Rolando Anselmi, nel 2013, apre a Berlino la sua prima galleria. Dopo un excursus post-laurea in architettura che lo aveva portato a lavorare alla Techniche Universität, proprio a Berlino, decide di abbandonare quel percorso già scritto per intraprenderne un altro completamente nuovo. Felice di non sapere dove lo avrebbe portato. Oggi sicuramente, possiamo dire, a far ritorno a Roma, sua città natale, con un nuovo progetto di galleria dai civici 12 a 24 di via di Tor fiorenza. Lo abbiamo intervistato per saperne di più, prima del suo opening di domani.
Questo di Roma è un ritorno nella tua città, peraltro la galleria la stai per aprire nel quartiere dove sei cresciuto, quello di Salario-Parioli. Come mai questa scelta?
«È chiaramente una scelta sentimentale. In questo quartiere sono nato, ho vissuto la mia infanzia, la mia adolescenza, e parte della mia età adulta. Tutti i miei ricordi appartengono a questi luoghi e alle persone che li abitano, e l’idea di costruirci attorno un futuro, mi inietta una grande energia vitale e, al tempo stesso, mi fa sentire nel posto giusto, anche se in un momento complicato».
Quali sono le caratteristiche di questo nuovo spazio espositivo romano? So che la struttura sarà il tuo headquarter, rispetto anche alla tua sede berlinese…
«La nuova sede racchiude insieme spazi espositivi per 250 mq, e altrettanti per uffici e magazzini.
Per questo motivo mi piace considerarlo un “quartier generale” da dove operare in ogni direzione; dalla presentazione delle mostre, alla logistica, alla gestione degli archivi».
Con quale progetto espositivo inauguri?
«Inauguriamo con una mostra collettiva che comprende gli artisti attualmente rappresentati, e altri con cui la galleria ha avuto e ha collaborazioni in corso: Jodie Carey (1981, UK), Li Gang (1986, CHI), Valerie Krause (1976, GER), Johannes Wald (1980, GER), Asger Dybvad Larsen (1990, DK), Santiago Taccetti (1974, ARG), Gianni Pellegrini (1953, IT), Arcangelo Sassolino (1967, IT), Gianni Caravaggio (1968, IT), Guglielmo Castelli (1987, IT), Luca Vitone (1964, IT), Giorgio Andreotta Calò (1979, IT), Vincenzo Schillaci (1984, IT), Ignacio Uriarte (1972, GER), Moris (Israel Meza Moreno) (1978, MEX), Dominik Lejman (1969, POL). Concettualmente, ma anche sentimentalmente, è una dichiarazione di identità. È voler dire che se siamo qui oggi in questa nuova sede, e in questa nuova veste; è perché ci sono stati sette intensi anni a Berlino, e ci sono state persone che hanno creduto in questo progetto fin dall’inizio, accompagnandolo e accompagnandomi lungo il cammino e fino a qui».
Quali saranno gli elementi distintivi della tua programmazione espositiva nella nuova sede? Ci puoi già anticipare i prossimi progetti in calendario?
«Posso dire che dal prossimo anno inizieremo a presentare le personali dei nostri artisti».
Stai per aprire un nuovo, imponente spazio espositivo in piena pandemia. Come immagini l’evoluzione della tua professione post-Covid? Quale sarà, a tuo avviso, nella cosiddetta “nuova normalità” il ruolo della galleria intesa come spazio fisico?
«Noi crediamo fortemente nella centralità della galleria, ma non in antagonismo alle fiere. Sicuramente non guarderemo polemicamente indietro o ai modelli del passato, al contrario cercheremo di fare innovazione guardando soprattutto al futuro, e non soltanto cercando di prefigurarlo, ma di crearlo. E questo a partire dal modo stesso di fare gallerismo; individuando nuove metodologie per determinare nuovi tempi e nuovi scenari».
Quali sono le tue strategie digital invece? Le hai implementate a seguito del lockdown? Utilizzi e-commerce o piattaforme dedicate?
«Da alcuni anni utilizziamo Artsy e Ocula con riscontri molto positivi. Durante questi mesi abbiamo intensificato l’utilizzo dei social e delle piattaforme di vendita online. Siamo stati presenti su NADA FAIR che riuniva le gallerie appartenenti alla New Art Dealers Alliance, su Artissima Fondamenta, su Berlin Views (ancora attiva) che raccoglie le principali gallerie presenti sul territorio berlinese; e abbiamo lavorato attivamente per il lancio di Not Cancelled Art ‘Focus Italia’, con una selezione di gallerie italiane di profilo internazionale».
Qual è l’identikiti del collezionista a cui ti rivolgi?
«Spero di potermi rivolgere sempre a un ampio ventaglio di collezionisti, posizionati su piattaforme differenti e internazionalmente aperte. Il rapporto e soprattutto il confronto con questo tipo di pubblico è davvero importante per la formazione di un art dealer. A oggi, abbiamo relazioni commerciali dall’Asia agli Stati Uniti, in Europa e ovviamente in Italia, sia con istituzioni private che con istituzioni pubbliche, sia con piccoli collezionisti che con grandi collezioni».
Tra pochi giorni aprirà la nuova edizione della Quadriennale di Roma. Come ti auguri che sia?
«Mi auguro che si svolga in sicurezza e in serenità. È il primo grande evento in Italia dopo il lockdown e capita in un momento che ci vede alle prese con severi inasprimenti. Per questo è importante che venga vissuto con entusiasmo, ma anche e soprattutto con ottimismo».
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