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Fari e torri del fuoco segreto. Il progetto che riscopre le radici della Puglia attraverso l’arte
Arte contemporanea
La riscoperta delle proprie radici e del territorio sono tra gli impulsi che hanno condotto alla nascita di Fari e torri del fuoco segreto, il progetto a cura di Christian Caliandro e Nicola Zito, supportato dalla Fondazione Pino Pascali e dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, nell’ambito del programma di Cooperazione Territoriale Europea Interreg CoHeN – Costal Heritage Network. Il titolo prende ispirazione dal concetto di «fuoco segreto» di J. R. R. Tolkien che, nel romanzo Silmarillion (1977), allude allo spirito divino che dona agli esseri viventi di Arda l’abilità di pensare e provare sensazioni.
Le figure protagoniste degli interventi sono: Gea Casolaro per Molfetta, Serena Fineschi per Vieste, Claudia Giannuli per Ugento, Francesco Lauretta per Bari, Isabella Mongelli per Otranto, e Virginia Zanetti per Margherita di Savoia. Ognuno degli artisti si focalizza sul valorizzare le architetture costiere della regione. Attraverso opere site-specific, l’idea è di entrare in contatto con la geografia del luogo. Infatti, tramite pittura, installazione, video e performance l’obiettivo è quello di rispolverare usi e tradizioni per dare nuova vita ai beni culturali.
L’inaugurazione di Fari e torri del fuoco a Margherita di Savoia
A dare il via al progetto, il 21 ottobre alle ore 12, è La danza del sale dell’artista Virginia Zanetti. Interagendo con oggetti materiali e immateriali, l’intervento site-specific esplora a ritroso le tecniche di estrazione del sale e i metodi di comunicazione degli abitanti di Margherita di Savoia. Il fulcro dell’installazione è la Torre Pietra, un edificio costiero cinquecentesco che svolgeva diverse funzioni tra cui il controllo dei veicoli provenienti dal mare e la gestione del lago Salpi, situato nelle vicinanze.
Attorno a essa l’idea di Zanetti, che prevede sette sculture di sale di dimensioni variabili riferite ad altrettante simbologie del luogo che riguardano le diverse sfere sociali: storia, cultura e religione. In quest’ottica, l’idea è quella di dimostrare che, nonostante le azioni invasive dell’essere umano, l’ultima parola spetta alla Natura. Le saline, all’interno delle quali prende vita l’opera, si riappropriano pian piano delle sette sculture attraverso la cristallizzazione, andando a sottolineare il carattere precario di tutto ciò che è artificiale.
A seguire, le performance ideate dalla coreografa e danzatrice M^ Teta Lonigro, che è entrata in contatto con gli abitanti di Margherita di Savoia. Seguendo e studiando le azioni dei salinieri, i performer danzano recuperando gesti e movimenti. Parte dell’idea è espressa nei pressi dell’installazione, che mira a ricreare e valorizzare la memoria collettiva del luogo, invitando il pubblico a interagire. I performer coinvolti sono, oltre a M^ Teta Lonigro, Giuseppe Castiglione, Maria Marrano, Maddalena Gorgoglione, Laura Graziano, Michele Quarto, Raffaele Valerio, Virginia Zanetti.
Altre informazioni sul sito della Fondazione Pino Pascali.