-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il meglio della Digital art internazionale in una mostra alla Modal Gallery di Manchester
Arte contemporanea
La “rivoluzione digitale” è esplosa negli anni’90 seguita da uno sviluppo tecnologico di una velocità senza precedenti del mezzo digitale. Anche se le basi di molte tecnologie digitali erano state gettate sessant’anni prima, pensiamo al pioneristico contributo di Nam June Paik e al primo esperimento artistico di computer che hanno generato immagini di A.Michael Noll con Gaussian Quadratic (era il 1963) quando venne esposto alla Howard Wise Gallery di New York, queste tecnologie sono diventate apparentemente onnipresenti durante l’ultimo decennio del ventesimo secolo con l’avvento del World Wide Web a metà degli anni ’90 ed hanno raggiunto uno strato di connettività globale.
Stiamo vivendo un’altra fase entusiasmante, piena di aspettative, ma anche di dubbi ed attese da parte dell’ambiente dell’arte più ‘tradizionalista’. Come in un ombrello che contiene un’infinità di sfaccettature, il digitale sta aprendo nuove vie, prendiamo il metaverso e gli NFT e come questi ultimi stiano cambiando (e dividendo) il mondo dell’arte.
Una mostra globale suddivisa per tappe ed argomenti scaturiti dal digitale ne analizza la storia e le evoluzioni estetiche alla Modal gallery School of Digital Arts (SODA) di Manchester. Città che ha saputo riscattarsi vivendo un momento d’oro nel quale, finalmente, competere con Londra.
Web to Verse si interroga chiedendosi dove siamo oggi, dove stiamo andando, se stiamo davvero sperimentando un passaggio dal mondo Web (una rappresentazione virtuale in 2-D di una realtà 3-D) a un mondo Verse – un ambiente sconfinato in costante trasmigrazione tra fisico e digitale.
Questo mondo a ‘metà’ che stiamo vivendo costituito da una realtà ibrida composta dal fisico e dal virtuale, per i curatori della mostra Valentino Catricalà, Alfredo Cramerotti e Auronda Scalera in collaborazione con Thomas Dukes, la web art non è più determinata esclusivamente dalla sua esistenza su Internet. Piuttosto, affermano con sicurezza che gli artisti contemporanei creano arte sulla (e con) la cultura dell’informazione, sia online che offline e in ogni stato intermedio.
Se non siamo ancora arrivati a questo punto, ci stiamo comunque muovendo rapidamente verso un’esperienza di vita in cui fisico e digitale non sono più separati, ma si fondono e sono perfettamente legati insieme. Tecnologie che vanno dall’organizzazione blockchain, agli eventi del metaverso, agli strumenti di intelligenza artificiale e alla realtà virtuale, stanno diventando fondamentali per dare forma a un nuovo concetto di arte contemporanea – sia nel contenuto che nell’esperienza.
La mostra si snoda in modo immersivo dialogando con le dirompenti proiezioni led sulla facciata di SODA, dell’artista Nye Thompson abile nel trasformare l’edificio in una dinamica tela che interagisce con il paesaggio della città trasformandolo e plasmandone di riflesso le nostre identità. In questo ambiente polivalente nel quale confluiscono i saperi, conquista la mostra Web to Verse con una narrativa serrata , fluida, obliqua, che segna questa prima tappa d’analisi incentrata sull’attivismo che vede l’obiettivo degli artisti di abitare e mettere in discussione criticamente il nuovo mondo.
Gli artisti che espongono sono di fama internazionale e sono al crocevia tra arte ed attivismo: dall’artista svedese concettuale Jonas Lund, all’acclamato e visionario Jon Rafman, al teorico Milton Manetas, alle metamorfosi di Oliver Laric tra i primi a manipolare i contenuti di YouTube, alle coinvolgenti archeologie del futuro di Federica Di Pietrantonio, all’Italiana Sofia Crespo interessata alle tecnologie ispirate alla biologia, l’artista e designer di software Nye Thompson nota per le sue architetture software sperimentali che esplorano le dinamiche di potere integrate nella rete, al nigeriano Osinachi, all’Inglese Joey Holder la cui ricerca solleva questioni filosofiche sul nostro universo e riguardanti il futuro della scienza e della medicina; arrivando alla cinese Yuqian Sun.
Le tecnologie sono sempre state una parte importante nella trasformazione della cultura e della società. Si osservano per capire come si stia trasformando il linguaggio dell’arte e come vengano assorbite nelle pratiche degli artisti più innovatori e ricettivi.
L’arte, sia essa digitale o analogica, ha sempre affrontato una serie di questioni fondamentali: l’estetica della rappresentazione e della percezione, la condizione umana ed i suoi cambiamenti culturali e politici, il regno emotivo e spirituale e la relazione dell’individuo con la società e la comunità. Questo è il punto della mostra, coglierne i vari aspetti fornendo un quadro estetico esaustivo con una narrazione incalzante muovendosi in contesti propulsori del fermento in atto.
Web to Verse alla Modal Gallery è solo il primo capitolo di una mostra che vedrà il suo percorso estendersi a Londra alla Digital Week in Aprile, per proseguire a Miami, Dubai, a New York, Hong Kong ed infine a Seoul.
Web to Verse
School of Digital Arts (SODA),
14 Higher Chatham Street, Manchester, Regno Unito
Dal 26/10/23 al 20/12/23