Diego Miguel Mirabella, Decorato Decoroso Distratto – Studio SALES

di - 10 Luglio 2021

Risale al 2017 l’incontro di Diego Miguel Mirabella (Enna, 1988) con la tecnica del zellij, le ceramiche aniconiche realizzate col tradizionale procedimento che ricorda il mosaico, tipiche del Marocco. Anche se, in realtà, l’artista si imbatté con questa cultura già un paio di anni prima, allorquando arrivò a Fès. Da allora, questo metodo è entrato a pieno titolo tra le forme espressive dell’artista siciliano. Perché Diego Miguel Mirabella, in verità, utilizza liberamente più media. Dal disegno alla scultura, dalla fotografia all’installazione, al video. Ma, sopra a tutto, c’è l’utilizzo della parola che, inserita nel pattern geometrico del mosaico, diviene anch’essa decorazione ma anche “parti di un frammentato romanzo visivo”. Perché “il mio interesse principale -come lui stesso afferma- è quello di essere uno scrittore visivo; mi sento molto più vicino al mondo della scrittura, o comunque a quel tentativo (seppure molti mi vedano come un “regista”)”. Come attestano i titoli, sia delle sue opere che delle sue mostre (penso a “Entrano fuggendo” – titolo della prima personale del 2013; Il peso della Mia Luce, L’alba ti scopre nella stessa posizione, “Il castone e la barota”, quest’ultimo titolo della prima personale da Studio Sales, dove attua un gioco di parole mutuate dal famoso modo di dire di churchilliana memoria). Intento e vicinanza evidenziati anche in “Decorato Decoroso Distratto”, la personale in corso da Studio SALES di Norberto Ruggeri, pensata non come un unico corpo espositivo, ma come singoli frammenti narrativi. Titolo ripreso da Decorato decoroso distratto, ovvero dalla scultura in bronzo, mollemente adagiata su un alto tavolino in rattan. Lavoro che per l’artista “è una sorta di manifesto -afferma-, di suggerimento, che mi sono dato nei miei lavori attuali e passati; è una chiave di lettura di tutto il mio lavoro, che racchiude tutti i miei interessi. È la mia modalità di lavoro”.

Diego Miguel Mirabella, Decorato Decoroso Distratto – Studio SALES

Una scultura che capovolge il significato stesso di “mezzobusto”, che, generalmente, indica una statua, che, di una persona, rappresenta soltanto la testa, le spalle e la parte alta del petto; per Mirabella, invece, è sì un mezzobusto, ma della parte bassa del corpo, dalla cinta in giù. Una scultura, quindi, che sembra dare forma al suo concetto di “abbassamento dello sguardo”, ovvero di porre attenzione a quello che accade appena accanto ai piedi. È, quindi, un mezzobusto sdraiato, rilassato, con le gambe distese e accavallate, e le suole delle scarpe specchianti (consunte dal troppo camminare o dalla totale inoperosità?), in una dimensione contemplativa, distratto dalle personali riflessioni, in una fase di totale e pieno ozio. Non nell’accezione di Catone il Vecchio (l’ozio il male dei vizi), bensì l’otium di virgiliano significato, quale dono degli dèi ai poeti. Inteso, quindi, come riposo, come opportunità di interrompere le abituali fatiche. A questa scultura, sembra fare da volta il grande lavoro realizzato col premio (vinto ex aequo con la conterranea Irene Coppola) Cantica21, promosso dal Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, destinato a promuovere e valorizzare l’arte contemporanea italiana con progetti di artisti emergenti o affermati, i cui lavori saranno poi esposti negli Istituti italiani di cultura all’estero, le ambasciate e i consolati. Opera che a breve sarà esposta, come prevede il bando stesso, nelle sale del Museo Riso di Palermo. Il grande mosaico, quasi una volta celeste, costellata da piccole stelle arancioni, dalle quali, nel noto gioco di “vedo-non vedo”, emerge la frase Il rito si accordava al gioco, la bocca arsa e gli occhi bruciati. Scoprivamo il sole.

Diego Miguel Mirabella, Decorato Decoroso Distratto – Studio SALES

Una suggestione che evoca le tele di Franco Angeli e un uso delle parole in un contesto medio orientale di immediato ricordo boettiano. Infatti, anche Mirabella, per “tessere” i suoi “quadri”, si serve della preziosa collaborazione di artigiani locali, per lui motore di ricerca e confronto costante e continuo. Un’atmosfera serena, rilassata, evocativa, contemplativa (“considero il guardare come già un pensare”), è quella che si respira circondati dai lavori esposti. Un’atmosfera che ti invita a fermarti, a farti catturare dalle linee dei mosaici, dal loro estetico ripetitivo decorativismo, quasi mantrico, e farti trasportare nella semplicità dello sguardo e nella linearità dei pensieri, dove quello che si vede è quello che è, senza segreti, senza concetti e concettualismi nascosti, in Una segreta felicità (2020).

Diego Miguel Mirabella, Decorato Decoroso Distratto – Studio SALES

Quella semplicità che è nel cuore dei bimbi, che Diego Miguel Mirabella ha voluto suggerire anche con altre frasi che emergono dagli altri lavori approntati sulle pareti, che raccontano pensieri e gesti infantili, come Davanti le luci le dita. Frasi che mirano ad abbattere le distanze, a mettere il vicino e il lontano sulla stessa linea di orizzonte, con paritaria importanza, che sono come appunti di veloci pensieri e suggestioni.

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