Due giorni di convegno in piena estate, dal 9 al 10 luglio, con ospiti internazionali per discutere di un argomento di grande interesse e dalle molteplici declinazioni. Gli interventi, tra i vari in programma, riguarderanno la bellezza e l’essenza delle cose (Italo Tavolato), l’accordo tra impeto dionisiaco e sensibilità apollinea (Giovanni Porzio), l’importanza delle tecnologie più avanzate (Filippo Tommaso Marinetti), le leggi sulle bellezze naturali (Luigi Parpagliolo). Potrebbe sembrare quasi una notizia di oggi ma era la bella stagione del 1922, vissuta a Capri, contesto nel quale si svolse il primo Convegno sul Paesaggio, promosso da Edwin Cerio, ingegnere, scrittore, naturalista, sindaco dell’isola più unica che rara. Sarà perché certi sentimenti rimangono identici nella sostanza ma trovano sempre il modo di cambiare forma, spingendo al rinnovamento. Così è la percezione del paesaggio, sfumata tra migliaia di sensazioni che variano a seconda delle ore o addirittura dei minuti. Questa parola complessa, prospettica e indeterminata a dispetto della definizione, è al centro del Festival curato da Arianna Rosica e Gianluca Riccio, arrivato quest’anno, nel centenario di quello storico convegno, alla sesta edizione.
“Aria di Capri” ne è il titolo, che richiama il libro pubblicato da Cerio nel 1927, in cui l’isola appare, appunto, come una suggestione indefinita, shakespeariana, rimodellata dalle parole che la descrivono, ogni volta sempre uguali e sempre diverse. E nel caso del Festival del Paesaggio, a ricostruire e decostruire questa elaborazione mentale sono le opere d’arte contemporanea di Patrick Tuttofuoco, Valerie Krause, Henrik Hakansson, Ilya e Emilia Kabakov, Marinella Senatore, in un percorso che si snoda attraverso gli spazi di Villa San Michele ad Anacapri, una volta cappella risalente al X secolo, quindi dimora del fortunato medico svedese Axel Munthe e oggi casa-museo, inserita nell’associazione dei Grandi Giardini Italiani. Il Festival del Paesaggio 2022 vede inoltre la partecipazione di Anna Franceschini, coinvolta per la seconda edizione del progetto pubblico “Manifesto”.
«“Aria di Capri” infatti, piuttosto che esaltare gli stereotipi isolani più usurati, è un invito a osservare il paesaggio che ci circonda da prospettive inedite e ad abitare la realtà fuori da una prospettiva rigidamente antropocentrica», spiegano gli organizzatori. «Proprio tale spinta, così viva nel pensiero di Cerio, a sfuggire i luoghi comuni della cultura paesaggista, a oltrepassare i parametri abituali legati alla percezione e alla rappresentazione della realtà e a rinsaldare il legame tra creazione artistica e mondo naturale, è il filo conduttore che attraversa le diverse opere site-specific realizzate dagli artisti invitati». Sulla facciata esterna, la scultura luminosa di Patrick Tuttofuoco, nel chiostro interno, la scultura pavimentale di Valerie Krause e la tela monocroma di Henrik Hakansson, nella piccola Cappella immersa nel giardino della Villa, l’installazione The observer di Ilya e Emilia Kabakov, nella chiesa, il video The School of Narrative Dance – Ongoing Documentary, di Marinella Senatore.
«Di fronte a una realtà attraversata da conflitti e crisi ambientali, sociali e politiche epocali – affermano i due direttori artistici del Festival e curatori della mostra, Rosica e Riccio – le immagini che i diversi artisti protagonisti di questa sesta edizione del Festival del Paesaggio ci rilasciano, appaiono governate da un mutamento di approccio verso il paesaggio umano e ambientale che ci circonda; portatrici di un’altra ottica che, alla pesantezza del mondo odierno, oppone non tanto la spinta alla fuga nei territori dell’irrazionale e dell’onirico, quanto invece il senso di una logica rovesciata: come quella espressa nella leggerezza del gesto di due mani intrecciate che allude al volo di un uccello nell’opera Bird di Patrick Tuttofuoco, o come il tentativo di verifica della relazione possibile tra creazione artistica e dimensione naturale esercitato dal grande Butterfly painting di Henrik Hakansson, o ancora come nell’incontro speculare e ribaltato tra forme paesaggistiche e spazio geometricamente definito che s’instaura nelle sculture specchianti e cementizie O. T. 2022 di Valerie Krause, che alludono all’arte come a un linguaggio utile a ricomporre in un nuovo ordine ciò che ci appare disgregato e frammentato o come nel progetto d’incontro tra tradizioni popolari, comunità locali e dimensione performativa collettiva alla base della ricerca di Marinella Senatore. In fondo, come sembra dirci l’opera di Ilya e Emilia Kabakov, si tratta di saper ancora rintracciare, attraverso uno spiraglio o uno sguardo puntato da lontano, il meraviglioso che alberga nel quotidiano e restituire all’osservatore il miracolo dell’apparizione».
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