‘Come tu mi vuoi’: la mostra di Fondazione Modena Arti Visive a Palazzo Santa Margherita

di - 17 Luglio 2023

Tra identità celate e nascoste, viene proposta una riflessione sul tema della rappresentazione dell’immagine e della sua affermazione, sfruttando i diversi media della storia dell’arte. L’esposizione si compone infatti di fotografie, disegni e video appartenenti a vari artisti internazionali selezionati dalle collezioni FMAV dal gruppo di curatrici composto da Federica Benedetti, Sara Carbone, Lucia Cavallo, Sybille Ciarloni, Gabriella Esposito, Cristina Lanzafame,Beatrice Puddu, Chiara Spaggiari, Asia Tituri, che hanno studiato ed esaminato le opere in modo tale da trovare un fil rouge che le collegasse in maniera originale e potesse creare un progetto di mostra ricco di spunti e riflessioni.

Il titolo Come tu mi vuoi richiama l’omonima opera di Luigi Pirandello, in cui la protagonista, chiamata “L’Ignota”, viene caratterizzata soltanto dalla percezione stereotipata che gli altri hanno di lei. Quella che è la sua vera identità e soggettività rimane sconosciuta al lettore fino alla fine nel dramma, momento in cui l’enigmatica donna decide di svincolarsi da ogni pregiudizio, ricreando una nuova immagine di sé, che la rappresenti per come lei vuole essere. La mostra è in linea con l’analisi di Pirandello, segue infatti l’itinerario della ricerca di un’identità e la capacità di affermarla all’interno della società.

Vivan Sundaram
Sisters Apart, dalla serie “Re-Take of Amrita”, 2001
Stampa inkjet ai pigmenti, 38 x 36,5 cm
Courtesy dell’artista & sepiaEYE
Collezione Fondazione di Modena – FMAV

Il percorso espositivo si articola in due sezioni. Nella prima le opere presentate riflettono sull’immagine come rappresentazione dell’identità personale che vuole emergere nel mondo esterno, per dare prova dell’affermazione del proprio io, dando importanza anche al processo del farsi immagine di sé stessi.

Gillian Wearing in Me as Talbot rappresenta sé stessa nei panni di William Talbot, uno dei padri della fotografia. Attraverso la maschera che indossa, l’artista fissa intensamente lo spettatore, gli occhi si fanno veicolo di un importante messaggio, essendo i soli a svelare la sua vera interiorità. Nonostante il travestimento, l’io più autentico riesce a trapelare.

L’opera Sisters Apart di Vivan Sundaram, scelta anche come immagine guida della mostra, esprime l’incertezza e l’ambiguità legate al ricordo. L’autore proviene da una famiglia di artisti e per ricollegarsi a questa tradizione sceglie di rappresentarsi specularmente ad una componente femminile della famiglia che altri non è che lui stesso camuffato. L’inganno ottico gli permette di interfacciarsi direttamente con il passato e ricercare le proprie radici. Nella serie Zeitreisende, Lilly Lulay compie una sintesi tra immagine analogica in bianco e nero e immagine digitale. Raccoglie fotografie di estranei, ne ritaglia la sagoma, lasciando un vuoto, che sostituisce con una base pixellata. Privando le immagini della loro identità originale, consente allo spettatore di ricostruire tale identità liberamente, usando l’immaginazione.

Gillian Wearing
Me as Talbot, 2013
Stampa alla gelatina ai sali d’argento con cornice, 148×122 cm
Courtesy dell’artista
Collezione Fondazione di Modena – FMAV

Gli artisti della seconda sezione trattano il tema della presa di coscienza della propria identità, autorappresentandosi o rappresentando i soggetti con gande consapevolezza ed emancipazione. Il fulcro è quindi una resa dell’immagine scardinata dai preconcetti sociali che delimitano i confini della libertà d’espressione. Nella serie My future is not a dream, Cao Fei, chiede agli operai di una fabbrica in Cina di indossare gli abiti corrispondenti ai mestieri che avrebbero sognato di fare. Ne scaturisce così la rappresentazione della proiezione di un sogno, di una aspettativa in contrapposizione alla realtà che li circonda. Sinonimo del contrasto tra l’identità personale e la loro attuale condizione.

Nella video performance A Homeless Woman, l’artista Kimsooja si sdraia per terra su un marciapiede della città del Cairo e attende che il pubblico reagisca. In bilico tra un’arrendevolezza disarmante e una forte ribellione, il corpo attira lo sguardo e suscita una serie di riflessioni. Trasgressione delicata e accettazione del destino sono le parole chiave di questa opera. Il percorso della mostra parte mettendo in discussione l’identità, la scardina riaffermandola sotto nuove luci e punti di vista e si conclude con l’anonimia di un’artista che lascia agli spettatori la possibilità di ridefinirla e ridefinirsi.

Artisti in mostra: Jodi Bieber, Jonny Briggs, Alexandra Croitoru, Mario De Biasi, Cao Fei, Samuel Fosso, Gianfranco Gorgoni, Wong Hoy Cheong, Kimsooja, Ma Liuming, Lilly Lulay, Fernand Michaud, Anetta Mona Chisa & Lucia Tkácová, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Barbara Probst, Trine Sondergaard, Salvatore Spatarella, Vivan Sundaram, Milica Tomié, Franco Vaccari, Gillian Wearing, Edward Weston.

Lilly Lulay
Zeitreisende m1atrp09ro.jpg, dalla serie “Zeitreisende”, 2012
Fotocollage: stampa alla gelatina ai sali d’argento e c-prints, 10×7,5 cm
Courtesy dell’artista
Collezione Fondazione di Modena – FMAV

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