26 febbraio 2025

Falsi De Dominicis, una nuova svolta: le tappe della vicenda giudiziaria

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Dalle prime indagini al rinvio a giudizio, prosegue la lunga battaglia legale sulle opere attribuite a Gino De Dominicis: i risvolti del dibattito sull’autenticazione anche nel mercato dell’arte

Gino De Dominicis

Nuova svolta nel caso delle presunte opere false attribuite a Gino De Dominicis, artista enigmatico per eccellenza: la Corte d’Appello di Ancona ha disposto il rinvio a giudizio per Marta Massaioli, ex assistente e compagna dell’artista, e altri dieci imputati, coinvolti a vario titolo nella vendita dei lavori contestati. La prima udienza è fissata per il 9 ottobre 2025.

Le prime indagini e il sequestro

La vicenda ha suscitato un acceso dibattito nel mondo dell’arte, in particolare sull’autenticazione delle opere e sul ruolo degli archivi nell’attribuzione dell’autenticità artistica, con risvolti giudiziari e implicazioni specifiche sul mercato dell’artista. Tutto ha avuto inizio nel 2012, quando sono emerse controversie riguardanti l’autenticità di numerose opere d’arte attribuite all’artista anconetano, scomparso nel 1998. Al centro della disputa vi sono due enti: l’Archivio De Dominicis, rappresentato dalla cugina ed erede dell’artista, Paola De Dominicis, e dall’avvocato e collezionista Italo Tomassoni, e la Fondazione Archivio Gino De Dominicis, creata da Marta Massaioli, con Vittorio Sgarbi come vicepresidente.

Nel 2016, il Tribunale Civile di Roma ha dichiarato illegittimo l’utilizzo del nome Gino De Dominicis quale identificativo della Fondazione Archivio Gino De Dominicis, sentenza poi confermata dalla Corte di Appello nel 2023.

Nel novembre 2018, un’inchiesta condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale ha portato al sequestro di circa 250 opere attribuite a Gino De Dominicis ma ritenute false dagli inquirenti. Furono arrestati due membri della Fondazione Archivio Gino De Dominicis, tra cui la stessa Massaioli, figura centrale nella gestione delle opere dopo la sua morte. Tra gli indagati figurava anche Sgarbi, accusato di associazione a delinquere e falso nell’autenticazione di opere d’arte.

Le posizioni dell’Archivio De Dominicis e della Fondazione

L’Archivio De Dominicis, attraverso la voce di Tomassoni, ha sempre espresso dubbi sull’autenticità delle opere sequestrate, sottolineando che l’artista non era particolarmente prolifico e che la produzione totale di De Dominicis non superasse le 850 opere. La scoperta di 250 opere sconosciute ha quindi sollevato sospetti sulla loro autenticità

La comparsa sul mercato di un numero così elevato di nuovi lavori ha sollevato forti dubbi sulla loro autenticità. Secondo Tomassoni – autore del Catalogo
Ragionato dell’artista e co-curatore, con Harald Szeeman, della Sala personale dedicata a Gino de Dominicis alla 48ma Biennale di Venezia – De Dominicis era molto selettivo nel suo processo creativo e nella gestione delle sue opere, motivo per cui è improbabile che un simile numero di lavori sia rimasto sconosciuto.

Dall’altro lato, la Fondazione Archivio Gino De Dominicis ha difeso la genuinità delle opere sequestrate. Secondo Sgarbi, le accuse della Procura e dell’Archivio De Dominicis si basavano su un’interpretazione errata dell’opera dell’artista, il cui lavoro è concettuale e non può essere giudicato secondo parametri tradizionali di autenticazione. «Non esistono falsi di Gino De Dominicis», dichiarava il critico, sottolineando che l’artista non firmava sempre le sue opere e che molte creazioni potrebbero non essere state documentate ufficialmente.

Nel dicembre 2023, una sentenza del Tribunale di Bolzano ha evidenziato le difficoltà nel determinare l’autenticità delle opere d’arte. La perizia tecnica presentata dalla Procura sull’autenticità di cinque opere attribuite a De Dominicis è stata ritenuta «Totalmente inidonea a sostenere un giudizio di responsabilità penale», mettendo in luce la complessità e la soggettività nelle valutazioni di autenticità nel campo artistico.

