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Città metafisiche e archetipi: l’opera di Wolfgang Laib nella doppia mostra tra Milano e Varese
Arte contemporanea
Per la prima volta Milano e Varese celebrano attraverso una doppia esposizione congiunta l’artista tedesco Wolfgang Laib, offrendo un’ampia opportunità di immergersi nel suo vasto universo creativo. L’artista, già noto a livello internazionale, è il protagonista di due mostre personali allestite presso la sede meneghina della Galleria Lia Rumma e della settecentesca Villa Panza. Le opere esposte, create nel corso degli ultimi decenni, conducono lo spettatore verso una dimensione mistica e contemplativa e lo fanno soprattutto grazie all’impiego di materiali naturali dal forte valore simbolico, come cera, polline e riso.
Wolfgang Laib da Lia Rumma a Milano
La dimensione spirituale che avvolge l’opera di Laib è evocata sin dal titolo della mostra ospitata negli spazi milanesi della Galleria Lia Rumma: … e vidi cose che ridire né sa né può …, verso estratto dal proemio del Paradiso dantesco in cui il sommo poeta riconosce la difficoltà di narrare il viaggio mistico che si accinge a percorrere. Ed è proprio come un viaggio ascensionale che viene concepita l’esposizione, la prima personale in galleria. A dare il benvenuto ai visitatori si erge Zikkurat (2000), un’imponente struttura alta 4 metri interamente rivestita di cera. Questa creazione richiama gli antichi edifici religiosi della Mesopotamia, regione più volte visitata da Laib, in grado di connettere la terra ed il cielo, gli uomini con Dio. La forma tipica di questo edificio diverrà a partire dal 1995 un motivo ricorrente all’interno delle sue installazioni, come possiamo constatare in City of Silence (2015-2023) la seconda opera in mostra. Si tratta della riproduzione di una piccola città ideale composta da trentaquattro sculture-edifici realizzate anch’esse in cera d’api. Accanto alle immancabili ziqqurat trovano posto torri del silenzio ed edifici le cui fattezze traggono ispirazione dall’architettura italica medioevale. L’artista plasma materia viva e lo fa per creare quello che è a tutti gli effetti un paesaggio urbano; un’utopica visione in cui l’oriente e l’occidente si uniscono dando vita ad una città metafisica.
Il protagonista dell’ultima tappa di questo viaggio è il polline. Laib comincia a realizzare quadri con questo materiale vegetale a partire dagli anni Settanta, presentando i suoi lavori in diverse mostre in Germania, Svizzera e Stati Uniti, dove nel 2013, presso l’ampio atrio del MOMA di New York, ne costruisce la versione più imponente. Qui, invece, in Pollen from Hazelnut (2023) il polline è ridotto ad un piccolo cumulo. Di fronte ad esso, posto sulla parete opposta, un enorme disegno raffigura la tomba del monaco buddista Kōbō Daishi, luogo sacro capace di emanare energie vitali. Il progetto espositivo che si sviluppa attraverso le sale della galleria, dunque, evidenzia come la sua pratica artistica unisca passato e presente, effimero ed eterno, attraverso l’impiego di materiali organici, generando opere in grado di suscitare riflessioni interiori. Queste ultime accentuate dall’allestimento che garantisce un’interazione intima tra il pubblico e le installazioni.
Wolfgang Laib a Villa Panza
Passageway, è il titolo scelto per l’esposizione che ha sede presso Villa Panza, storica dimora varesina che custodisce al suo interno la prestigiosa collezione d’arte contemporanea di Giuseppe Panza. Il progetto, curato da Anna Bernardini, direttrice del museo, fa parte di un più vasto programma espositivo dedicato ad alcune tematiche care al collezionista. Infatti, occorre precisare come nonostante le sculture di Wolfgang Laib non compaiano all’interno della collezione permanente, il suo lavoro si adatta perfettamente ad essa, denotando una certa affinità di contenuti.
La mostra si compone di quattro grandi installazioni allestite presso gli spazi delle scuderie e delle rimesse per le carrozze della villa. Passageway Inside-Downside (2011-2012), l’opera che dà il titolo alla mostra, è formata da cinquantadue piccole barche d’ottone appoggiate su piccoli cumuli di riso che evocano viaggi verso altri modi e destinazioni. Continuando con il percorso ci si potrà imbattere in Brahmanda (2016-2022), trasposizione scultorea del mito archetipico dell’uovo cosmico, o ancora, in Crossing the River-for Bodhiharma (2021-2022), sette lavori su carta ispirati a Bodhiharma, mistico indiano che sposò i principi del Buddismo per giungere all’illuminazione interiore. L’esposizione si conclude con un’installazione site-specific, realizzata appositamente per l’evento: Untitled 2023. Oltre ad essere una splendida cornice, Villa Panza offre la possibilità di confrontare la ricerca di Laib con le opere di altri artisti presenti nella collezione. Si viene a creare un dialogo, per nulla scontato, che amplia ulteriormente la riflessione sul lavoro dell’artista tedesco senza però snaturarne il carattere spirituale. I grandi ambienti delle scuderie e delle rimesse rappresentano gli spazi ideali, poiché inseriti all’interno di un percorso dove la natura, le forme, la luce e i colori ne sono i protagonisti.
Le due mostre costituiscono un’esperienza che va oltre la semplice rassegna artistica poiché coinvolgono spiritualmente il pubblico. Attraverso queste opere, Wolfgang Laib apre un dialogo tra culture diverse e tradizioni lontane, utilizzando materiali insoliti ma dal profondo valore simbolico, che hanno la straordinaria capacità di tradursi in lavori semplici, essenziali e diretti, in grado di essere colti da tutti. L’esposizione presso la Galleria Lia Rumma terminerà il 13 gennaio 2024, mentre Villa Panza ospiterà le creazioni di Wolfgang Laib fino al 25 febbraio 2024.