di Alessandra Troncone, ha portato per la prima volta l’arte contemporanea nella Cripta di San Gennaro del Duomo di Napoli dove sono stati installati nelle nicchie della cappella, dodici ritratti in gesso che instaurano un dialogo silenzioso con il luogo sacro.
L’installazione, promossa dal Duomo di Napoli e dal Capitolo Cattedrale, in collaborazione con la Regione Campania attraverso la Scabec/Società campana per i beni culturali ha ottenuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e resterà visibile al pubblico per tutto il periodo dei festeggiamenti del Patrono di Napoli che conducono alle celebrazioni del 19 settembre 2021.
Leperino ci racconta la genesi dell’opera individuata in un laboratorio svolto dall’artista con alcuni detenuti presso la Casa Circondariale di Poggioreale a Napoli, con i quali ci sono stati “sconti- incontri” nella relazione didattica e laboratoriale nata dall’esperienza della manualità che queste persone hanno scoperto di avere sotto la guida del maestro il quale li ha poi scelti come modelli dei volti dei dodici apostoli. Ultimo di una lunga serie tra gli artisti che nei secoli hanno ricercato nel popolo i volti per rappresentare le scene care alla sacralità cristiana, Leperino si inserisce nella pletora di artisti che da Rosso Fiorentino a Caravaggio a scultori a lui più vicini come Medardo Rosso, hanno selezionato tra gli uomini del popolo i protagonisti della storia sacra.
Leperino ci spiega che una delle motivazioni che lo hanno spinto a cercare negli ultimi il volto dei dodici apostoli è stata proprio la volontà di porre l’attenzione ad essi e alle loro storie come uomini prima che come discepoli di Gesù.
Così scendendo nella cripta della Cappella di San Gennaro ci si immerge in una teoria di volti in gesso di popolani, individuabili nei dodici apostoli, data la ritualità del numero dodici delle nicchie delle cappelle che ne vengono occupate. Colpisce di questi certamente l’espressività di smorfie spontanee che ne ritraggono la specificità caratteriale e anche la cifra emotiva, come nel caso del volto di Giuda al quale fa da simbolico contrappunto la presenza delle monete d’oro in cambio delle quali consumò il tradimento di Nostro Signore.
Visitando l’istallazione è possibile fare esperienza di una Catabasi che vede dialogare con i dodici apostoli le reliquie di San Gennaro, patrono della città più volte invocato nel corso di questa lunga pandemia che ha segnato l’anno appena trascorso e al quale, fiduciosamente si rivolge con questa opera lo sguardo dell’artista certo che, i legami tra passato e presente costituiscano ancora le radici da cui può rinascere una speranza per la martoriata Napoli e per la sua gente.
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