28 aprile 2021

Claudia Rogge, Everafter; Dante in a private dream, Raffaele Curi – Fondazione Alda Fendi

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rhinoceros gallery e Fondazione Alda Fendi – Esperimenti aprono le porte con una mostra in collaborazione con l’Accademia della Crusca in onore dei 700 anni dalla morte di Dante, con opere di Rogge e Curi

- rhinoceros gallery - Raffaele Curi, DANTE in a private dream of Raffaele Curi, Installation view - Foto di Simone Liberanome

Fino al 15 luglio sarà visitabile presso la rhinoceros gallery e la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti la mostra in onore dei 700 anni della morte del sommo poeta in collaborazione con l’Accademia della Crusca. La mostra offre un’esperienza immersiva e ambiziosa in chiave contemporanea della Divina Commedia grazie alle opere della fotografa tedesca Claudia Rogge intrecciate al lavoro di Raffaele Curi, direttore artistico della Fondazione. Sono lontane le rappresentazioni della Commedia didascaliche e spettacolari di Gustave Doré, palazzo rhinoceros offre invece un’interpretazione inedita dove le protagoniste sono le sensazioni intime percepite nel seguire il viaggio di Dante nell’aldilà. L’esposizione vuole porre in relazione le emozioni dei due artisti rispetto a sogni e paure, tanto da spingere Curi a trovare ispirazione per l’Inferno in un ricordo infantile.
Il percorso si apre con le serie Rapport (2005) e Everafter (2012) di Rogge, dove l’artista offre la sua interpretazione di Inferno, Purgatorio e Paradiso in tre fotografie di grande formato.

– rhinoceros gallery – Raffaele Curi, DANTE in a private dream of Raffaele Curi, Installation view – Foto di Simone Liberanome

A seguire l’opera di Raffele Curi dal titolo DANTE. In a private dream of Raffaele Curi, divisa in due installazioni immersive volte a rappresentare Inferno e Paradiso. Il progetto si interseca e si contrappone fin da subito con le fotografie di Rogge grazie al sottofondo sonoro: la canzone Radioactivity dei Kraftwerk ripetuta in loop, che compenetra gli spazi della mostra.
A ritmo dei Kraftwerk si delinea un inferno polisensoriale ed elettronico, dove l’unica fonte di luce sono degli schermi posti a varie altezze che abitano in maniera caotica lo spazio. In questa sala Curi propone una rilettura inedita della selva dei suicidi descritta da Dante nel Canto XIII dell’Inferno, associando la descrizione del girone infernale ai disastri naturali provocati dalle armi atomiche del XX secolo. Sugli schermi è possibile ritrovare i nomi di città radioattive oltre che frasi, nomi di scienziati, video di concerti e rappresentazioni quattrocentesche come la Primavera di Botticelli.
Raffaele Curi, abituato a ideare progetti a diretto contatto con il pubblico, si è trovato per la prima volta a dover affrontare la realizzazione di un’installazione in tempi di pandemia, dove il contatto umano non è più possibile. Il risultato è un un’esperienza suggestiva e di grande impatto che sembra ricordare opere come TV Garden (1974) o Sistine Chapel (1993) di Nam June Paik. In TV Garden, Paik immagina una foresta di schermi per esaltarne estetica, al contrario di Curi che assimila la sua selva tecnologica al tocco distruttore dell’uomo.
In netto contrasto con l’Inferno radioattivo, la mostra si chiude con l’ultimo spazio ideato da Curi: il Paradiso. La sala è inondata da un’avvolgente luce dorata che fa da complemento alla bellissima raffigurazione del Sole di Giovanni di Paolo di Grazia (1398-1482), esposta da grandi schermi per tutto lo spazio. L’intera atmosfera, amplificata dal rivestimento riflettente posizionato su muri e pavimenti, ha come sottofondo musicale le note di Enjoy the Silence dei Denmark+Winter.
Da questo spazio è anche possibile osservare l’iniziativa dell’Accademia della Crusca La parola di Dante fresca di giornata, portata avanti sia sui canali social dell’Accademia sia attraverso un sistema di proiezioni e audio all’interno degli spazi della Fondazione. L’iniziativa vuole promulgare terminologie dantesche a dimostrazione dell’infinita ricchezza lessicale della lingua italiana.

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