Come può una voce emarginata emergere in primo piano, in un contesto in cui è predominante l’ideologia? In che modo le voci che possono riscattarsi dopo aver subito silenzio e violenza? Tutto questo è al centro della riflessione degli artisti internazionali invitati a partecipare alla nuova edizione di Desert X 2021, la biennale d’arte che si svolge nella Coachella Valley, in California. Le opere site specifc esposte esplorano il deserto come un luogo che, dietro la sua desolazione, nasconde storie e sogni. L’occasione della mostra diventa così un ponte tra nuove e vecchie generazioni e tra voci rimaste inascoltate, agendo come un mezzo per costruire una comprensione collettiva e una società più inclusiva.
Tutte le opere esposte per questa edizione sono unite dalla forte convinzione del potere della narrazione come veicolo di cambiamento sociale. L’artista messicano Eduardo Sarabia, per esempio, ha ideato un labirinto realizzato con tappeti tradizionali tessuti in fibra di palma. L’opera è un tributo ai viaggi degli immigrati dal Centro America alla ricerca di un futuro migliore negli Stati Uniti.
Alicja Kwade riflette invece su sistemi progettati per dare un senso a un universo altrimenti insondabili. La sua installazione consiste in una serie di telai in acciaio a incastro che sostengono due grandi blocchi levitanti di marmo bianco. Si crea così l’illusione di instabilità e si riformano in nuove combinazioni, mentre i visitatori entrano ed escono dai suoi telai. La riflessione di Serge Attukwei Clottey si basa sul saccheggio coloniale e sui suoi effetti sul commercio, attraverso cubi colossali drappeggiati con plastica gialla brillante da litri d’acqua. Infine, il muro monolitico alto sette metri dell’artista saudita Zahrah Alghmadi, fatto di forme impregnate di cementi, terreni e coloranti: una testimonianza geologica del passato e una riflessione sugli altri deserti del mondo e sulle loro culture locali.
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