C’è chi usa la tecnologia come un pretesto per bruciare un’opera di Frida Kahlo e chi, invece, riesce ad adattarla con grazia al proprio linguaggio. In effetti il paragone non è bilanciato, perché se da un lato c’è un imprenditore autodefinitosi “alchimista dell’arte”, dall’altra abbiamo un vero artista, semplicemente David Hockney. Che non vuole proprio smettere di accendere sigarette e che è il protagonista di una super operazione espositiva che coinvolge cinque gallerie in tutto il mondo. LA Louver, Galerie Lelong, Annely Juda Fine Art, Gray e Pace Gallery, rispettivamente a Los Angeles, Parigi, Londra, Chicago e New York, ospiteranno una mostra di opere del grandissimo pittore. Esattamente le stesse opere, visto che si tratta di 20 disegni di fiori realizzati sull’iPad dal 2021, già esposti in una recente mostra al Musée Matisse di Nizza, più una nuova opera inedita, una composizione digitale di immagini distorte dalla tipica prospettiva di Hockney.
Non è la prima volta che a delle specifiche opere di un artista viene tributata una catena di mostre. Per esempio Gagosian, nel 2011, presentò 11 mostre dedicate agli Spot Painting di Damien Hirst (sì, quelli che l’artista inglese brucerà a breve, a proposito di incendiari), in tutte le 11 sedi della galleria sparse nel mondo. Ma questo pare sia il primo caso in cui le opere esposte saranno uguali per tutte le gallerie. Non è invece la prima volta che Hockney gioca con l’ubiquità: nel 2021, una sua opera, un video animato di due minuti e mezzo, venne trasmessa tramite maxischermi in più città del mondo, a partire da Times Square.
Con una freschezza che farebbe invidia alla Generazione Z, Hockney ha iniziato a realizzare i suoi dipinti digitali in Normadia, il regno della pittura en plein air. Solo che Hockney, alla veneranda età di 85 anni, ha preferito rimanere in casa e osservare il mondo dall’angolo della finestra e quindi dallo schermo dell’iPad e dell’iPhone, strumenti di grande precisione nel rendere con sensibilità i colori e le atmosfere, oltre che selfie e food. Insomma, la tavolozza virtuale è decisamente comoda, permette di rimanere all’asciutto e di evitare sforzi, mettendo anche al riparo da problemi poco piacevoli, tipo la violenta artrite deformante che afflisse Renoir per tutta la vita. E poi le opere possono essere facilmente riprodotte. I dipinti digitali sono infatti in vendita in edizioni da 50. E chi non può acquistarli può accontentarsi del bel libro Taschen.
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