Quando di Trullo 227 avevamo dato annuncio per la prima edizione, nel 2016, appariva necessario premettere dove e come fosse la Valle d’Itria abitata dai trulli, descrivendone forme e funzioni originarie, tentando un racconto, per ovvi motivi solo accennato, circa il sapore di questa terra rossa e feconda. Non che non fosse già visitata, dagli anni Ottanta almeno, considerata magnetica, ispirazione e meta di artisti e personaggi sensibili alla forza rurale e all’eleganza tradizionale di questo territorio accogliente. Certo è che ogni anno di più la Valle e i suoi paesi caratteristici sono scenografia e contesto di festival e appuntamenti d’arte, oltre che dimore per il relax estivo.
La tipicità del trullo e l’attrattività della campagna, complice un turismo domestico post pandemia, suscitano un interesse anche intellettuale sempre più radicato. Trullo Nicolò, che ospita Trullo 227 alla sua quinta edizione, contribuisce a questo richiamo riunendo artisti non solo pugliesi, offrendosi loro alcuni giorni l’anno per un “incontro, appuntamento, colloquio…”, come scrive la curatrice Graziella Melania Geraci, intorno a un tema conduttore.
Saltato un giro nello scorso 2020, quest’anno è quello de “le origini” e l’offerta espositiva si è moltiplicata: al percorso di opere consueto, allestito ogni settembre per due giorni sotto i coni all’interno all’abitazione, si sono aggiunte, e in numero considerevole, installazioni site specific ambientate nel terreno. Lungo un camminamento che dall’aia d’ingresso al plesso di trulli, dove si trova un intervento di Massimo Ruiu, porta a un più piccolo altro trullo diroccato, con l’installazione di Ezia Mitolo, si collocano nell’ordine i lavori ambientali di Raffaele Vitto, Pantaleo Musarò, Alessia Lastella, Giovanni Battimiello, i quali propongono altri lavori rappresentativi nelle stanze al chiuso insieme a Sabino De Nichilo, Gianfranco Basso, Damiano Azzizia e Pierluca Cetera.
All’inizio di tutto, ed è proprio il caso di dirlo, vi è la ricerca della stessa curatrice, accompagnata dal fotografo Vincenzo Mattei, sul significato mutevole delle origini in senso antropologico, evocativo e poetico, che passa da una raccolta di interviste, testimonianze foto-video di abitanti della zona poi pubblicate in un blog. Un progetto avviato durante il buio della pandemia per diventare luminoso e a lungo termine attraverso una finestra online che rimarrà aperta per nuovi contributi futuri: «Un documento utile per la ricostruzione di un ricordo collettivo, dei contadini della Valle d’Itria che ancora lavorano la terra con passione, degli industriali e degli stranieri che vivono in zona, degli avvocati, dei politici e dei poeti…».
L’evento pop up del 4 e 5 settembre riunisce intorno alle antenne dei trulli interpretazioni di icone e pratiche antiche, immagini che assurgono a simboli, per ognuno dei dieci artisti il proprio, affrontando il tema in maniera tutt’altro che statica e non solo riferito all’insieme di tradizioni e valori o al ritorno alle radici. Dotate di accorgimenti luminosi per affrontare il calar della notte, concepite per essere modificate dall’ambiente e dalle intemperie, le opere all’aperto saranno visitabili fino al 4 ottobre prossimo. Digitate su Google Maps: Trullo Nicolò, Via Ostuni 227 zona M, Martina Franca (TA).
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