Compagni e angeli di Alfredo Pirri, per aprire il Roma Jazz Festival

di - 1 Novembre 2019

Alcune parole acquistano sfumature controverse, in certi contesti storici. Poi ce ne sono altre che sono sempre state ambigue, per esempio il confine che, partire dalla concezione di limes romano, inteso tanto come fortificazione di frontiera quanto come strada di penetrazione in territorio non latino, ha spesso assunto connotazioni non solo geografiche ma anche culturali. Oggi, quello del confine è un termine – sostantivo e riferimento a uno spazio liminale – che richiede uno spostamento del discorso, uno scarto del pensiero ed è su questa ambiguità che ha lavorato Alfredo Pirri, per Compagni e angeli, l’installazione presentata oggi, 1 novembre, all’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito della giornata di apertura del Roma Jazz Festival.

Alfredo Pirri, Ritratto di Rodolfo Fiorenza

Il confine di Alfredo Pirri, per attraversare il Roma Jazz Festival

Arrivata alla sua 43ma edizione, la manifestazione è quest’anno dedicata al tema “No Borders. Migration and integration” e, fino all’1 dicembre, inviterà sul palco dell’Auditorium i nomi iconici del Jazz e le nuove proposte più interessanti, come i Radiodervish e i Kokoroko, che suoneranno durante la serata di inaugurazione. Compagni e angeli traccia una linea nella cavea del Roma Jazz Festival, una sezione di spazio segmentato tra vuoti e pieni, presenza e leggerezza – estremi che spesso ritornano nella ricerca dell’artista nato a Cosenza nel 1957 – da osservare e da attraversare ma anche da ascoltare, come ci ha raccontato Alfredo Pirri.

A. Pirri, disegno preparatorio Compagni e Angeli, Turi, foto Giorgio Benni

Compagni e angeli prende spunto da una citazione di Antonio Gramsci, un autore sulle cui parole, oggi, sembra importante riflettere. Come ha interpretato la sua eredità, per il progetto?

La citazione più precisamente è presa dal testo della riscrittura della lettera dal carcere del primo luglio 1929 che ne fa il gruppo musicale “Radiodervish”. Le parole “Compagni e Angeli” compaiono nel testo della canzone La rosa di Turi non nella lettera originale.

Gramsci era un materialista, difficilmente avrebbe nominato gli angeli, ma io ho immaginato che lui abbia vissuto gli anni del carcere nella lunga attesa che qualcuno lo liberasse, forse ha pensato che i suoi compagni sarebbero arrivati ad aprire le porte del carcere ma col tempo queste figure sono diventate sempre più eteree e irreali come, appunto, degli angeli. Non so se si possa parlare di una sua eredità univoca e specifica … ne parlavo giorni fa col Prof Giuseppe Vacca che mi sta aiutando a conoscerne meglio il pensiero e anche lui conveniva che il pensiero di Gramsci è talmente ampio da non poterlo racchiudere in uno slogan … magari attuale o alla moda.

A. Pirri, disegno preparatorio Compagni e Angeli, Turi, foto Giorgio Benni

Proprio per questo l’opera che ho realizzato per Roma e che in seguito prenderà forma definitiva, è soprattutto un inno alla libertà. Una barriera che taglia in due la cavea dell’Auditorium ma che assomiglia di più ad un’architettura ariosa da attraversare, un luogo in cui fermarsi, affacciarsi, guardare, incontrare altri, insomma l’opposto di un muro concreto, qualcosa che costituisce maggiormente un transito, un rito di passaggio per muoversi di qua e di la scoprendo che oltre che attraversare si viene attraversati ogni volta che ci muoviamo nello spazio. Questo fattore che richiama ‹‹i fenomeni cosmici›› come li chiama Gramsci nella lettera citata sono alla base di questo lavoro, ecco cosa dice a questo proposito nella lettera ‹‹… il ciclo delle stagioni, legato ai solstizii e agli equinozii, lo sento come carne della mia carne …›› e conclude facendo riaffiorare la questione del famoso ottimismo della volontà in maniera del tutto poetica ‹‹…  la rosa è viva e fiorirà certamente, perché il caldo prepara il gelo e sotto la neve palpitano già le prime violette …››.

