Dopo questa parentesi invernale caratterizzata da un diffuso sentimento di incertezza pandemica – che ha causato diversi cambi di data per fiere e manifestazioni di grande richiamo, da Arte Fiera di Bologna ad Art Basel Hong Kong – i prossimi mesi saranno densissimi di appuntamenti da segnare nell’agenda dell’arte. Aprile sarà tutt’altro che un mese da dormire, a partire da miart di Milano, dall’1 al 3 aprile 2022, con il momento topico concentrato nei giorni della vernice della Biennale di Venezia, 20, 21 e 22 aprile. Ma anche marzo proporrà alcuni appuntamenti decisamente interessanti e tutti da scoprire, in particolare per quanto riguarda l’arte al femminile: un’ampia mostra dal taglio storiografico e una collettiva transgenerazionale.
Si parte il 19 marzo, con “ASTRATTE. Donne e astrazione in Italia 1930-2000”, mostra che porterà nelle sale settecentesche di Villa Olmo, a Como, le opere d’arte più iconiche realizzate dalle protagoniste dell’arte astratta italiana, il cui ruolo pioneristico, per troppo tempo in secondo piano, è stato rivalutato negli ultimi anni grazie a una serie di studi specifici.
Organizzata dal Comune di Como e a cura di Elena Di Raddo, la mostra si collega idealmente a “L’altra metà dell’avanguardia”, esposizione ideata da Lea Vergine e presentata a Palazzo Reale di Milano nel 1980, che per prima riuscì a raccontare, in maniera organica, l’attività di oltre 100 artiste europee, russe e americane, «Ignorate, scomparse, rintanate, morte e disperse, o pensose sul tema del morire, ormai ignare di se stesse», scriveva Giorgio Manganelli, e che «Avevano portato alla strepitosa avventura dell’avanguardia una ricchezza straordinaria». Fu grazie a quella mostra apicale che, per esempio, fu rivalutata l’opera di Carol Rama. Esempi di mostre incentrate su un’impostazione simile si ritrovano anche nella museografia internazionale, come nei recenti casi di “Elles font l’abstraction”, nel 2021 al Centre Pompidou di Parigi, e “Women in Abstraction”, visitabile fino al 27 febbraio 2022 al Guggenheim Museum di Bilbao.
Per la mostra di Como, saranno raccontate le diverse declinazioni assunte dall’astrazione, tra gruppi e tendenze più o meno vicini all’astrazione geometrica, all’informale, alla pittura analitica e al’astrazione post-pittorica, attraverso le opere di 38 artiste: Carla Accardi, Luisa Albertini, Carla Badiali, Marion Baruch, Irma Blank, Gabriella Benedini, Mirella Bentivoglio, Renata Boero, Alessandra Bonelli, Alice Cattaneo, Cordelia Cattaneo, Giannina Censi, Chung Eun-Mo, Sonia Costantini, Dadamaino, Betty Danon, Paola Di Bello, Elisabetta Di Maggio, Lia Drei, Nathalie du Pasquier, Fernanda Fedi, Franca Ghitti, Maria Lai, Bice Lazzari, Nataly Maier, Carmengloria Morales, Maria Morganti, Lucia Pescador, Claudia Peill, Tilde Poli, Carla Prina, Carol Rama, Regina (Regina Cassolo Bracchi), Mirella Saluzzo, Fausta Squatriti, Eva Sørensen, Grazia Varisco, Nanda Vigo. La mostra sarà inaugurata il 18 marzo, alle 17, e rimarrà visitabile fino al 29 maggio 2022.
Dal 27 marzo al 29 maggio, il PAC – Padiglione Arte Contemporanea di Ferrara ospiterà “OUT OF TIME. Ripartire dalla natura”, collettiva realizzata nell’ambito della 19ma edizione della Biennale Donna, che presenta le opere di cinque artiste di generazioni e provenienze diverse: Mónica De Miranda (Portogallo/Angola, 1976), Christina Kubisch (Germania, 1948), Diana Lelonek (Polonia, 1988), Ragna Róbertsdóttir (Islanda, 1945) e Anaïs Tondeur (Francia, 1985). L’esposizione è organizzata da UDI – Unione Donne in Italia e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, ed è curata da Silvia Cirelli e Catalina Golban.
Ripensare le strutture economiche e riorganizzare le pratiche sociali, in funzione di un radicale riposizionamento degli esseri umani e della natura, lo spazio che ci circonda e che determina la nostra esistenza. Questa la premessa critica del progetto espositivo, che sarà scandito da installazioni, fotografie e video, intrecciando la sperimentazione artistica con la scienza e la tecnologia, a dimostrazione di come la cooperazione e la ricerca socio-economico ed ecologica siano essenziali per allenare un pensiero comune in grado di trasformare la visione antropocentrica.
Dalla cifra minimalista dell’islandese Ragna Róbertsdóttir, che nelle sue opere impeiga elementi come Lava, vetro, pomice, ossidiana, rocce vulcaniche, sale, o conchiglie, alla dimensione multidisciplinare delle installazioni della francese Anaïs Tondeur, che tradurrà visivamente l’odore della pioggia sul suolo, dalle geografie emozionali delineate dalla portoghese Mónica De Miranda, ai paesaggi acustici della tedesca Christina Kubisch, passando per la visione critica sui processi di sovrapproduzione della polacca Diana Lelonek, «Le cinque artiste indagano l’interazione e la possibile alleanza tra tutti gli esseri viventi ospitati da questo pianeta», spiegano dall’organizzazione. «Differenti modelli di lettura e varie prospettive richiamano l’attenzione sui modi in cui la natura è stata stravolta nella ricerca dell’egemonia da parte dell’essere umano, mettendone in luce le ripercussioni sia sull’ambiente sia sul tessuto sociale».
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