Dall’Inatteso al possibile, attraverso Roma Est, con Stalker e NoWorking

di - 16 Dicembre 2019

L’inatteso è una dimensione nascosta ma poi, una volta scoperta, quando ormai hai voltato l’angolo, sembra lampante. Era lì praticamente da sempre e, in fondo, la variabile casuale sei tu che osservi o che attraversi. Insomma, l’inatteso è un nome provvisorio che diamo a un incontro ancora là da conoscere. Ma l’unico, vero inatteso è quello non ancora detto, oppure, «è il possibile meno il probabile», come ci ha raccontato Lorenzo Romito. L’Inatteso si è svolto a Roma Est, nella forma di un progetto di coinvolgimento pubblico, tra ricerca artistica ed esplorazione urbana e sociale con cui Stalker / NoWorking hanno avviato la realizzazione di un Atlante dell’Inatteso a Roma Est.

Dal 22 novembre all’8 dicembre 2019, si è svolto il processo di esplorazione ed elaborazione artistica dei luoghi inattesi individuati. Mentre fino al 18 dicembre, Stalker, NoWorking e le altre persone coinvolte nel progetto presenteranno le diverse tappe degli attraversamenti a Roma Est, in occasione di una serie di incontri presso Castro Project (10 dicembre), MACRO Asilo (11 dicembre), AlbumArte (16 dicembre, ore 18) e Real Academia de España en Roma (18 dicembre, ore 18).

Inatteso a Roma est. credits Mohamad Khavari

La vostra esperienza nomade vi ha portato ad attraversare contesti eterogenei, in particolare quelli considerati ai margini, in un certo senso una controparte della città che tende a rimanere nascosta. In che modo li avete vissuti e con quali strumenti e linguaggi li avete raccontati?
«Abbiamo iniziato il nostro percorso come Stalker 25 anni fa, con l‘idea che, in qualche modo, stava emergendo una nuova dimensione tra le pieghe urbane. Li chiamammo “territori attuali” e si contrapponevano alla città contemporanea, alla sua ostentazione. Erano spazi tra gli spazi e non si rappresentavano, potevano essere agricoli o archeologie industriali.

Nel 1995 organizzammo il primo giro a Roma, navigando intorno alla città conosciuta. Delineammo una mappa delle zone note, che erano in giallo, mentre su un fondo blu erano raggruppate le aree “altre”. Pubblicammo anche un manifesto, ragionando sulla questione dell’assenza, che faceva cogliere le tracce spontanee di quei cambiamenti generati dall’incontro tra l’uomo che dimentica e la natura, con la sua energia di riappropriazione.

Molti di noi venivano dall’architettura e dall’urbanistica ma si resero evidenti i limiti di questi linguaggi, almeno nei processi di interpretazione dei territori emergenti. Questo limite ci fece mettere in discussione questi strumenti. Era un paesaggio inedito e noi vi camminavamo attraverso, ognuno con approcci diversi, tra fotografie, video e azioni, per creare un racconto che potesse emergere dall’esperienza stessa del territorio, dando nome ai luoghi e ritualizzandoli, celebrando le situazioni nella loro contraddittorietà».

L’inatteso a Roma Est, credits Fulvia Bernacca

Come si è sviluppata la vostra collaborazione con No Working?
«Da quattro anni abbiamo ripreso il discorso dell’ospitalità insieme a No Working, che è diventato uno spazio di riferimento per i giovani e per gli artisti. Uno spazio di convivialità, dove non si è sottoposti alle dottrine della contemporaneità ma ci si può prendere il tempo per far nascere cose nuove. Abbiamo proposto diversi momenti di incontro, convinti delle condizioni fertili della diversità. Con No Working lavoriamo per allontanarci dalle professionalizzazioni e settorializzazioni dell’arte, al di là degli schemi e dei ruoli».

L’area di Roma Est comprende alcuni dei quartieri che hanno subito le trasformazioni più significative negli ultimi anni, oltre che un maggior incremento demografico. Perché avete scelto proprio quest’area?
«Roma Est è un luogo mentale. Il nostro percorso ha avuto inizio a Porta Maggiore, storico nodo infrastrutturale, un cuneo che penetra nella città e che trasporta le cose e le persone. Porta Maggiore è la distanza tra Roma e il mondo. Qui hanno abitato i rifugiati del Dopoguerra e, oggi, trovano casa i migranti. Insomma, è un luogo di geografie miste ma senza mappa.

Lo spunto di partenza è stata la collaborazione con il Forum Territoriale del Parco delle Energie e la vicenda del lago Ex SNIA e delle sue acque bulicanti. Qui, alcuni anni fa, durante dei lavori di costruzione dei parcheggi di un centro commerciale nei pressi dell’area della ex fabbrica SNIA Viscosa, è emerso inaspettatamente un lago che, nel tempo, ha creato un suo ecosistema complesso e unico, che è necessario tutelare dalla speculazione edilizia. Insomma, un lago che non ci si aspettava di trovare è diventato un simbolo attraverso il quale una intera comunità si identifica. Questo è il paradigma dell’Inatteso. Ed è prodotto dalla natura. Non c’è bisogno di molto altro».

L’inatteso a Roma Est , credits Morteza Khaleghi

Cosa rimarrà di questa esperienza inattesa?
«L’idea era realizzare un telaio in cui tessere la trama delle nostre esperienze. Una sorta di nuova narrazione di Roma Est e del nostro percorso. Ricordo la camminata da Tor Sapienza alla cava abbandonata, dove abbiamo trovato un altro lago completamente sconosciuto. Al Mandrione abbiamo affrontato le questioni delle abitazioni precarie e degli homeless. Qui abbiamo allestito una sorta di accampamento, che ci ha permesso di vivere e abitare uno spazio, accompagnati da alcuni ragazzi afgani. E anche in questa esperienza di privazione abitativa, abbiamo provato un riferimento di convivenza. La grande questione dell’incontro è l’apertura alla spontaneità e alla possibilità, al di là delle probabilità, che sono il frutto di freddi algoritmi che, poi, alla prova dei fatti, si rivelano errati. L’inatteso è una equazione, è il possibile meno il probabile».

L’Inatteso a Roma Est è un progetto di Stalker / No Working in collaborazione con Forum Territoriale del Parco delle Energie, Centro Culturale Giorgio Morandi, Real Academia de España en Roma, Castro Project, AlbumArte, MACRO Asilo, Azienda Speciale Palaexpò, Fondazione Pastificio Cerere. L’iniziativa è parte del programma di Contemporaneamente Roma Autunno 2019, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale e realizzato in collaborazione con SIAE. Il progetto è parte di Artists at Risk (AR): A European Network of Safe Havens, programma co-finanziato da Creative Europe.

L’inatteso a Roma Est. Credits Morteza Khaleghi

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