Se nellâestate del 1931 Walter Benjamin tolse la sua biblioteca dalle casse, o almeno quello fu lâanno in cui il libro venne pubblicato, anchâio molto piĂš banalmente approfitto delle vacanze per spolverare le mie mensole. Mi accorgo però di aver trascurato certi volumi e di aver scritto piĂš di qualcuno che di altri autori. Ce ne sarebbero da aggiungere, certo, ma provo a rimediare mettendo dalla parte del drago chi ancora non si è messo: Maurice de Vlaminck, ad esempio. Nacque a Parigi nel 1876 ma dallâetĂ di tre anni (e fino allâadolescenza) visse in campagna iniziando a dipingere sotto la guida di qualche pittore locale. Lâaltra sua grande passione era la bicicletta che gli consentiva lunghissimi giri poetici e senza meta, che lo convinsero a divenir corridore e a guadagnarsi la vita â almeno per breve tempo â partecipando alle corse domenicali e vincendo. Nel 1896 una malattia però sopraggiunse e fu costretto a rinunciare alle sue gare dedicandosi esclusivamente al violino e allâarte. DiscuterĂ poi nelle bettole di Montmartre con i grandi del tempo: Picasso, Derain, Braque, Jacob, Apollinaire. Dopo un viaggio in Inghilterra ammetterĂ che âviaggiare per rinnovarsi significa non aver piĂš niente da direâ. Si allontanerĂ dal cubismo, conoscerĂ Modigliani, CarrĂ , Boccioni, Soffici e Marinetti. Si ritirerĂ in campagna, avendo avuto successo, ma bofonchiando fino alla morte, amaro, come sanno essere alcuni anziani.
âDivento vecchio imparando sempreâ, ripeteva Solone durante i suoi ultimi anni, ma al nostro pittore il verso non si addice. Dâaltronde sono solo gli anziani che invecchiano (Melville) e io ricordo con entusiasmo quellâinterno di cucina del 1904, vangoghiano dâispirazione eppur diverso, che sembra giĂ anticipare il Fauvismo, con il tavolo in obliquo, il dominio del rosso, la signora con lo strofinaccio, il lavabo, la vetrata e il vuoto. âSe sei pittore, guarda solo in te stessoâ, ripeteva invece il nostro. E come dargli torto?
Resto in Francia, almeno per questioni di nascita dellâautore, notando con stupore la polvere su un altro volume: è Jean Fouquet. Torniamo dunque indietro di qualche secolo, ma ci avviciniamo a noi geograficamente, per un ritratto composto alla corte dâEste. Ă quello del buffone Gonnella, rappresentato postumo e con incredibile realismo, ottenuto da un ravvicinato primo piano del busto che taglia fuori piĂš dâun dettaglio. Bouquet dovette rimanere colpito dalla tragica sorte che subĂŹ il povero ometto in seguito a uno scherzo organizzato proprio dal suo protettore. Niccolò III dâEste, adirato da unâiniziativa del Gonnella per unâinventata guarigione, simulò una condanna a morte per decapitazione del povero buffone che il giorno stabilito sâinginocchiò con la testa sul ceppo in attesa che il boia gli tagliasse il collo. Al posto della scure sulla sua testa scese però un secchio dâacqua che spaventò a tal punto il poverâuomo da fargli venire un infarto e farlo morire lo stesso, impressionando o dispiacendo a tal punto Fouquet che decise di immortalarlo con il noto ritratto.
Ma scuotiamo la polvere da unâaltra copertina e attraversiamo la Manica. George Romney nacque nellâinverno del 1734 nellâInghilterra Nord Occidentale e divenne il grande ritrattista della ricchezza e della societĂ inglese. Girò parecchie cittĂ dâEuropa, ebbe un ventennio di successo ma morĂŹ depresso, almeno cosĂŹ ci tramandano. Si affezionò tantissimo alla modella Lady Arabella Ward che cominciò a posare per lui nel 1784 ma che fu poi trasferita a Napoli, causandogli grandi sofferenze tracciabili in una lettera nota: tutte le belle donne erano per lui stelle, lei era addirittura la luna. E come biasimarlo, davanti a quel ritratto con il grande cappello azzurro, il profilo regolare, il sorriso appena accennato dalle labbra ben contornate, i capelli mossi e lo sguardo dolce, che sembra fatto ad arte.
Diamo fuoco alle polveri â e speriamo di averle tenute allâasciutto â che ho un altro libro chiuso da molto, con in copertina un altro ritratto: è Mrs. Catherine Swindell, altra bellissima donna, eseguita dalla mano di Joseph Wright di Derby. Pittore prima della scienza e della rivoluzione industriale che adattò poi la sua carriera alla ritrattistica, rimanendo però isolato in provincia. Mrs. Swindell ha i capelli raccolti con una specie di chignon che termina davanti e dal quale pende un velo trasparente che sembra anticipatre il tulle di pochi anni. Ha perle ovunque, il sorriso trattenuto e un naso importante che rompe lâovale del volto. Lo sguardo intenso, la bocca carnosa, le ciglia lunghe: per sedurre non manca proprio niente.
Altro colpo di straccio e vedo un donna al caminetto. Ă la copertina del volume di James Whistler con la Sinfonia in Bianco n. 2 dove la sua amante Joanna Heffernan (che è la stessa di una sinfonia pregressa) compare con lâabito bianco rigonfio e il volto di profilo che si rivela in toto e assorto nel riflesso allo specchio. Il braccio corre lungo la cornice del camino e sfiora due vasi con la mano che lascia ben notare la fede: lâamante è divenuta moglie e il pittore, che iniziò a firmarsi con una farfalla, visse qualche anno felice. Almeno fino alla critica che gli mosse lâinfluente John Ruskin nel 1877, che definÏ⏠il suo quadro del Razzo Cadente come un barattolo di colore buttato sulla tela in faccia alla gente. E lĂŹ si aprĂŹ un dibattito sul diritto dellâartista di decidere quando unâopera potesse considerarsi finita e che Whistler vinse amaramente. Fu infatti risarcito con una somma irrisoria e spese il resto della vita cercando di rientrare dalle spese del processo. Continuò dunque a realizzare pitture, pastelli, litografie e acqueforti, fino al 1903, anno della morte, senza mai gettare la spugna, che butto invece io ora, terminando qui la mia distratta pulizia.
Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che lâarte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago
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