Dopo la mostra immersiva di Cinzia Ruggeri, il MACRO mette in luce il lavoro di Diego Perrone nella sala SOLO/MULTI con “Pendio piovoso frusta la lingua”. Una personale che intende essere un paesaggio organico, in cui sono raccolte opere degli ultimi vent’anni di produzione dell’arista e con queste cinque nuove. Disseminati nello spazio, i lavori dell’artista si aggregano senza soluzione di continuità in un insieme eterogeneo. Dalla scultura al video, alla fotografia, al disegno, il medium determina ogni subset, in un quadro complessivo dove non mancano contrappunti.
In una contrazione temporale, immaginario e tecnica si incontrano nelle opere esposte in “Pendio piovoso frusta la lingua” al MACRO. È già il titolo della mostra a suggerire l’approccio dell’artista piemontese, con le sue parole. Diego Perrone modella ogni opera con uno spirito creativo ricco d’immaginazione ma anche puntuale nei riferimenti precisi, che reinterpreta con nuove forme. Vicino a Torino muore un cane vecchio (2003) è un’animazione digitale, lo spunto viene da una notizia e da questa l’immagine animata: un cane che muore. «Ho voluto pensarlo in una condizione morale, con le leggi semplici della terra ma carico di umanità, che affonda alla velocità esatta e costante di una nave di ferro, nessuna via d’uscita, perché non appartiene al tempo ma vive dentro di noi». Così spiega l’artista, in una delle sue descrizioni che in questa mostra al MACRO accompagnano le opere.
Non è la cronaca di una morte annunciata ma l’immagine in lento movimento di un’idea che vuole legarsi a uno strato subconscio collettivo. Da questo quadro il suono di una frusta cattura l’attenzione: è Frustata (2022) – il vero incipit del racconto tutto personale di Perrone – che, in una grande proiezione, ci mostra un ragazzo che schiocca una frusta, in un paese montano del Nord Italia. Un oggetto severo ma qui animato dal gioco, il cui suono vuole essere filo conduttore tra le opere in mostra. Infatti, il colpo di frusta si snoda sull’antistante Snorkeller Tube (2022), un lungo tubo stampato in moduli 3d che ripete l’immagine della testa di uno snorkeler. Qui s’instaura quel rapporto che in “Pendio piovoso frusta la lingua” fa di più opere dei display. Se Snorkeller Tube è di supporto alle sculture vitree di Perrone, Ananas Acapulco (2022), tre elementi di acciaio inox e tubi in pvc, si interseca alle linee dinamiche dei disegni a biro rossa su carta.
Questo dinamismo prosegue facendo scivolare per un tratto la parete bianca sul pavimento della sala del MACRO, con x Meters Slope. È un movimento che si concretizza altresì nei volumi vetrosi delle opere scultoree dell’artista, immateriali materici, e sono queste a suggerirci una serie di immagini che ricorrono nelle opere di Perrone. L’orecchio, il trattore, la carpa koi: alcuni degli elementi che costituiscono la costellazione di riferimenti dell’artista, dalla tradizione alla cultura pop al ritorno alla terra d’origine.
Riferimenti che sono più un pretesto per esplorare la materia e giocare con questa, ammirando gli esiti imprevisti degli schemi naturali. Da qui i volumi densi e trasparenti, delle sculture in vetro fuso o la schiuma sui disegni di orologi e orologi con polsi. Invece, diversamente in rapporto con la natura sono le atmosfere più scure e profonde che affondano le radici in terre più scure, intrise di un mistero irrisolto. Come nel caso della serie I pensatori di buchi (2002), in cui Diego Perrone ha immaginato un’interazione corporea tra grandi buchi nella terra e i loro pensatori, dove la materia carnale umana si articola reagendo allo spazio del vuoto.
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