Gli ultimi sviluppi giudiziari

Nel febbraio 2025, la Corte d’Appello di Ancona ha accolto il ricorso della Procura contro la sentenza del Giudice per l’Udienza Preliminare del tribunale di Pesaro, dove il procedimento era stato girato per competenza territoriale da Roma. Lo scorso giugno, infatti, il Gup aveva disposto l’assoluzione per associazione per delinquere e la prescrizione dei reati di ricettazione e truffa. Adesso, la Corte d’Appello ha disposto il rinvio a giudizio per Marta Massaioli e altri dieci imputati, tra cui galleristi e collezionisti coinvolti nella vendita delle opere contestate.

Il tribunale ha riconosciuto la sussistenza del reato associativo e ha accolto la proposta di contestare una recidiva a carico dell’ex compagna dell’artista, legata a un tentato furto di cinque confezioni di crema sottratte nel 2001 in un supermercato. Questo ha permesso di annullare la prescrizione per i reati di ricettazione e truffa.

La prima udienza è fissata per il 9 ottobre 2025. In aula si dovrà stabilire se le opere lasciate dall’artista scomparso nel 1998 alla sua allora compagna e assistente, circa un centinaio, siano autentiche o falsificate. Se venissero riconosciute come copie, si aprirebbe un problema rilevante, come sottolineato dall’avvocato Matteo Mangia, difensore di Massaioli: «In ballo c’è il destino di De Dominicis, con il valore artistico ed economico dei suoi lavori». Infatti, qualora le opere fossero dichiarate false, verrebbero distrutte.

L’Archivio De Dominicis ha accolto con favore il rinvio a giudizio, ribadendo la necessità di proteggere l’eredità artistica dell’artista e di evitare la proliferazione di opere dubbie. Al contrario, la Fondazione Archivio Gino De Dominicis ha definito la decisione «Un attacco strumentale» per escludere un’intera parte della produzione dell’artista dal mercato.

Implicazioni per il mercato dell’arte

L’incertezza sull’autenticità delle opere ha avuto un impatto significativo sulle vendite di De Dominicis. «Siamo in un limbo… le opere di De Dominicis sono ormai quasi impossibili da vendere», dichiarava il gallerista Claudio Poleschi già nel 2019. I collezionisti sono riluttanti ad acquistare opere dell’artista, temendo future contestazioni legali. Alcuni galleristi hanno parlato di una «Paralisi del mercato», con prezzi fluttuanti e un clima di incertezza che rende difficile ogni transazione.

La rettifica dell’Archivio Gino de Dominicis

Riceviamo e pubblichiamo per intero la rettifica dell’Archivio Gino de Dominicis Foligno:

1. In un giudizio introdotto da Paola De Dominicis contro la “Fondazione Gino de Dominicis” detta anche Fondazione Archivio Gino deDominicis”, del suo Presidente Vittorio Sgarbi e del Vice Presidente Marta Massaioli, il Tribunale Civile di Roma ha dichiarato illegittimo l’utilizzo del nome Gino De Dominicis, quale identificativo dell’ente denominato “Fondazione Gino De Dominicis” o “Fondazione Archivio Gino De Dominicis” e ha inibito ai medesimi l’ulteriore utilizzo del medesimo nome quale denominazione dell’ente, quale intestazione di pagine web e video, nell’indirizzo e nelle caselle di posta elettronica e nel sito web ad essi riferito; ha condannato a risarcire all’attrice il danno non patrimoniale conseguente all’indebito utilizzo del nome , liquidato in via equitativa in € 20.000,00;

ha disposto la pubblicazione della sentenza sul quotidiano “Il Corriere della Sera”; ha condannato i convenuti in solido a corrispondere all’attrice la somma di € 5.000,00 per ogni violazione, inosservanza o ritardo nell’esecuzione dei punti che precedono;

ha rigettato ogni diversa domanda; ha condannato i convenuti a rifondere all’attrice le spese di giudizio.

2.La Corte di Appello di Roma ha rigettato l’appello, confermato la suddetta sentenza appellata e ha condannato l’appellante alla refusione in favore della parte civile De Dominicis Paola delle competenze del grado.

Sentenze passate in giudicate in data 28/12/2023.

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