L’entrata è celata, si fa quasi fatica ad accedere o, per meglio dire, a discendere. C’è persino un certo turbamento. Ma dopo un passo il salto di piano è immediato: il nero di un ordine separato, sospeso nel tempo, è solcato dalle sole luci artificiali provenienti da un braccio telescopico sospeso e da fotogrammi in libera proiezione. Al cuore di questo nero il suo tesoro nascosto: cinque frammenti, cinque diversi gradi di perfezione.
Queste le prime impressioni che suscita l’ultima installazione di Giovanni Gaggia, curata da Claudio Composti e inaugurata lo scorso venerdì 21 giugno presso Pelicula, lo studio fotografico di Michele Alberto Sereni a Pesaro. Segnando uno degli snodi principali del vasto ordito di Blu: il colore della cuccagna, il progetto di Pesaro 2024 – Capitale Italiana della Cultura, l’opera è stata presentata in anteprima all’interno del calendario artistico di Sondare L’Altrove.
Ed è appunto in un altrove che essa è collocata: immagine quasi sacrale che potrebbe trovare nella bellezza la sua sola ragione d’essere. Ma di altri altrove parlano i cinque “frutti” esposti, cinque bulbi che nello scaturire dalla modulazione del medesimo materiale ceramico individuano un movimento, un ritmo, un continuo passaggio di stato. All’origine dell’operazione sta la volontà di unire la tradizione della maiolica di Casteldurante con l’antico costume marchigiano di predire il tempo mediante la cosiddetta lettura delle cipolle; ma se la terra che racconta dichiaratamente Gaggia è quella che plasma un’identità collettiva, essa è anche sedimento individuale.
L’artista sembra cioè incoraggiarci all’autoriflessione psicologica, per raggiungere e portare a maturazione quei frutti dimenticati che tutti portiamo dentro. Come nei racconti mitici della trasmutazione alchemica – che con la lettura delle cipolle sembra ormai condividere il fascino sottile di un sapere magico perduto ma che ancora può dirci molto – è infatti l’oro il traguardo finale del processo di questa purificazione, che dal nero muove in avanti cambiando di colore (e di qualità). L’uso del prisma dell’arte ceramica non suggerisce però la perfezione quale punto di arrivo obbligato, quanto piuttosto la necessità di un continuo cammino di miglioramento e accoglienza che protende verso qualsiasi Altro, verso qualsiasi Altrove.
Una declinazione prettamente collettiva è stata assunta nel progetto site-specific di Gea Casolaro, concepito per il rione delle Tinte di Pergola, presentato il 29 giugno. Nel luogo più danneggiato della città dall’alluvione del 2022, a seguito di un intenso confronto con la comunità pergolese, l’artista ha guidato la piantumazione di 150 fiori blu (Lobelia) per formare la scritta PASSARE IL GUADO, come recita il titolo dell’opera stessa. Per tornare all’oro già citato, l’impresa allude con forza alla pratica giapponese del Kintsugi, estesa però alla scala urbana. L’intento è quello di sanare la ferita senza nasconderne la cicatrice, ma anzi impreziosendone il ricordo e il portato simbolico. Medici della propria casa saranno i cittadini stessi, responsabilizzati verso lo spazio vivo e pulsante della città, sospinti a contemplare la perfezione della natura nella sua inesauribile bellezza collaterale, al di là del bene o del male.
Quella che tratta la mostra Cartolina BLU, curata da Milena Becci (dal 29 giugno – Casa Sponge, Pergola) è invece una perfezione di tutt’altro tipo. Alla base un semplice quanto sconfortante concetto: nel sempre più controverso ambito della comunicazione e delle relazioni umane, alla compiuta potenza ed efficienza dei media si va contrapponendo un progressivo annullamento di senso. È nel tempo della perfetta visione, del mondo esperito in 4k che Becci costringe pertanto lo sguardo di 35 artisti marchigiani al formato ristretto del biglietto postale, alla dimensione impalpabile, impressionistica e dunque necessariamente inedita e creatrice del ricordo e della visione interiore.
A chiudere il cerchio degli eventi di giugno di Blu: il colore della cuccagna, al pari dell’opera di Gaggia si torna dunque alla rinascita non come traguardo tecnologico, bensì come ricerca ed espressione personale, dove anche l’imperfezione e l’anomalia divengono sinonimo di autenticità e verità.
Il 2024 ha rivelato che nel design i progetti più sorprendenti sono quelli in grado di rendere la creatività un…
Una nuova Digital Fellowship del programma di arte contemporanea di Pompeii Commitment: Marianna Simnett reinterpreta il mito di Leda dalla…
Manufatti della cultura materiale, opere d’arte, documenti fotografici e materiali editoriali, poesia, progetti di design e di architettura: il "disponibile…
La città tedesca di Chemnitz sarà capitale europea della cultura del 2025, insieme a Gorizia e Nova Gorica: il programma…
Cabinet de curiosités: nella sede romana di Tornabuoni Arte, un progetto inedito che mostra l’intimo del mondo di Alighiero Boetti.…
Memorie personali e storia collettiva si intrecciano in un drammatico racconto visivo: alla Galleria Fonti di Napoli, la prima mostra…