Ercolano e i nodi della comunità: il progetto diffuso di Bianco-Valente

di - 24 Settembre 2024

Ne esistono centinaia, migliaia di tipi diversi e, in linea di massima, ognuno deve essere difficile – quasi impossibile – da sciogliere. Ma poi è necessario anche che sia massimamente adattabile alla funzioni che deve assolvere. Per misurare l’eleganza di una cravatta, per ricordarsi di un impegno e per suggellare un vincolo, per assicurarsi a una parete rocciosa durante un’arrampicata. Invece, quelli che si usano in mare devono essere soprattutto rapidi da slegare. Ci si affida la vita, si posticipa un concetto al di là della propria esistenza. C’è una matematica che studia le forme assunte dai nodi, questa struttura talmente fluida che sembra appartenere al pensiero collettivo, dal quipu peruviano, il cui preciso utilizzo ancora oggi è poco chiaro, al nodo gordiano che Alessandro Magno risolse tagliando. Per Bianco-Valente, il nodo assume la sfumatura di un organismo linguistico, un alfabeto che richiede non solo una buona coordinazione tra mano e occhio ma anche una certa capacità di cooperazione tra due persone che, usando ciascuno una sola mano, devono legare tra loro due fili, in qualche modo, in qualunque modo.

Bianco-Valente, Questo insieme, 2024 Mosaico con tessere in marmo e in ceramica, 275 x 184 cm Traversa II Mercato, Ercolano Ph. CAP

Perché si tratta di un patto non scritto, affidato a regole che si compongono nel momento di scambio, durante l’attimo dell’essere lì, l’uno di fronte all’altro. Una tecnica, un baratto ma anche un gioco, visto che l’operazione richiede di mettersi alla prova, di mettere in campo una mancanza, proiettare una necessità – dare una mano, letteralmente – per trovare finalmente una via di mezzo in cui far passare l’uno e l’altro capo. Questo, per Bianco-Valente, è il codice attraverso il quale gli individui entrano in connessione con una comunità radicata – ma anche “rizomatizzata” in tutta la sua complessità – su un territorio.

Nel caso specifico, quello di Ercolano, che è stato il contesto di applicazione di Connecting Code, progetto che il duo artistico composto da Giovanna Bianco e Pino Valente ha portato avanti nel corso di un lungo periodo di conoscenza della città incastonata tra il Vesuvio e il mare e delle persone che la attraversano. Sostenuto dalla quinta edizione del bando Creative Living Lab della DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIC – Ministero della Cultura, il progetto è iniziato nel settembre del 2023 ed è stato presentato un anno dopo.

Nel suo percorso, Connecting Code è riuscito a riunire anche istituzioni e associazioni attive su più livelli: coordinato da Variabile K, impresa sociale che si occupa di rigenerazione urbana e partecipazione culturale, il progetto è stato realizzato in collaborazione con CAP – Cities Art Projects, con il sostegno finanziario dell’Istituto Packard per i Beni Culturali e il coinvolgimento del Parco Archeologico di Ercolano, della Fondazione Cives Museo MAV, de La Locanda di Emmaus ODV, di Seme di Pace, con il patrocinio del Comune di Ercolano.

Selezionati dalla curatrice Benedetta Carpi De Resmini, gli artisti hanno realizzato tre opere pubbliche permanenti diffuse nella città, a partire da una serie di incontri e laboratori durante i quali le persone erano invitate a condividere l’azione di annodare due corde. «Dopo il primo sopralluogo fatto esattamente un anno fa, abbiamo iniziato a lavorare ad Ercolano a settembre del 2023 e immaginavamo di dover attivare delle interazioni con persone più dure, un po’ perse dietro alle strette contingenze del quotidiano», hanno raccontato gli artisti. «Ci ha invece molto sorpreso scoprire che lì esiste un ampio margine di dolcezza nelle persone, soprattutto nelle giovani generazioni, ma non esclusivamente in queste. Commercianti attivi, artisti visivi, giovani imprenditori pronti ad operare come produttori musicali, artigiani che sorridono e hanno la luce negli occhi mentre ti parlano della missione che si sono dati: produrre bellezza. Abbiamo così deciso di seguire i flussi energetici che emanano le persone, ascoltato le storie, provato a leggere gli sguardi, i gesti, le posture del corpo, abbiamo guardato sia il dito che la Luna».

Bianco-Valente, Questo insieme, 2024 Mosaico con tessere in marmo e in ceramica, 275 x 184 cm Traversa II Mercato, Ercolano Ph. CAP

Questo insieme è il titolo dell’opera situata nell’area della seconda traversa mercato, conosciuta nella toponomastica locale anche come “a Ruana”. Il mosaico, che celebra l’interconnessione tra gli abitanti e il territorio, trae ispirazione dai disegni realizzati durante i laboratori partecipativi e sembra esprimere una vita organica, autonoma, con le corde fittamente intrecciate che richiamano dei tentacoli. Tra le tessere di marmo del mosaico si riverberano dei sottili luccicori provenienti da frammenti di ceramiche d’uso quotidiano, come piatti, tazze e bicchieri, donati dagli stessi cittadini di Ercolano. Questi elementi residuali si intrecciano con il grande nodo centrale, in una sintesi di memorie, ricordi e legami condivisi.

Bianco-Valente, Con tatto, 2024 Mosaico con tessere in marmo, 75 x 75 cm Via Panto, Ercolano Ph. CAP

In Con tatto, un mosaico che prende la forma di un QR code situato nel mercato vintage di Resina, emerge un ulteriore livello di narrazione. Il QR code, immerso in via Panto, una delle vie più popolose della città, permette di accedere a una fotografia scattata nel Warehouse Vintage Store. Quest’immagine immortala il movimento tradizionale di selezione degli abiti, gesto simbolico che, da generazioni, accompagna la compravendita di tessuti nel mercato. Attraverso la scansione del codice, il pubblico viene trasportato in un viaggio digitale che esplora l’intera storia di Connecting Code, con fotografie di backstage, un video documentario e interviste ai cittadini ercolanesi che hanno partecipato alla realizzazione del progetto.

Bianco-Valente, Con tatto, 2024 Mosaico con tessere in marmo, 75 x 75 cm Via Panto, Ercolano Ph. CAP

Infine, Seconda mano, collocata nella piazza Carlo III di Borbone, rappresenta un tributo alla cooperazione e, al contempo, con quella vocazione antimonumentale e polisemantica che è una delle cifre poetiche più incisive nella ricerca di Bianco-Valente, si inserisce nel paesaggio di scambio critico, non sempre pacifico e risolto, tra l’importante area archeologica e la città contemporanea. Su sei tavole di marmo, incastonate nel parapetto che affaccia suggestivamente sugli scavi dell’antico insediamento distrutto dall’eruzione vulcanica del 79 d.C., sono raffigurate le sagome delle mani dei partecipanti ai laboratori mentre realizzano un nodo a coppie, utilizzando una mano ciascuno. In questo modo, il gesto diventa icona del potenziale umano quando si impara a collaborare, unendo le mani, le storie e le identità.

Bianco-Valente, Seconda mano, 2024 incisioni su 6 lastre in marmo, 136 x 67 cm ognuna Piazza Carlo III di Borbone, Ercolano Ph. CAP
Bianco-Valente, Seconda mano, 2024 incisioni su 6 lastre in marmo, 136 x 67 cm ognuna Piazza Carlo III di Borbone, Ercolano Ph. CAP

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