Evgeny Antufiev porta la sua ricerca negli spazi del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, con la collaborazione con z2o Sara Zanin Gallery. Con “Dead Nations. Eternal version” l’artista russo entra in dialogo con la cultura etrusca attraverso una serie di opere, molte site-specific, che il museo ospita nei giardini e nelle sale interne. A cura di Marina Dacci e Svetlana Marich, l’esposizione offre un’occasione per entrare nel vivo di un dialogo preziosissimo: quello tra antico e contemporaneo.
La curatrice Svetlana Marich ha definito così le opere di Antufiev, create a partire da una ricerca oramai pluriennale sulle culture più antiche. Ricordiamo Evgeny Antufiev col suo intervento in occasione di Manifesta 12 a Palermo o la più recente mostra “Dead Nations: Golden Age Version” a Napoli. A partire da un confronto col passato, questo artista elabora manufatti dalle sembianze quasi ancestrali. Le sue opere hanno qualcosa in comune col passato ma contemporaneamente parlano un linguaggio attuale, appunto “simboli senza tempo”.
Affascinato dalla stratificazione culturale del patrimonio italiano, Evgeny Antufiev è andato indietro nel tempo e poi, slegatosi da esso, è tornato a restituirci qualcosa del suo viaggio. Con “Dead Nations. Eternal version” ci fa entrare in una dimensione sospesa, attraverso un racconto che non tutti sanno ma che ognuno di noi conosce. Infatti, guardando le opere di Antufiev si ha una sensazione di familiarità. Sono le eredità di mondi e culture differenti in cui Antufiev riconosce una comunanza di archetipi, elementi centrali della sua ricerca.
Così, l’incontro di più derivazioni si esprime in una serie di sculture realizzate con diversi materiali. Le opere dell’artista russo assumono “identità ibride” – scrive Marina Dacci – e la tradizione popolare russa, propria di Antufiev, fa da filtro. Infatti, Evgeny Antufiev utilizza materiali e ricorre a tecniche del suo paese d’origine, la Siberia. Perciò, quelle ossidazioni, quelle patine e le pietre incastonate in anfore e oggetti pseudo-votivi vengono da molto lontano nello spazio. Allo stesso tempo, però, ci sembrano così assimilabili agli oggetti custoditi tra i muri del Museo Etrusco di Villa Giulia. Infatti, non di rado gli etruschi adoperavano l’ambra nei loro manufatti e anche Antufiev la utilizza, così come da tradizione russa.
Sin dall’inizio del suo incarico come direttore, Valentino Nizzo ha promosso il dialogo tra il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e l’arte contemporanea. Così come altre culture antiche, quella degli Etruschi in particolare continua a esercitare la sua influenza. Se da una parte questa esposizione punta a «rinvigorire l’agency degli Etruschi», dall’altra offre un linguaggio nuovo per rileggerne la storia. Evgeny Antufiev ci regala la sua visione, rendendoci partecipi di un percorso che è quasi un gioco. Quasi a risvegliare quella parte bambina di ognuno di noi, quella a lui stesso così cara e legata al ricordo delle sue visite nei musei in tenera età, da cui rimaneva così affascinato.
Il dialogo tra il Museo Etrusco di Villa Giulia e l’opera di Antufiev lo si intuisce già dopo qualche passo nell’emiciclo. Al centro del primo giardino che si incontra dall’entrata principale della villa si trova un obelisco mai visto lì prima d’ora. È una scultura nella quale si inscrivono vari simboli: un dragone-serpente, un occhio, un’anfora, una creatura zoomorfa policefala. Simboli che ritornano nelle altre sculture che Antufiev ha posizionato nello spazio esterno del museo, inscrivendosi nella sua architettura. Come l’anfora al cospetto delle cariatidi nel ninfeo o come la fontana nell’emiciclo in cui scorre l’acqua metafora di ciclicità, trasformazione ed eterno ritorno.
L’esposizione prosegue all’interno del museo, dove Antufiev ha inserito le sue opere all’interno delle teche che custodiscono gli innumerevoli manufatti della cultura etrusca. In alcuni casi il legame è di tipo funzionale, in altri cromatico, in altri figurativo. L’artista ha dato spazio alla sua immaginazione dopo essersi aperto totalmente alle suggestioni di questa cultura. Una sintesi di ciò è quello che vediamo nelle sculture di Antufiev, contraddistinte dal simbolo della spirale. La spirale che ritroviamo al centro dell’ultima sala di questo percorso, quella in cui l’artista ha allestito il suo museo ideale, rendendo reale l’immaginato.
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