Edoardo Monti, Sole Castelbarco Albani e Luca Cremona nel nuovo spazio a Brescia. Ph Piercarlo Quecchia @piercarloquecchia @dsl__studio
Un nuovo capitolo per Palazzo Monti: inaugura il nuovo hub a Brescia negli spazi di un’ex vetreria, in Via Arnaldo Soldini 47, che rinnova l’impegno e la dedizione per la promozione dell’iper- contemporaneo. In parallelo, un Art Trust costituito da 12 collezionisti, che permette l’acquisizione di opere realizzate in residenza. La mostra Fertile inaugura il 22 marzo 2025, all’equinozio di primavera, il giorno in cui, otto anni fa, Palazzo Monti venne inaugurato ufficialmente. È il team fondatore, composto da Edoardo Monti, Luca Cremona e Sole Castelbarco Albani, a raccontarci queste evoluzioni.
Luca, Edoardo e Sole, Palazzo Monti si espande in un secondo spazio che avete ripulito con le vostre mani, a pochi passi dalla sede storica in Piazza Brusato: quali le vostre reciproche aspettative e desideri?
Edoardo Monti: «Per diversi anni lo spazio è stato lo studio dell’artista danese Leonardo Anker Vandal, il primo in residenza a Palazzo Monti nel 2017. Non potevamo emotivamente perdere questa location, che ora apriamo finalmente alla comunità. Fertile è nato in modo naturale, come unione di visione collettiva, radicato nel suo tessuto culturale. Abbiamo rigenerato la ex vetreria, un antico complesso artigianale 300 mq con corte interna privata, un hub che ospiterà spazi espositivi e studi d’artista. Palazzo Monti ha sempre portato avanti un percorso sincero e coerente, condividiamo quotidianamente spazi, idee ed esperienze, uno scambio che rappresenta il cuore del nostro progetto».
Quale pensate sia la vostra forza come team?
Sole Castelbarco Albani: «Avere competenze e percorsi diversi è la nostra forza, per creare un equilibrio dinamico e produttivo di stimoli reciproci. Dopo otto anni di impegno, Palazzo Monti è diventato un punto di riferimento solido nel panorama artistico internazionale, accogliendo artisti che oggi hanno carriere rilevanti. L’idea è quella di riportare nel mondo dell’arte uno spazio vivo e accessibile, un luogo di fermento e di crescita continua – un luogo, appunto, fertile».
Ripartire dal locale, per ampliarsi un contesto più ampio: perché è cosi importante per voi?
SCA: «Nasciamo con, e non per, Brescia. Fertile vuole essere un seme che cresce, una contaminazione che si espande da qui verso il più ampio contesto internazionale, per la promozione delle pratiche in cui crediamo. In un panorama europeo dove le istituzioni culturali sono ben supportate e prosperano. In Italia facciamo più fatica a dare spazi e sostegni adeguato all’arte contemporanea: vorremo che il nostro paese fosse riconosciuto come un centro di riferimento. Fertile è la dimostrazione concreta del nostro impegno nel voler alimentare questa trasformazione».
Cosa vedremo esposto in questa prima mostra?
EM: «La prima mostra con cui inaugureremo lo spazio, il 22 marzo, XXL, presenterà opere di grande formato della collezione prodotte dal 2017 a oggi, mai esposte prima».
Qualche anticipazione sulle prossime?
SCA: «A seguire, ci sarà un duo show in collaborazione con la galleria The Address. Oltre all’aspetto espositivo, stiamo lavorando a format inediti rispetto a Palazzo Monti: vogliamo dare spazio alla musica e alla cucina, con workshop culinari, pranzi e cene condivise, serate musicali e dj set dedicati all’ascolto. Anche le mostre potranno avere installazioni più immersive e inaspettate»
Quale la forza, ora e in futuro, di una residenza, che con Palazzo Monti avete evoluto e differenziato rispetto ad altre proposte italiane?
EM: «Siamo partiti come un progetto molto più ‘punk’ di quanto non sia ora, strutturati, con molti riconoscimenti e collaborazioni nazionali e internazionali. Ci dedichiamo con anima e cuore, negli anni successivi alla residenza, a far conoscere il lavoro degli artisti, che possono entrare in contatto con gallerie in tutto il mondo. Abbiamo lavorato per non avere certe pressioni che un sistema ormai sul baratro impone a tutte quelle realtà commerciali che negli ultimi anni hanno sofferto tantissimo. Stiamo eradicando il concetto che arte equivalga a volontariato, che no-profit equivalga a no-cost, e possiamo permetterci di farlo con una serenità che non dipende dai costi di spedizione, dalle fiere, da altre dinamiche di mercato che fanno partire le gallerie italiane in netto svantaggio a riguardo di quelle di altri paesi nel mondo».
