«Quale artista stai cercando?» Bella la domanda che campeggia al centro della home e la risposta è proprio lì, a pochi clic, nella barra di ricerca di StudioVisit, la nuova piattaforma dedicata agli studi d’artista diffusi a Napoli. Partendo da un’idea della gallerista Tiziana Di Caro, il progetto è nato durante il periodo immediatamente successivo al primo lockdown, quando la pandemia aveva già mostrato i propri effetti più disastrosi ma anche le sue incredibili potenzialità, lasciando il mondo dell’arte – e non solo –in un’atmosfera di fervida attesa, più che di incertezza. Ricordiamo la lunga lista di email il cui oggetto riportava inequivocabilmente una serie di sinonimi sullo stesso tema, “rimandato”, “cancellato”, “rinviato”, “sospeso”. E poi i tentativi delle riaperture, con tutte le difficoltà del caso, che continuano ancora oggi e che sembra destinate a diventare endemiche. «La sfida era creare uno strumento che potesse ridurre le distanze tra gli artisti e quelli che per ragioni diverse sono interessati al loro lavoro», si legge sul sito, che è stato sviluppato da Honeycode.
Ma se il codice è html, l’attitudine è georeferenziata, anzi, precisamente, onlife, fondata sulla reciprocità tra l’uno e l’altro ambito del virtuale e del reale. «I tentativi di utilizzare il web, tra OVR (Online Viewing Room) e mostre virtuali, sebbene necessari, hanno mostrato di sostituire in maniera molto parziale e non del tutto efficace la fruizione delle opere dal vero e, ancor di più, il contatto e la relazione diretta con gli artisti», continuano sul sito. «Il progetto StudioVisit.Me vuole innescare un circolo virtuoso in cui le interazioni nascono all’interno del sito web ma si concretizzano attraverso la visita degli studi degli artisti».
Le fondamenta della piattaforma web, dunque, affondano nella mappa di Napoli: «Nei mesi trascorsi, da quando abbiamo iniziato a lavorare a StudioVisit.Me, ci siamo confrontati con diversi artisti, curatori, galleristi e collezionisti. Abbiamo fatto tesoro di tutte le indicazioni ricevute cercando di creare uno strumento che potesse rispondere il più possibile alle esigenze che ci sono state manifestate. Abbiamo iniziato con il mappare (e quindi geolocalizzare), gli studi degli artisti che operano sul territorio, partendo dalla Regione Campania».
Zoomando sulla cartina della città, si evidenziano i pin riferiti a ogni studio d’artista, che ha la sua scheda personale nella quale sono riportate le informazioni utili per un primo sguardo alla ricerca portata avanti e, nel caso, i contatti per approfondire la conoscenza. Una gallery fotografica apre le porte dello studio e, dopo un breve statement, in una sezione sono riportati i media usati, dalla pittura all’installazione, dalla scultura al video. La ricerca è facilitata dall’inserimento di tag, tra i quali “artisti giovani” e “non rappresentati”. La navigazione è pulita, tutto è molto ordinato e le informazioni non sono eccessive, lasciando il gusto della scoperta, perché «Lo scopo principale della piattaforma è fornire, a tutti gli stakeholder del mondo dell’arte (siano essi professionisti del settore, collezionisti e/o semplice appassionati) uno strumento online che possa garantire l’opportunità di pianificare un incontro diretto con gli artisti all’interno dei loro studi così da approfondire la conoscenza del loro lavoro».
Ormai sembra appartenere a un’altra epoca il periodo in cui il calendario dell’arte era costellato di grandi eventi dal richiamo nazionale e internazionale, come le fiere che rappresentavano i momenti ideali per un perfect match tra diversi attori della filiera, dall’artista al collezionista, passando per il gallerista, il curatore o il direttore. Non è il caso di esagerare con i toni apocalittici, grandi manifestazioni si continueranno a organizzare, tuttalpiù cambieranno date, come è appena successo ad ArteFiera. Ma è innegabile e affascinante anche la scoperta di un’altra dimensione dell’incontro, su scala individuale – interessante, in questo senso, il progetto della galleria “intima” di Perrotin, a Parigi – ma appoggiandosi sulle potenzialità delle nuove modalità di relazione. Simile per molti versi a StudioVisit, per esempio, anche “roma città aperta”, un progetto ideato e curato da Raffella Frascarelli e Sabrina Vedovotto, con la direzione di Nomas Foundation, un archivio degli studi d’artista, per facilitare l’organizzazione di visite dal vivo.
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