L’artista e coreografa viennese Florentina Holzinger, classe 1986, è stata scelta per rappresentare l’Austria alla Biennale di Venezia del 2026: il suo progetto per il Padiglione ai Giardini promette di spingersi oltre i limiti della performance contemporanea. Curata da Nora-Swantje Almes, responsabile del programma dal vivo e della divulgazione presso il Gropius Bau di Berlino, la mostra si annuncia come un’esplorazione radicale dell’interazione tra corpo, natura e tecnologia.
Il progetto, dal titolo provvisorio Seaworld Venice, uscirà dagli spazi canonici dei Giardini della Biennale, per diffondersi in azioni site specific disseminate nella città lagunare. Questo approccio si inserisce nel ciclo di performance sperimentali che Holzinger porta avanti dal 2020, sotto il titolo di Études. Emblematico è Harbour Etude del 2024, commissionato dalla Kunsthall di Bergen, in Norvegia, e svoltosi nello spazio del porto cittadino, con il coinvolgimento di una gru e di un elicottero.
Enfant terribile dell’arte, Holzinger non teme la provocazione. Le radici delle sue opere, che prevedono un uso estremo del corpo, possono rintracciarsi nella body art femminista e nell’Azionismo viennese. Sempre nel 2024, ha fatto discutere un’altra sua opera, Sancta, un audace remake della Sancta Susanna del compositore espressionista Paul Hindemith (1921), messa in scena all’Opera di Stoccarda. Tra scene di sesso esplicito, ferite reali e suore nude sui pattini, la performance ha messo a dura prova il pubblico, causando nausea e shock in alcuni spettatori.
La scelta di Holzinger appare oggi quanto mai significativa. In un contesto politico austriaco potenzialmente segnato dall’ascesa del partito di estrema destra FPÖ, l’artista ha dichiarato di voler assumere con determinazione la responsabilità di rappresentare il proprio Paese. «Preferisco cercare il dialogo e il confronto piuttosto che scappare», ha affermato l’artista.
Il progetto di Florentina Holzinger per il Padiglione dell’Austria alla Biennale d’arte 2026 – che sarà curata dalla camerunense-svizzera Koyo Kouoh – si preannuncia come una intensa indagine sull’acqua, elemento simbolico per Venezia, e sulla sua interazione con il corpo e la tecnologia. La giuria che ha selezionato la sua proposta ha elogiato la capacità dell’artista di affrontare temi cruciali come la gestione delle risorse naturali e la standardizzazione delle esperienze fisiche. Elementi che dialogano con la tradizione trasgressiva dell’arte austriaca, richiamando le azioni estreme di figure come Hermann Nitsch, Otto Mühl e Günter Brus.
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