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A Flavio Favelli il Premio Michetti 74: tutti i vincitori, le menzioni, le novità
Arte contemporanea
È Flavio Favelli con l’opera Profondo Viola il vincitore dell’edizione 74 del Premio Michetti, dal titolo Libertà di avere tre idee contrastanti. La mostra è aperta fino al primo ottobre a Francavilla al Mare, a Palazzo San Domenico. Patrizia Sandretto, presidente della giuria del Premio Michetti 74, acquisterà un’opera di Sabrina Mezzaqui, menzione speciale della giuria, per donarla alla Fondazione Michetti.
La Giuria del Premio Michetti 2023 ha assegnato anche il Premio Michetti Giovani al quale hanno partecipato cinque studenti dell’Accademia di Belle Arti L’Aquila, esito di una selezione che ha visto l’inedita collaborazione della Fondazione Michetti con l’Accademia, la Direzione Regionale Musei Abruzzo del Ministero della Cultura e la Fondazione MAXXI. Vincitrice del Michetti Giovani è Gaia Liberatore, con l’opera Studi. Tante le novità di questa 74ma edizione del Premio Michetti. Per saperne di più abbiamo intervistato il suo curatore, Costantino D’Orazio.
Da statuto della Fondazione Michetti, la missione del Premio è quella di riflettere sulla pittura. Tuttavia, alcune precedenti edizioni del Premio sembrano essersene discostate alquanto dalla pittura. Qual è la tua interpretazione della missione del Premio?
«Nel rispetto dello statuto, ho invitato gli artisti a riflettere sull’identità del “quadro”, sul fascino irresistibile che esercita da sempre, sulla sua imprescindibile presenza nella ricerca di qualsiasi artista, anche se non esercita la pittura. Jannis Kounellis ha sempre voluto chiamarsi “pittore”, Mario Merz è tornato continuamente alla pittura, pur sperimentando l’installazione. Credo sia giusto oggi interrogarsi sul ruolo del quadro, senza demonizzarlo, ma piuttosto raccogliendo quanto di importante ha ancora da dirci.
Pietroniro ha realizzato un wall drawing, portando il quadro a modificare lo spazio, Puppi ha realizzato un video dall’inquietante staticità che ricorda tante Tempeste dipinte nel passato, Spaziani ha esteso la pittura sulle pareti di Casa d’Annunzio per produrre un nuovo ambiente intimo e per nulla retorico, Ruffo ha trasformato una parete in una giungla di idee, Sassolino ha prodotto un quadro di vetro, intervenendo sulla lastra fino al momento immediatamente precedente la sua distruzione, Rabbia ha introdotto all’interno del Museo Michetti le sue forme tra figure umane e presenze oniriche, Mezzaqui ha lavorato sui mosaici di Villa Adriana, proponendo un viaggio nel tempo.
Favelli ha dimostrato come la pittura può seguire percorsi inaspettati, come quelli dei segni prodotti dal sole su una tenda esposta alla luce naturale per trent’anni, Vascellari ha realizzato un video potente, in cui si immerge nella natura delle montagne e ne diventa lui stesso un elemento, Sissi ha dipinto con le sue mani delle spine dorsali a metà tra elementi anatomici e forme botaniche».
Quali sono le novità di questa edizione?
«Sono molte. Prima di tutto, la mostra dura molto di più: chiuderà l’1 ottobre per poter coinvolgere anche le scuole al loro rientro. Ringrazio molto la Fondazione Michetti per aver accettato di estendere la sua apertura. E poi, senza dubbio, la grande novità è il ritorno del Michetti Giovani».
Mi colpisce molto positivamente le sezione che hai voluto dedicata agli artisti emergenti, che si colloca nell’ambito della collaborazione con l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila e un progetto di mostre diffuse. Come mai questa novità assoluta e quali sono le sedi coinvolte?
«Il Michetti Giovani negli anni Sessanta e Settanta ha visto la partecipazione di esordienti d’eccezione: Kounellis, Paolini, Spalletti, Mattiacci, Patella…sono tantissimi i maestri passati per Francavilla al mare. Era giusto riproporlo, dopo tanto tempo. Grazie alla collaborazione con l’Accademia, con la Direzione Regionale Musei Abruzzo e con il MAXXI L’Aquila abbiamo selezionato cinque studenti dell’ultimo anno che hanno presentato un loro intervento presso cinque sedi museali della regione: oltre al MAXXI, abbiamo coinvolto la Casa Natale di D’Annunzio (Pescara), il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo a Villa Frigerj (Chieti), il Teatro di Amiternum (L’Aquila), il Refettorio dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone (Sulmona). Margherita Callà, Elena Cilli, Gaia Liberatore, Ferdinando Mazzitelli e Susanna Sforza hanno esposto a Giugno in quei luoghi e adesso sono presenti al Museo Michetti, accanto ai loro colleghi più maturi. Credo che per loro sia un’opportunità straordinaria di crescita e visibilità».
Qual è, a tuo avviso, la stato dell’arte del contemporaneo in Abruzzo? Quali sono i suoi punti di forza e i suoi punti deboli?
«In Abruzzo ci sono realtà davvero interessanti, come il collettivo SenzaBagno, basato a Pescara, e sono cresciuti curatori di grande qualità, come Simone Ciglia, che in questi giorni cura una bella mostra presso la Fondazione La Rocca.
In questi ultimi anni sono nate realtà museali notevoli, come l’IMAGO Museum o il CLAPS, dedicato al fumetto, senza trascurare il Museo dell’Ottocento, promosso da Venceslao di Persio e Rosanna Pallotta. Correndo il rischio di dimenticare molte altre belle realtà, cito la Fondazione Menegaz di Castelbasso, la Fondazione No Man’s Land di Loreto Aprutino, sul fronte privato le attività di Paola Capata a Pereto e l’esperienza consolidata di Benedetta Spalletti a Pescara. Prossimamente il territorio offrirà anche delle belle novità.
Insomma, mi pare una scena estremamente vivace! Credo che queste proposte possano e debbano stimolare la nascita di una nuova generazione di artisti che, sono sicuro, saprà conquistare anche un palcoscenico nazionale e internazionale. Lavorando in Abruzzo, ho capito che la regione è proiettata in modo deciso verso un luminoso futuro dove sarebbe necessario un maggiore coinvolgimento degli enti locali, ancora poco partecipi attraverso finanziamenti e interventi concreti. Ma il Premio Michetti di quest’anno penso potrà suscitare un grande interesse anche nelle istituzioni, oltre che nel pubblico».