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Come le aziende collaborano con gli artisti: l’intervista con Alice Ronchi
Arte contemporanea
Rivolgendo lo sguardo al presente, le collaborazioni tra artisti e impresa prendono forme diversificate e interessano ambiti che spaziano dalla comunicazione alla realizzazione di prodotti. Tra le diverse esperienze meritevoli di essere raccontate, abbiamo intervistato l’artista Alice Ronchi che ha condotto progetti eterogenei e paradigmatici.
Considerando le competenze in ambito di comunicazione visuale degli artisti e le necessità comunicative delle organizzazioni, sempre più spesso emerge l’esigenza che si attivi un dialogo attorno alla strategia visiva. Alice, vorrei cominciare da Acini, progetto proposto da Giulia Gelmini al concorso indetto da Regione Piemonte in collaborazione con la fiera d’arte Artissima per la grafica del Padiglione Piemonte della 53° edizione del Vinitaly
«Desideravo rivolgere lo sguardo sull’unico protagonista del processo vitivinicolo: l’acino d’uva. Nell’intervento proposto diviene un soggetto rappresentato in scala umana e ripetuto nello spazio del padiglione come fosse il pattern di un tessuto. Ho disegnato una forma astratta che per me rappresenta una sintesi organica dell’acino d’uva sezionato poiché non volevo tralasciare nella rappresentazione i vinaccioli, elementi importanti nel processo di produzione. Ho scelto la semplicità sia della forma che dell’espressione grafica, ritmando la composizione unicamente con la colorazione. É stato bello osservare i grandi acini accogliere i visitatori».
Altra collaborazione in ambito di strategia visiva è stata quella con la Fondazione Pirelli HangarBicocca e l’agenzia M&C Saatchi che ti ha vista impegnata con il linguaggio pubblicitario.
«Dopo la felice esperienza di progettazione delle attività del campus estivo 2019 per il dipartimento Educational di Pirelli HangarBicocca, la Fondazione mi ha affidato una delle campagne pubblicitarie del dipartimento, realizzata in collaborazione con M&C Saatchi. La progettazione è stata sviluppata all’interno di un dialogo a tre con l’obiettivo di creare immagini di promozione destinate all’ADV in città e campagne online. Dopo alcune proposte, il mio lavoro si è espresso attraverso l’interpretazione e la raffigurazione – con un linguaggio tipico dell’infanzia – di soggetti appartenenti al ciclo di mostre della fondazione, punto di partenza delle attività del dipartimento. La campagna non ha più preso piede in città a causa della pandemia, tuttavia la mia proposta è stata trasformata in un coloring book digitale scaricabile».
Da artista visiva, come ti sei trovata a dare alle tue immagini un’applicazione a fine specifico come la promozione?
«È stata una bella esperienza basata sul dialogo visivo. I bisogni della comunicazione pubblicitaria sono diversi da quelli dell’arte ma dall’incontro tra questi due mondi, è sorta l’opportunità di mostrare ciò che per me più è interessante e ci definisce: l’interpretazione».
La collaborazione con Pirelli HangarBicocca e Pirelli ha portato a ulteriori progetti come la proposta di un oggetto di grande valenza simbolica: il trofeo di Formula 1 Pirelli Gran premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna 2021.
«É stata un’esperienza davvero emozionante, una grande sfida. Ciò che più mi interessava era individuare un simbolo riconoscibile che potesse esprimere le più belle caratteristiche della corsa: la velocità, la potenza e l’elettricità. Un simbolo naturale che proviene dal cielo e che nell’iconografia classica è raffigurato tra le mani del potente Dio greco Zeus: la saetta. Desideravo trasformare l’atto stesso di sollevare il trofeo in un gesto narrativo, trasformare i piloti vincitori in divinità e dedicarmi così non solo all’oggetto trofeo bensì all’uomo».
Rispetto a Saetta, che ti ha visto rispondere a una commissione specifica, hai collaborato con altre realtà confrontandoti su uno specifico sistema produttivo. Ci racconti di Love Keepers?
«Nella mia pratica molti lavori prendono forma dal dialogo con i materiali e il loro potenziale narrativo. Sonia Belfiore, ideatrice del programma di residenze in azienda Ultravioletto, a conoscenza della mia storica passione per il polistirolo, mi ha proposto di collaborare con l’azienda Tecnodinamica srl. Per quest’occasione sono partita dall’emozione scaturita dal materiale stesso così che diventasse parte del soggetto e non solo il medium. Il polistirene con la sua tipica colorazione candida ha ispirato un paesaggio per me intimo e onirico, rintracciabile nelle rappresentazioni di quei ‘luoghi sicuri’ che troviamo nei disegni dei bambini riportanti alcune forme simboliche e famigliari. La progettazione delle sculture è nata in dialogo con i tecnici e con le macchine di lavorazione dell’azienda ed è stata poi ultimata da me a mano».
Anche in un settore più codificato come quello del design di prodotto le collaborazioni con gli uffici creativi delle aziende e gli artisti danno risultati virtuosi. Raccontaci della collaborazione con VIPP?
«Tramite la curatela di Edoardo Monti, sono stata contattata dall’azienda danese VIPP per personalizzare il loro iconico contenitore dei rifiuti attraverso un’inedita grafica. Ho voluto spingermi oltre proponendo un approccio scultoreo trasformando la proposta in una serie di magneti tridimensionali che invitano all’interazione. Volevo rivolgere a un oggetto prettamente funzionale e spesso messo in disparte, uno sguardo affettuoso. Ho chiesto a VIPP di realizzare il contenitore in acciaio inox lucidato a specchio, mentre con l’azienda Giovanardi S.P.A. ho realizzato i magneti, e sono inoltre riuscita a prototipare una serie di colorazioni trasparenti da applicare ad ognuno».
Qual è lo statuto di questo oggetto?
«Il mio bin è un oggetto che mantiene la sua funzionalità, il mio intervento riconduce a un personale immaginario e alla mia ricerca artistica tuttavia non può essere considerato un’opera. La sua tiratura, in pochi esemplari lo impreziosisce ma non trasforma la sua natura. A definirla è il contesto e la sua funzionalità».
Infine vorrei che raccontassi di The Greetings Project perché, malgrado si scosti dal focus di questa intervista, penso sia paradigmatico per raccontare di come il pensiero artistico, disruptive e laterale, faccia emergere un’inedita via spesso necessaria ma al contempo difficilmente intercettabile con gli strumenti convenzionali dell’imprenditoria.
«The Greetings Project nasce dall’emozione di un incontro: osservavo un uomo all’interno di una grande vetrina pulire il vetro ondeggiando il suo corpo e la sua mano come in una danza. Si accorse di me mentre passavo, per un istante i suoi gesti mi apparvero come un saluto, risposi salutando, lui si accorse del malinteso e sorrise. Non interruppe mai i suoi gesti. Desideravo riattivare quel momento e condividerlo con tutti, raccontare la poetica di un gesto quotidiano. Così quando sono stata invitata a realizzare una mostra all’interno di un grande padiglione vetrato all’ingresso di un centro commerciale proposi di assumere un’impresa di pulizie che per sei mesi si recò lì tutti i giorni a pulire le vetrate. Fu emozionante vedere le risposte dei passanti. Ho costruito degli indizi per fornire allo spettatore un dubbio sulla natura di quei gesti che erano sinceri e dediti alla pulizia, tuttavia ora consapevoli del loro potenziale. Era fondamentale per me che fosse un professionista a condurre quelle azioni, desideravo che loro per primi vedessero la bellezza che generano».