In un’epoca in cui tutto sembra subordinato alla fluidità e alla programmazione last minute, in cui ogni cosa può essere messa in discussione da un momento all’altro e viene chiesto ad artisti e curatori di muoversi all’insegna della più spregiudicata flessibilità, la Fondazione dell’Albero d’Oro sembra una rompighiaccio che traccia rotte di lungo corso con lungimiranza e sicurezza.
Fedeli alla vecchia scuola che vuole ogni tassello corredato dai giusti tempi, elementi e apparati, la neonata Fondazione propone una serie di filoni di ricerca artistico/culturale che da un lato mirano al recupero del patrimonio artistico antico e dall’altro vogliono dare spazio e concretezza alle più attuali emersioni del contemporaneo.
Incastonato tra le calli che portano da Campo San Polo al Canal Grande, su cui si affaccia, il sontuoso Palazzo Vendramin Grimani conferma quanto già svelato nel corso del 2021: restauro, residenze d’artista, esposizioni, editoria.
Prima di tutto Lorenzo Tiepolo con il suo Ritratto di bambina, opera che si può collocare nei primi anni settanta del Settecento e attribuibile al periodo madrileno dell’artista. La figura centrale, una bambina di cui si vede solo la porzione del busto su cui campeggia un volto immobile, dallo sguardo impenetrabile, appare solo per metà umana, nascosta com’è dal sedile ligneo che ne occulta le gambe. Un automa, forse, nell’atto di prendere vita. Una figura di confine, come la storia ci ha tante volte insegnato a guardare. Il dipinto costituisce l’apripista delle “Opere in studio” ospitate da Palazzo Grimani, lavori che vengono esposti per la prima volta a Venezia, resi visibili al pubblico e corredati da un’attività di studio che sfocia poi in una pubblicazione de I Quaderni dell’Albero d’Oro. Apre la collana, quindi, Una bambina di Lorenzo Tiepolo, a cura di Massimo Favilla e Ruggero Rugolo.
Fa da contrappunto “contemporaneo” al dipinto in esposizione (che sarà visibile fino al 10 marzo attraverso le visite guidate fruibili su prenotazione) il progetto in partenza a febbraio 2022, una residenza d’artista del messicano Bosco Sodi che sfocerà nella mostra allestita all’interno del Palazzo in concomitanza con la prossima Biennale Arte. Attraverso la coproduzione con Axel Vervoordt Gallery di Anversa e Kasmin Gallery di New York, il progetto curato da Daniela Ferretti e Dakin Hart prevede la trasformazione in atelier del piano terra del palazzo dal 21 febbraio al 10 marzo, e un’esposizione al piano nobile, che vedrà disposte a pavimento 195 piccole sfere di argilla modellate dal suolo di Oaxaca e cotte in un forno improvvisato sulla spiaggia. L’installazione sarà modificabile dagli spettatori.
Per il 2023 sono invece in cantiere due grandi mostre, una dedicata a Niccolò Mannucci (1638 – 1720), grande viaggiatore ed esploratore che pone l’attenzione sui temi del viaggio e del dialogo tra le diverse culture. Poi la mostra dedicata alle collezioni delle famiglie Grimani Marcello, attraverso la quale verranno rese visibile opere d’arte, documenti d’archivio, libri, arredi e fotografie storiche che ne testimonino ricchezza e sostanza.
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