Direi che quest’opera è un omaggio a questo ottimismo in relazione non solo alla realtà sociale ma anche a come il nostro modo di sentire debba guardare alle cose ampie, al cosmo appunto.

A. Pirri, disegno preparatorio Compagni e Angeli, Turi, foto Giorgio Benni

Compagni e angeli è un progetto che, oltre a quella di Roma, prevede anche altre due tappe, a Turi e Tirana, nel contesto di un programma di cooperazione trilaterale fra Italia, Albania e Montenegro. Può parlarcene?

‹‹Per ogni informazione precisa sulla cooperazione trilaterale sarebbe meglio chiedere a chi ha lavorato al successo di questo programma: La Regione Puglia nella figura del Direttore degli affari culturali e del turismo Aldo Patruno, il Ministero della Cultura Albanese e l’Ambasciata Albanese in Italia con tutto il personale del Ministero, i due recenti Ministri personalmente e l’addetta d’ambasciata degli affari culturali Ledia Mirakaj, la Fondazione Gramsci pugliese e specialmente Natale Parise. Sarebbero ancora tanti i nomi da fare tutti più competenti di me nello spiegare i contorni del progetto nella sua ampiezza.

Progetto per Compagni e Angeli, courtesy galleria Tucci Russo, 2019

Da parte mia posso solo dire del mio stupore quando ho scoperto che Gramsci è il nome di una cittadina vicino Tirana (Gramsh, traslitterato Gramsci) e quindi che la famiglia del “nostro” politico e pensatore trascina con sé il nome del luogo di provenienza da cui è fuggita facendone uno dei nomi più amati della cultura italiana. Restituire una parte di Gramsci agli albanesi è uno dei motivi per cui si farà un grande lavoro permanente nel parco del Ministero della Cultura a Tirana dedicato proprio a lui e poi un altro a Turi, vicino Bari, dove c’è il carcere che lo ha ospitato dal 1928 al 1935 e dove ha scritto i quaderni e le lettere. Li, proprio di fronte alla sua cella, in un parco pubblico realizzerò un’opera artistica e architettonica.

In entrambi i casi collaborerò con l’architetto portoghese Joao Nunez dello studio specializzato in architettura del paesaggio PROAP››.

Tornando a Roma, possiamo immaginare che il suo lavoro, presentato nell’ambito del Roma Jazz Festival, quest’anno dedicato al tema “No borders”, sarà piuttosto “sinestetico”. Cosa vedremo/attraverseremo/ascolteremo?

‹‹Lo dicevo prima, l’opera consiste in un’architettura trasparente e luminosa composta di telai metallici in parte occlusi da pareti in plexiglas colorato artigianalmente che contengono piume reali. Uno spazio aperto e chiuso insieme che si attraverserà sia in orizzontale sia in verticale ma non per questo si deve pensare a un labirinto, l’orientamento sarà sempre evidente.

Progetto per Compagni e Angeli, courtesy galleria Tucci Russo, 2019

In quanto ad ascoltare, lo spazio è concepito essenzialmente per udire noi stessi e gli altri con noi facendoci sentire collettivamente come comunità non vincolante e non vincolata da immagini preconfezionate. È un lavoro che, come dico spesso, denuncia l’origine acustica di tutte le forme, determina spazi aperti e chiusi con acustiche differenti.

Poi ci saranno anche suoni veri prodotti da musicisti improvvisatori che, come è nella natura del jazz saranno ospiti imprevisti e imprevedibili ai quali il direttore del festival, Mario Ciampà, chiederà di volta in volta di riempire e abitare col loro suono lo spazio dell’opera o meglio gli spazi dell’opera››.

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