A Firenze, Eterotopie Dissidenti è un nuovo progetto di residenza artistica attivo dal 22 settembre, al terzo piano dell’Hotel Torre Guelfa, attualmente chiuso a causa del Covid-19. L’idea di questa fucina inclusiva nasce da Corso Zucconi, Asia Neri e Gianluca Braccini, insieme a un collettivo di giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti fiorentina.
Al momento, oltre ai tanti collaboratori che lavorano a progetti inediti, la residenza ospita sette artisti: Gianluca Braccini, Lilia Garifullina, Laura Manetti, Jonathan Soliman, Christina P. Olvera, Rocco Gurrieri e Irene Montini. A poco più di un mese dall’inizio di questa nuova avventura, e con diversi atti artistici già realizzati, ne abbiamo parlato con i fondatori e con gli artisti.
«Nell’intorno il vero è un momento del falso: nella nostra esistenza nell’intorno ci proponiamo come portatori di falsità», dal Manifesto di Eterotopie Dissidenti.
Eterotopie Dissidenti è un nome che richiama molte realtà poliedriche, come nasce il vostro progetto e come si contestualizza in una città come Firenze?
«Il concepimento del nostro collettivo si insinua nella scena urbana vestendosi di provocazione e divenendo paradosso stesso degli ambienti che riteniamo non appartenerci. Firenze non è un luogo in cui portare bellezza, è una città che deve aprirsi e comunicare con una bellezza altra, che è quella della sperimentazione e del dialogo continuo con lo spazio urbano. Ogni artista indaga su questa conversazione continua in modo molto personale, ma il terreno comune sul quale le varie individualità si formano e lavorano è quello di uno scenario da espandere, scuotere e rianimare.
L’isolamento causato dal Covid-19 ha avviato una progressiva frammentazione della nostra società: il nostro tentativo è quello di ricostruire una comunità artistica estesa, aperta al contesto circostante.
La Residenza d’artista è il primo progetto che ha abitato il terzo piano dell’Hotel Torre Guelfa per restituire una arma mentis del tutto inedita per questo luogo, solitamente vissuto da turisti o visitatori. La nostra realtà nasce da una duplice esigenza: divenire rete che permetta agli individui interessati di costruirsi una propria trama di contatti, de-etichettare la tradizionale classificazione che delimita e confina le diverse espressività artistiche, rendendo fertile la conoscenza e la collaborazione tra queste varie attività».
Raccontateci un vostro atto performativo realizzato in questo primo periodo di residenza.
«Trame Urbane è un progetto di installazioni diffuse importate nel tessuto cittadino. Attraverso reti di filo rosso intrecciamo architetture e opere della città: i fili sospendono composizioni di scrittura e disegno che, entrando in dialogo con lo scenario urbano, restituiscono ai cittadini una situazione inedita di fruizione e partecipazione all’installazione.
Il primo atto di Trame Urbane è legato all’opera Wolves Coming di Liu Ruowang, in piazza Santissima Annunziata a Firenze, realizzato fra il 19 e il 20 ottobre. Abbiamo risposto con un’azione artistica collaborativa e rispettosa all’invito lanciato dall’artista a interagire con la sua opera: “I visitatori che vengono qui ad ammirare le mie opere d’arte possono interagire con i lupi come vogliono”.
Il secondo atto di Trame Urbane ha invece avuto luogo sul ponte Amerigo Vespucci, uno dei ponti sospesi più moderni di Firenze, leggero e volatile come un tessuto teso tra le due sponde. Un sipario di Filo Rosso, non unito ma frammentato, fluisce dalla balaustra sul lato che guarda la Pescaia di Santa Rosa. All’estremità inferiore di ogni filo troviamo gli elaborati composti dal nostro collettivo: poesie di varie menti, illustrate da diverse mani. Non tutti i capi presentano lavori finiti, alcuni offrono un foglio bianco e una matita. Questo è un invito rivolto all’osservatore di partecipare alla creazione dell’opera».
Progetti futuri in cantiere?
«Tutti i nostri progetti si inseriscono in un macro-progetto di tessitura che lega artisti, fruitori e contesto urbano. Dal 6 novembre abbiamo inaugurato un nuovo format dal titolo Paesaggi Sonori: live streaming di musicisti della scena fiorentina.
Al momento stiamo lavorando sull’apertura di un cantiere-rivista: una finestra cartacea e online che racconti la nostra realtà. Gli artisti ed i membri interni di Eterotopie sono attualmente impegnati nella realizzazione di video-esperimenti in un altro edificio storico della città che dia luogo a una mescolanza di espressioni artistiche. Altre proposte inedite si inseriscono nel progetto di riapertura dello spazio, che si propone di divenire luogo ancor più inclusivo e fluido attraverso una programmazione densa di laboratori, workshop e appuntamenti performativi volti all’attuazione di quella totale compartecipazione di cui ci siamo resi promotori e tessitori».
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