Come sta andando l’arte a Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024? Risponde il Direttore artistico di Pesaro Musei

di - 1 Settembre 2024

Dal 2014, viene nominata una città come Capitale Italiana della Cultura, per promuoverne in toto il patrimonio. La nomina del 2024 – allo scoccare della prima decade di questa iniziativa – è toccata a Pesaro, che ha scelto come fulcro tematico: “La natura della cultura”. Per la provincia marchigiana – la più visitata già nel 2023 – è stata l’occasione per estendere il suo potenziale al di là della musica e delle bellezze naturalistiche, distinguendosi anche come importante centro artistico. A più di metà anno dalla sua incoronazione e con un palinsesto ancora molto ricco, abbiamo intervistato Marcello Smarrelli, Direttore artistico di Pesaro Musei, per scoprire alcuni dietro le quinte e iniziare a tirare le somme di ciò che è avvenuto finora in quest’anno dedicato alle arti e alla cultura.

Siamo al giro di boa di Pesaro 2024. Quali sono le considerazioni principali di questi mesi e quali progetti hai seguito da vicino?

«Direi che il bilancio di questa prima parte di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 è entusiasmante, sia per la risposta del pubblico che per l’interesse verso le nuove tecnologie applicate alla produzione artistica, uno dei grandi argomenti di questo inizio millennio. In quanto Direttore artistico di Pesaro Musei – un polo museale in costante sviluppo che ad oggi conta 15 siti – con collezioni che spaziano dall’archeologia all’arte contemporanea, passando per un’importantissima raccolta di ceramiche e per il Museo Nazionale Rossini, ho seguito tutti gli eventi del palinsesto pesarese che avevano a che fare con le arti visive, interpretando le linee guida tracciate nel dossier di candidatura».

Biblio openAir PhLuigi Angelucci – Pesaro

Ad esempio?

«Personalmente, ho curato la mostra di Leonardo Petrucci Una questione di spazio ai Musei Civici, che ha aperto la programmazione espositiva del 2024, quella di Numero Cromatico Nelle regole della bellezza, in corso al Centro Arti visive Pescheria, e un progetto molto complesso e articolato, Dalle sculture nella città all’arte delle comunità, che coinvolge nell’arco di tutto l’anno i 12 Quartieri cittadini e il Municipio di Monteciccardo, sviluppando il tema del rapporto tra le arti e lo spazio pubblico. La mostra di Leonardo Petrucci a Palazzo Mosca è stata l’occasione per presentare l’ultimo decennio della sua produzione, riflettendo sul rapporto tra arte, natura e tecnologia: nel suo lavoro, infatti, si intrecciano geometria sacra, alchimia, astrologia, biologia e fisica quantistica. Si tratta di opere a metà strada tra pittura tradizionale e digitale, che creano installazioni multimediali mixando fotografia e video con materiali naturali e antichi saperi. Sulla stessa linea, la mostra di Numero Cromatico è concepita come un’esperienza coinvolgente che riflette sul rapporto degli esseri umani con la natura, con le altre specie viventi e con tecnologie digitali come l’IA, provando a immaginare un futuro più sostenibile e armonioso».

A proposito della mostra di Numero Cromatico: in che modo è stato fatto uso dell’IA? E quale ruolo possono avere tecnologie come l’IA nel rapporto sempre più complesso tra uomo e ambiente?

«L’utilizzo delle IA lo troviamo a supporto della realizzazione dei contenuti verbali e delle immagini in mostra, che sono state generate anche con l’ausilio di questi algoritmi. Si tratta di contenuti che appartengono all’immaginario e alla poetica di Numero Cromatico, un collettivo che ormai da molti anni usa, manipola e istruisce le IA. Un lavoro autoriale in cui l’algoritmo, inteso sempre come parte di un processo molto più complesso e ampio, viene “piegato” per esplorare le potenzialità che può avere in ambito artistico. Intrecciare conoscenze artistiche, scientifiche e tecnologiche, come già accennato, è uno degli obiettivi principali del programma artistico di Pesaro 2024. Grazie alle nuove tecnologie, abbiamo sperimentato come si può valorizzare e aumentare la fruizione dei beni artistici, esaltare la creatività, aumentare il potenziale educativo. Tuttavia, ci si chiede ancora: queste tecnologie possono fornire contenuti e diventare una fonte iconografica come la Bibbia, le Metamorfosi di Ovidio, i libri di fantascienza di Philip Dick, o sono destinate a rimanere solo un supporto alla tecnica? La questione resta aperta».

