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Da Triennale Milano le galassie di Gianni Politi: la mostra Le stelle per te, dentro
Arte contemporanea
Alzare uno sguardo verso il cielo notturno e incontrare i volti presenti-assenti, lontani ma nitidi delle stelle, dei pianeti e delle galassie. Un’espansione orizzontale, liquiforme, luminosa e ardente da dimenticare la vertiginosa lontananza che ce ne separa, talmente magico è il loro carattere e la storia che nel tempo si è intessa con noi. Alle volte invece lo sguardo si alza spontaneo verso l’alto in cerca di orientamento, ma non trovandone la luce è come se qualcosa venisse a mancare: dei punti cardini offuscati dalla realtà difficili da individuare, e allora diventa necessario tracciarne una memoria da portare dentro di sé. «Le galassie nel cuore dell’artista sono corpi in perenne espansione. Sono corpi autonomi all’interno del corpo del pittore che guidano nelle notti le mani e gli occhi» scrive Politi che in Le stelle per te, dentro fa dello spazio le cosmologie della sua soggettività più intima e profonda, tracciandone le coordinate d’orientamento.
Triennale Milano ospita fino al 27 ottobre l’installazione inedita appositamente concepita da Gianni Politi per i suoi spazi Le stelle per te, dentro in cui nuovi lavori sono in dialogo con serie precedenti. La mostra è a cura di Damiano Gullì, curatore per Arte contemporanea e public program di Triennale.
Il retro di una monumentale tela sembra bloccare l’ingresso all’esposizione, impedendo di sbirciare e spiazzando il corpo, intimidendone i passi. Politi invita così a scoprire la sua mente, superando lateralmente le geometrie lignee del supporto. È il grande volto schiacciante del padre, il tarlo nella sua testa, dagli occhi vuoti ad accrescere il desiderio di guardare: un volto che per un decennio ha accompagnato la sua ricerca pittorica, arrivata qui con I giorni dei pentimenti a chiudere la serie. Dal 2012 Politi riproduce lo stesso soggetto, un’immagine casualmente trovata nella raffigurazione dell’opera di Gaetano Gandolfi Studio per un uomo con la barba, il cui volto è identico a quello del padre dell’artista; ossessionato dal chiedersi se sia possibile dipingere eternamente lo stesso quadro, pur modificandolo ogni volta. Nella profondità cupa e intrigante del dipinto, tra i volti demoniaci dei grandi maestri dell’arte e i corpi sinuosi di serpenti brillanti a tracciarne i diversi layers, si posizionano le altre stelle di Politi. Ciò che sembrano delle pitture astratte bidimensionali, sono in realtà delle giustapposizioni, stratificazioni di ritagli di tele preesistenti a comporre delle immagini che mescolano le connotazioni liquide di grandi cieli universali con le tipografie dei suoi pianeti.
La pratica di Politi oscilla tra la figurazione e l’astrazione, attraverso una serie di processi in cui l’una completa l’altra così come alla pittura accompagna la scultura che per Politi sono come «due rette parallele si incontrano in un punto all’infinito detto x quando oramai non gliene frega più niente», racconta a Gullì in un’intervista proponendo le parole del filosofo De Crescenzo. La dimensione sacrale che Le stelle per te, dentro fa assumere agli spazi di Triennale, in cui la tela protagonista si erge come inscritta in un’abside diventando scultura, è anche data dall’inserimento di Cane Nero, delle panche in alluminio che permettono di contemplarne le dimensioni spaziali. Inoltre, a fuoriuscire dalle pareti è la serie Sogno: corpi di rane in bronzo che simboleggiano sia il concetto di metamorfosi che quello dell’attraversamento della soglia tra mondi.
Le stelle per te, dentro è la traduzione ambientale di quei «lumini o bagliori o fari [che dentro al pittore] sono come per i naviganti antichi, delle bussole interne, sono delle mappe che il pittore usa da sempre per potersi muovere all’interno della propria vita. Il pittore guarda dentro di sé, guarda le proprie stelle, per cercare l’orientamento» scrive ancora Politi paragonando la spazialità della sua mente con quella delle stelle, che tradotte qui in immagini creano un momento di sospensione tra polarità impazzite.