Daniel González x exibart: un velo danzante per illuminare la Biennale di Venezia

di - 14 Aprile 2022

Che arte sarebbe senza la luce di Venezia? Quel particolare modo in cui si infrange sull’acqua dei canali e poi sulla pietra e tra le vetrate dei palazzi storici ha ispirato, in maniera più o mento latente, generazioni e movimenti. E una piega inaspettata e gioiosa, dinamica ed effimera, di quella stessa luce si rifletterà tra le increspature di Dancing Curtains, installazione di Daniel González, presentata da exibart durante i giorni di vernice della 59ma Biennale d’Arte Contemporanea, dal 19 al 23 aprile, in Calle Lion 3381. L’artista nato nel 1963 a Buenos Aires e attualmente tra New York e Verona, ha già collaborato con exibart, personalizzandone lo stand ad Artverona nel 2021, con una reinterpretazione dei suoi iconici Mylar Wallpaper, che in questa nuova occasione, baciati dal sole della Laguna, assumeranno inedite sfumature – altamente instagrammabili – come un paesaggio sospeso e pieno di energia. Pronti a lasciarvi illuminare?

I Mylar Works, un velo sottile tra materia e spirito

«Il mio lavoro si incentra sul rito della celebrazione, ispirandosi alle storiche macchine da festa barocche del Bernini», ci ha raccontato l’artista, che ha presentato le sue architetture effimere in tutto il mondo, dal MAR Museo di Mar Del Plata, in Argentina, a Manifesta 12, a Palermo. «Celebrando un evento, i nostri atteggiamenti cambiano considerabilmente, calano le inibizioni, e guadagniamo leggerezza abbandonandoci a un senso di libertà, ha continuato González.

«I Mylar Works vogliono commemorare ogni instante della nostra esistenza, dal piacere di stare vivi alla magia di ritrovare il sole ogni mattino quando ci svegliamo. Il mylar, che normalmente è utilizzato per le tende dei teatri di Broadway e per impacchettare caramelle, è un materiale resistente ed economico che permette di maneggiare la luce stessa come materia prima. I suoi riflessi sono protagonisti di due livelli della nostra vita: il mondo materiale e la sfera spirituale. Come nei fondi dorati delle icone orientali, ma con una leggerezza concettuale e fisica, le superfici vibranti e seducenti dei Mylar Works mettono in primo piano il piacere visivo e smentiscono la gravità e la profondità intellettuale del loro soggetto».

La biografia di Daniel González

Daniel González (Buenos Aires, Argentina, 1963) vive e lavora tra New York e Verona. A partire da una ricerca sulla ritualità e sulle modalità pubbliche e private di celebrazione, il suo lavoro si declina spesso in progetti pubblici, “architetture effimere” ispirate alle macchine barocche del teatro, banner-painting in paillettes cucite a mano e pezzi unici indossabili presentati in performance ad alto impatto. González crea mondi deliranti, pieni di energia, spazi di libertà dove le convenzioni esistenti collassano e le categorie colleidono. Il 2021 vede “Personal Disco & Chillout Wall”, progetto speciale per Roma Arte Nuova, curato da Valentina Ciarallo per Roma Arte Nuvola e “Words from the future” per la rivista exibart, nell’ambito del progetto Pages, curato da Ginevra Bria per Art Verona.

Daniel Gonzalez, ph. Andrea Bertolin

Nel 2019 presenta la sua maggiore retrospettiva sulle architetture effimere al MAR Museo di Mar Del Plata, realizza inoltre l’architettura effimera “Mi Casa Tu Casa” come evento collaterale della Biennale Manifesta 12 Palermo, ed è tra i finalisti del concorso pubblico per opere site specific del nuovo Humboldt Forum di Berlino. Nel 2017 riceve il grant dalla Pollock-Krasner Foundation di New York e realizza un intervento site specific per il quartiere del design Milano-Lambrate.

Ha esposto, inoltre, alla Zabludowicz Collection di Londra, al Musée d’Art Contemporain de Bordeaux, alla Pinakothek der Moderne di Monaco (DE), al Museo del Barrio (New York, 2011 biennale arte contemporanea latina), in Viafarini (Milano) e Marsèlleria (Milano), al Neuer Kunstverein di Aachen, alla seconda Biennale di Praga e a Manifesta 7 Trento/Bolzano, nelle gallerie Studio La Città (Verona), Diana Lowenstein (Miami, USA), Valentina Bonomo (Roma), Boccanera Gallery (Trento) e Spencer Brownstone (New York City) e nella fiera MACO Mexico, Città del Messico, nel festival Witte de With Festival di Rotterdam, nel Museo Casa di Giulietta (Verona), nel complesso monumentale Santo Spirito in Sassia (Roma) e nella Fondazione La Fabbrica del Cioccolato (Ticino, Svizzera).

Le sue opere sono incluse in diverse collezioni private e pubbliche italiane e straniere, tra cui ricordiamo Zabludowicz Collection (Londra), Fondation pour l’art contemporain Claudine et Jean-Marc Salomon (Francia), Tom Patchett (Los Angeles), Luciano Benetton (Venezia) e Patrizia Pepe (Prato).

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