Restando tra i progetti che hai curato, in quanto a partecipazione e spazio pubblico il più iconico è sicuramente “Dalle sculture nella città all’arte delle comunità”. Com’è stato sviluppato e qual è stata finora la risposta dei cittadini?

«Il progetto è nato per ricollocare la città al centro delle strategie culturali di rigenerazione urbana, coinvolgendo oltre 40 soggetti tra artisti, autori e curatori, interrogandosi su cos’è Pesaro e su cosa vuole diventare. Per farlo, abbiamo attivato 12 residenze artistiche nei Quartieri e nel Municipio di Monteciccardo, con protagonisti di diversa formazione e generazione nominati “Ambasciatori dell’arte” – Friedrich Andreoni, Benni Bosetto, Gianni D’Elia, Matteo Fato, Oliviero Fiorenzi, Cyprien Gaillard, Paolo Icaro, Nevio Mengacci, Arianna Pace, Lamberto Pignotti, Michele Alberto Sereni, Giovanni Termini, Ricardo Aleodor Venturi, Davide Mancini Zanchi – e realizzato la mostra al Centro Arti Visive Pescheria, Sculture nella città 1971/2024. Dall’arte pubblica di Arnaldo Pomodoro allo spazio urbano di dieci giovani autori. Le residenze si sono rivelate fondamentali per instaurare un dialogo attivo con chi vive nel territorio».

Benni Bosetto, Verde d’alghe, 2024

Perché?

«Il loro scopo era quello di produrre – attraverso percorsi di co-creazione artistica – 12 opere site specific, la cui collocazione fosse strettamente condivisa con i cittadini. I Presidenti dei Quartieri, in questa mediazione, sono stati un tramite prezioso con i cittadini, che hanno risposto con curiosità, entusiasmo e partecipazione. Dopo più di un anno di lavoro queste opere testimonieranno le micro e macro storie che caratterizzano i Quartieri, dando visibilità attraverso il linguaggio artistico anche a ciò che sta fuori dal centro».

In conclusione: rifacendosi allo slogan “La natura della cultura”, Daniele Vimini – Assessore alla Cultura di Pesaro – si è riferito alle questioni ambientali e culturali definendole “sfide epocali”. Rispetto a queste sfide, qual è il ruolo degli eventi e dei progetti artistici che fanno – o hanno fatto – parte del programma?

«La sfida di Pesaro 2024 è sicuramente quella di creare continuità tra le questioni ambientali e climatiche con la pratica di realizzazione degli eventi e dei progetti di dossier. Per farlo, i progetti artistici hanno abbracciato pienamente pratiche sostenibili: dalla scelta dei materiali all’utilizzo del digitale, passando per i processi interni alle manifestazioni e ai festival stessi – in molti casi ottenendo certificazioni, come per la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e del Rossini Opera Festival. Ma la sfida passa anche attraverso la sensibilizzazione diretta degli interlocutori, come le decine di scuole coinvolte nei progetti, che partono dall’ambiente, dal riuso, dall’utilizzo di elementi naturali e dalla sostenibilità applicata, fino ai “contenuti manifesto” della Capitale della Cultura veicolati dagli artisti. A completare il cerchio ci sono poi i progetti connotati per il loro messaggio fortemente ambientale, di cui fanno parte strutture come la Sonosfera® o eventi come Twin Color».

Baia Flaminia, Pesaro, Lido Pavarotti @ Alberto Giuliani
Installation view Friedrich Andreoni – Archè, 2024 ph. Culto Productions

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