06 dicembre 2024

D’arte e femminismo: la storia di Mariuccia Secol in un film di Sergio Racanati

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Nel processo di riscoperta del Gruppo Immagine di Varese, l’opera di Racanati ritrae una delle fondatrici, come donna e artista, ripercorrendo le azioni del femminismo negli anni ‘70 e ‘80

Mariuccia, Sergio Racanati, backstage del film 2024. Courtesy MLB Gallery

Appuntamento il 7 dicembre in provincia di Varese, a Gazzada Schianno, per la proiezione del film d’artista di Sergio Racanati (Bisceglie, 1982) su e con Mariuccia Secol (Castellanza, Varese, 1929), protagonista tra i due secoli di femminismi, nota per il suo impegno artistico e civile. È l’occasione per conoscere l’opera di Racanati, dopo la pima presentazione a Bologna ad Arte Fiera di quest’anno, inserita nel progetto curatoriale con la collaborazione di Manuela Gandini della MLB Gallery di Maria Livia Brunelli.

Da straordinaria 95enne, in Mariuccia (16’, 2024), Secol narra attraverso ricordi e aneddoti puntuali la sua avventura con la collega artista e attivista Milli Gandini (Varese, 1941 – Castiglione Olona, 2017) e il loro lavoro col Gruppo Femminista Immagine di Varese tra il 1974 e 1988. Il film è un armonioso ritratto della donna e dell’artista, con la cifra filmica riconoscibile di Racanati che come in altri suoi lavori utilizza inquadrature intime e sfocature, come spazio del tempo e del pensiero, per una complessiva narrazione non lineare ma fluida, ravvicinata al soggetto.

Breve ma intenso, è un documento poetico, più che un vero e proprio documentario, prodotto da CAPTA – Centro Arte Paesaggio Territorio Ambiente con il supporto di MLB Gallery, che contribuisce alla riscoperta, in particolare, dell’esperienza di Immagine di Varese per bocca di una fondatrice, e più diffusamente testimonia l’incidenza del neofemminismo nella società degli anni Settanta e i risultati, in tema di diritti e libertà, a cui il coordinamento dei gruppi femministi giunse in quegli anni come “soggetto collettivo”.

Mariuccia, Sergio Racanati, still dal film 2024

Lo scenario descritto da Mariuccia, che riferisce della forza che si sprigionò dalla loro pratica di autocoscienza per il riconoscimento della donna nel contesto familiare, civile, politico e culturale, e del lavoro femminile fino a quel momento invisibile e “afono”, si dimostra determinante nella storia dell’arte e sociale in Italia, per quanto obliato da una troppo lunga, e inefficace, damnatio memoriae.

Nell’urgenza attuale della nostra società, si è manifestata sempre più intensamente nell’ultimo quinquennio la volontà di riconsegnare alla storia, con studi e mostre, la loro avventura, per tenerne in conto nel tornare alla lotta per i diritti al livello internazionale. La spinta dell’artista Sergio Racanati va in questa direzione, raccogliendo l’eredità di queste donne di calibro che hanno agito quando, come afferma Secol nel film, «bisognava cambiare pelle».

Dopo il ‘68, che aveva segnato il cambio nella vita domestica e nella creatività, con la possibilità di una partecipazione femminile incisiva e dissenziente alla vita pubblica, le due artiste unirono le forze insieme a Mirella Tognola, Silvia Cibaldi, Clemen Parrocchetti e Mariagrazia Sironi, formando tra i primi collettivi italiani di sole artiste, e procedendo con azioni galoppanti in cui la quotidianità entrava provocatoriamente nell’arte.

Nel cinquantesimo anniversario quest’anno dalla fondazione del loro gruppo varesino, sentir parlare Secol e conoscerne la grinta, mostra «Il valore intrinseco dell’arte e della cultura come possibile sistema per re-immaginare nuovi scenari, non solamente futuri, ma presenti», dichiara Racanati.

Secol, per esempio, riferisce della loro partecipazione nell’ottobre del ’76 alla indimenticabile mobilitazione a Verona durante il processo per stupro di Cristina Simeoni, protestando per solidarietà alla vittima, in favore di una maggiore tutela per se stesse fuori dal ruolo di mogli/figlie/madri, e per denunciare duramente la cultura maschilista imperante, solidale con lo stupro. Erano in migliaia di donne, e grazie a questa massiccia presenza ottennero che il dibattimento fosse a porte aperte, trasformando il processo in un’azione politica, e un risarcimento per sostenerne iniziative di contrasto alla violenza sessuale. Lo stupratore fu condannato.

«Capimmo che individualmente la forza non era sufficiente» afferma. «Per poter incidere serviva una manifestazione di persone ed artiste. Questo fa comprendere anche perché noi avevamo deciso di formarci come gruppo». Un momento decisivo, un movimento di donne contro la non imparzialità della giustizia, permeata dal modello patriarcale, che alla luce dei casi di cronaca italiana al 2024 occorreva assolutamente ‘fermare’ e diffondere. E l’arte se ne fa veicolo.

Mariuccia, Sergio Racanati, still dal film 2024

Nel racconto di Secol, tra le altre tappe significative, nel 1978, l’organizzazione a Milano del convegno “Donna, Arte, Società”, partecipato da quasi settecento signore.         Nello stesso anno, Immagine sarà invitato a esporre alla Biennale Arte di Venezia diretta al tempo da Carlo Ripa di Meana, come primo gruppo femminista. Così fino agli anni Ottanta, quando con altre importanti mostre internazionali, tra cui Union des Femmes Pentres Sculpteurs graveurs et décorateurs ‘86 e la Biennale des Femmes nel 1988 al Grand Palais di Parigi, il gruppo continua ad affermarsi ma poi si scioglie, a cavallo col decennio successivo che Secol definisce della “Restaurazione”.

Nel contesto socio-politico e culturale italiano possiamo considerare il loro portato di opere performative-concettuali come il precedente storico imprescindibile di un certo artivismo dei nostri giorni. Mariuccia, dopo la fine del Gruppo Femminista Immagine lavorerà nel solco di quelle intenzioni plurali anche negli anni Duemila, creando a Daverio (VA) un laboratorio di arti visive con altre artiste, oltre che individualmente, presente ad oggi con i suoi lavori in diverse collezioni.

Il film-opera “Mariuccia” si inserisce «in una logica di militanza-attivismo politico o post-politico» nella pratica relazionale di Sergio Racanati, che nel 2022 si era anche già occupato di un’altra voce femminile storica italiana col lavoro video dedicato a Giulia Niccolai (Milano, 21 dicembre 1934 – Alassio, 22 giugno 2021). «Mi piace immaginare questa ricerca come una possibile mappa di genealogie. Una mappa di prossimità. Una struttura-tessitura di rapporti di affinità intellettuali, politiche, culturali ed estetiche. Questa mia ricerca, in qualche strano modo o per qualche strana coincidenza astrale, mette in evidenza i miei possibili legami di parentela. Ovviamente non sanguinei! Occorre una consapevolezza incarnata di ri-scrittura del pensiero – non solo occidentale – attraverso le istanze queer eco-trans-femministe intersezionali» dichiara.

La proiezione del film e il dibattito in sua presenza, del 7 dicembre, si terranno allo Spazio Gaja, Circolo Risorgimento, dove è in corso fino al 15 dicembre 2024 la mostra a cura di Manuela Gandini La mamma è uscita, titolo dallo storico slogan del Gruppo Femminista Immagine, ed anche del libro autobiografico di Milli Gandini e Mariuccia Secol, edito da DeriveApprodi nel 2021, che sigilla «Una storia di arte e femminismo».

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