SCA: «La residenza non è mai stata un punto d’arrivo, ma il primo passo verso un rapporto che cresce nel tempo. La residenza è il momento in cui iniziamo a conoscere gli artisti, il loro processo creativo, la loro ricerca, sia dal punto di vista pratico che filosofico, ma soprattutto umano».
Nonostante il periodo incerto che il mercato e il mondo dell’arte stanno vivendo, investite con coraggio su una risorsa dichiaratamente locale, che possa in primis creare comunità. In che modo?
Luca Cremona: «Ripartire dal locale non significa limitarsi, ma gettare basi solide per un’espansione consapevole e autentica. Davanti alle incertezze e complessità del mercato, crediamo sia fondamentale investire sulle risorse locali come motore di comunità e di espansione, cultura come ponte tra persone, punti di vista. La nostra visione è che l’arte non possa esistere in isolamento, ma debba radicarsi nel tessuto culturale e sociale della città per funzionare, contro-tendenza a una società che troppo spesso esalta il successo individuale. Brescia si distingue per la sua vivacità culturale e per una scena artistica giovane e dinamica: per questo è importante un approccio di squadra. Fertile nasce soprattutto grazie una riconferma della fiducia instaurata con la comunità».
In parallelo, Palazzo Monti Art Trust è un sistema istituito tre anni fa e costituito da 12 collezionisti, che permette l’acquisizione di opere realizzate in residenza. Potete raccontarmi come lavorate e da chi è composto il trust?
EM: «Il progetto è nato inizialmente a fine del 2019 con Tommaso Tisot e attivato nel 2022. Iniziamo a comunicarlo adesso, forti di una collezione, nei nostri archivi di Brescia, composta dalle opere dei 36 artisti in residenza. Possiamo contare sulla fiducia che tutti i 12 apportatori ci riservano nella selezione degli artisti e opere da acquistare e supportare, un ulteriore segno di supporto al progetto nella sua totalità. Oltre alla mia famiglia, i membri sono tutti italiani e principalmente di Brescia, conosciuti negli anni. Il Trust permette a tanti di essere co-proprietari di un grande numero di opere, realizzando un investimento relativamente piccolo, anche dedicato a un solo lavoro. Questo aiuta i singoli a comprendere l’importanza che ogni acquisizione ha sulla vita di Palazzo monti e soprattutto su quella degli artisti».
Perché è così importante mantenere la collezione autonoma e libera dai classici, forse vincolanti, rapporti tra collezionista e artista? Quale tipo di supporto viene garantito agli artisti?
EM: «Dichiariamo a tutti gli apportatori che si tratta di un Trust con intento mecenatistico, certamente non speculatorio come invece sono la maggior parte dei Trust, d’arte e non, che esistono al mondo. Ogni anno ci concentriamo su sette, otto artisti in residenza, che riteniamo avere più bisogno di supporto economico e un futuro promettente, cercando di evitare i già affermati. Una delle clausole vincolanti è che le opere acquisite siano di artisti legati a Palazzo Monti, un sistema per garantire ulteriore supporto, oltre al beneficio del mese in residenza e l’introduzione al nostro network internazionale».
Che posizione puoi condividere circa le dinamiche del mercato dell’arte contemporanea negli ultimi anni? E in che modo, attraverso i trust, entrate in sinergia con l’estero?
EM: «Il mercato dell’arte contemporanea è diventato sempre più imprevedibile, gonfiato da enormi interessi economici e spessissimo è caduto vittima di speculazioni assurde. Lo dico sempre: ci sono grandi artisti che lavorano con piccole gallerie (o proprio con nessuna galleria), e grandi gallerie che lavorano con artisti il cui lavoro è discutibile. Non facciamoci ingannare da nomi potenti o promesse sul futuro, usiamo invece il nostro senno ed emozioni per farci guidare nelle scelte. Per quanto riguarda le sinergie, diciamo sempre che Palazzo Monti è nato per espandersi, sulla traccia della condivisione. Negli anni, grazie agli oltre 300 ex-alunni della residenza, abbiamo raggiunto ogni angolo del mondo… un po’ di Palazzo nel mondo».
In ultimo vorrei chiedere a te, Edoardo, quale credi essere l’essenza del collezionare?
EM: «Sono convinto che non si debba mai acquistare un lavoro sotto consiglio o pressione altrui. Sembra una banalità, ma un’opera deve innanzitutto piacere a chi l’acquista, cosa che temo non essere sempre scontata. In secondo luogo, credo sia importante che l’opera sia associata a un rapporto personale, diretto, sincero. Ormai da anni è possibile, grazie ai social, entrare in contatto quasi con chiunque nel mondo, e poter approfondire un dialogo e idealmente una nuova amicizia con un artista di cui si ammira il lavoro è fondamentale».
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