09 luglio 2024

Da figura a immagine, una doppia personale alla Metronom di Modena

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Alla Galleria Metronom di Modena, Eeva Hannula e Daniele Marzorati presentano una serie di opere recenti, che fanno il punto sulla loro ricerca incentrata sulle ambiguità delle immagini

Daniele Marzorati, bas relief at aVDNKh Museum and playground in between some public housing in Moscow, 2022, courtesy the artist and Metronom

È in corso presso la galleria Metronom di Modena una doppia mostra che verte sull’ultima produzione degli artisti Eeva Hannula (Helsinki, 1983) e Daniele Marzorati (Cantù, 1988). Intitolata Punto di rottura, tramite il collage fotografico e pittorico e con l’introduzione di altri materiali compositi, la mostra fa emergere lo stato di passaggio utile alla creazione e alla contemplazione artistica, in cui la fissità delle figure si allarga nella composizione dinamica di ricche immagini interne alla percezione. L’esposizione, curata da Marcella Manni, sarà visitabile fino al 17 luglio 2024.

Punto di rottura, 2024, installation view, entrance, courtesy Metronom

In particolare il lavoro di Eeva Hannula genera relazioni associative tra oggetti, figure e materiali differenti. La continua rielaborazione di fonti tratte dal web, disegni, album fotografici e inserti concreti in argilla, è adatta a connettere i singoli elementi in un collage di forme, dove i frammenti comunicano adeguatamente come parte dell’insieme, nella formazione conclusiva di una immagine unitaria. La loro interazione dà così luogo a nuovi significati simbolici e metaforici, realizzando una sorta di pareidolia dell’immagine, la tendenza a trovare strutture ordinate e forme familiari in figure all’apparenza disordinate e casuali. Una sembianza dell’opera come se avesse altro aspetto che, una volta visto e percepito, non scomparirà più.

Eeva Hannula, There is our place where we can’t focus, 2023, courtesy the artist and Metronom

Per l’occasione sono quindi presentati otto collage fotografici dell’autrice, con l’impiego anche dell’acquerello, e la stampa a raggi ultravioletti di immagini dipinte su alcuni frammenti di argilla. Un allestimento chiaro e ben ragionato all’interno del percorso di visita, ci restituisce nel pannello retrostante l’ingresso proprio l’opera di maggiori dimensioni, For the sake of the image, the emerging withdraws to you. Disposta frontalmente alle due figure disegnate da Marzorati, in dialogo sul fondo dello spazio, contiene appese altre tre opere della stessa Hannula, enfatizzando il concetto e la medesima pratica del collage.

Eeva Hannula, For the sake of the image, the emerging withdraws to you, 2023, courtesy the artist and Metronom

Sul lato destro della parete troviamo invece The light of tomorrow flows in the bones of the image (The sweat of the rapresentation) e In this room there is a possibility of thinking about the edge and folling over it. La prima riporta fattezze della statuaria antica come immagine del subconscio, cui sono sovraimpressi occhi dal contorno marcato mediante la pratica dell’editing digitale, seguendo lo stesso processo creativo basato sull’ispirazione delle libere forme associative. La seconda, disposta a terra, ha invece l’aspetto di uno zerbino, dove la familiarità lascia il posto al pensiero critico e all’elemento concettuale, mentre il tessuto di cui è composta investe sentimenti di leggerezza e vulnerabilità, oltre a un rimando alla superficie della tela. Completa il complesso un insieme di occhi stampati su vari elementi di argilla, facendo di queste tracce digitali una presenza fisica legata alla concretezza del lavoro manuale.

Punto di rottura, 2024, installation view, rear entrance, courtesy Metronom

Daniele Marzorati seleziona invece quattro fotografie analogiche e il disegno di due figure idealmente separate tra loro, tratte dal gruppo scultoreo L’operaio e la kolchoziana del 1937, attualmente situato nel centro di Mosca. Le opere fanno seguito alla residenza presso il Winzavod Center for Contemporary Art di Mosca, conclusa a gennaio 2022. Il disegno di queste sagome, realizzato con penna argentata su fogli A4, rimarca il concetto di monumento in quanto sintesi di desideri, ideali e identità della nazione, presenti nella memoria collettiva. Tanto che oggi per noi l’assetto delle città, dal monumento al semplice oggetto di arredo urbano, incorpora qualcosa in più del significato oggettuale (come semplicemente appare), e contiene sempre una fitta rete di rimandi agli ambiti di etica, politica, economia, scienza, filosofia, società e della cultura in generale. Percependo il monumento imponente e ingombrante, Marzorati intende quindi riportare queste sculture più prossime a una dimensione umana.

Punto di rottura, 2024, installation view, courtesy Metronom

La separazione tra le due figure indica il vero punto di rottura e i processi di ricostruzione dell’immagine, che anche nelle fotografie si esprime nella stampa di singoli fogli rettangolari, successivamente assemblati a formare un insieme. La scelta del bianco e nero è adatta a restituire oggettività e chiarezza di dettagli, oltre ad accentuare il contrasto tra gli elementi costitutivi nel senso di una loro vaghezza, altro segnale di apertura. La griglia composta dall’unione dei formati A4 riprende lo schema del panel building, il modulo abitativo delle case popolari prefabbricate costruite in Russia a partire dagli anni ’60, sfondo ad alcune delle vedute. Unità di misura che segna un passaggio concettuale, dove lo spazio di oggetto, architettura e monumento finisce per regolare i sogni e l’immaginazione stessa di chi lo vive.

Daniele Marzorati, comunication pane, 2022, courtesy the artist and Metronom

Secondo Marcella Manni, l’esplorazione iconografica dei due autori «Non è infatti indagine, documentazione, quanto piuttosto una migrazione, un movimento del pensiero che sposta, e in questo spostamento, in questa piega, interstizio, tra rottura e trasformazione, trova il suo coerente e contemporaneo compimento». Tramite questo passaggio, e se siamo disposti a osservare, l’opera d’arte suggerisce così qualcosa al negativo e assente oltre la forma, sempre già al di là di se stessa.

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