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È morto a 89 anni Giovanni Anselmo, tra gli ultimi esponenti di Arte Povera. Celebri le sue “torsioni”
Arte contemporanea
«I miei lavori sono la fisicizzazione della forza di un’azione, dell’energia di una situazione o di un evento». Equilibrio, dinamismo, tensione: sono questi gli elementi che hanno guidato le sperimentazioni di Giovanni Anselmo lungo tutto il corso della sua carriera, cominciata tra le fila di Arte Povera di Germano Celant, la prima mostra datata 1967 alla Galleria Sperone di Torino. L’artista, nato a Borgofranco d’Ivrea nel 1934, è morto a Torino il 18 dicembre 2023, all’età di 89 anni.
Morto Giovanni Anselmo, artista polimaterico
La prima mostra personale di Giovanni Anselmo risale al 1968, ancora una volta nella Galleria Gian Enzo Sperone, originaria culla di Arte Povera. La sua cifra stilistica è dominata dalla “opera polimaterica”: materiali inorganici e organici si alternano in composizioni installative di forte impatto e grande originalità rispetto all’epoca di esordio. Giovanni Anselmo è riuscito a rappresentare non solo una audacia sperimentale attraverso pittura e scultura, ma anche elementi intangibili (ma chiaramente percepibili attraverso l’osservazione del lavoro nello spazio) come la tensione, l’equilibrio, il potenziale di energia.
Tra le opere più note, l’installazione Torsione, del 1968, è composta da un panno di fustagno che si mantiene attorcigliato con forza da una barra di ferro, stretto in una “torsione” appunto, che impedisce il movimento ma ne esprime l’energia potenziale. Celebre anche il lavoro Senza titolo (Struttura che mangia), che consiste in un cespo di lattuga trattenuto tra due blocchi di granito. Entrambe le opere visualizzano il concetto di entropia, rendendo labili i confini di stabilità e instabilità, immobilità e dinamismo, gravità e magnetismo, monumentalità e anti monumentalità.
«I miei oggetti sono energia fisica», sono le parole dell’artista, «le forze vengono convogliate e dirette in un punto in modo che ne risulti, di volta in volta, una situazione di equilibrio instabile, di movimento potenziale, di tensione, di compressione cui le strutture e gli elementi visivi dei miei oggetti sono subordinati».
Le mostre e i riconoscimenti
Conquistatosi rapidamente l’attenzione della critica, non tardano ad arrivare le occasioni internazionali, come la storica mostra di Berna When Attitudes Become Form curata da Harald Szeemann nel 1969, seguite dalle partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1978, nel 1980 e nel 1990, anno in cui vince il Leone d’oro per la Pittura. Ha partecipato anche alla XXII Bienal Internacional di San Paolo nel 1994, a Documenta V nel 1972 e a Documenta VII nel 1982.
Le sue mostre sono state accolte in numerosi spazi pubblici e privati internazionali, tra cui Kunstmuseum Winterthur (2013), S.M.A.K, Gand (2005), Museum Kurhaus Kleve (2004), Atelier del Bosco, Villa Medici, Academie de France à Rome, Roma (2001), Renaissance Society presso l’Università di Chicago, Chicago (1997), Musée d’Art Moderne et Contemporain, Nizza (1996), Centro Galego de Arte Contemporanea, Santiago de Compostela (1995), Musée National d’Art Moderne – Centre Pompidou, Parigi (1985), Musèe de Grenoble, Grenoble (1980), Kunsthalle, Basilea (1979), Kunstmuseum, Lucerna (1973).
Nel 2019 è stato insignito del prestigioso premio Presidente della Repubblica dell’Accademia Nazionale di San Luca. Nel 2022, Lia Rumma gli ha dedicato una grande mostra retrospettiva distribuita sui tre piani della sede di via Stilicone, a Milano, dal Senza titolo del 1968 all’opera Mentre la terra si orienta (2002-2022), appositamente realizzata per gli spazi della galleria. Sempre nel 2022, un’altra ampia mostra alla Galleria Tucci Russo di Torino ha dato l’occasione di riscoprire la sorprendente attualità della sua ricerca.